Thom Yorke, Jonny Greenwood e Tom Skinner: The Smile
A proposito di "A Light for Attracting Attention"
di Luigi Ippoliti / 18 maggio 2022
Thom Yorke e Jonny Greenwood decidono di tirare su un progetto che è altro dai Radiohead. Un’idea avuta pare nel periodo attorno al concerto oramai mitologico dei due nel 2017 a Macerata. Decidono allora di portarsi appresso il batterista dei Sons of Kemet, Tom Skinner.
Il nome che danno a questa nuova creatura rimanda a un concetto semplice, iper-riconoscibile, ma che fin da subito suona in qualche modo sinistro. Il sorriso, espressione del volto umano, ma anche la sua rappresentazione stilizzata, lo smile. Giocano probabilmente pure con l’immaginario/tristezza attorno ai Radiohead. Decidono di scrivere un album dal nome evocativo “A Light for Attracting Attention” e la questione è capire che tipo di direzione possa prendere un lavoro del genere e che senso abbia.
Sono i Radiohead, non sono i Radiohead. I Radiohead sono finiti, no non lo sono. Quanto l’idea Radiohead può influenzare un progetto di due componenti dei Radiohead fuori dai Radiohed? Sappiamo che entrambi hanno carriere soliste separate, ma insieme?
Ciò che emerge, ed è l’aspetto più immediato che ti travolge ascoltando l’album, è sicuramente la grande necessità artistica alla base di tutto che doveva essere tirata fuori in qualche modo. Al di là del paragone necessario con i Radiohead, che siano dentro o fuori ai Radiohead, Yorke e Greenwood hanno ancora cose da raccontare. Fame di raccontare, di cercare alternative. Nonostante la carriera, il tempo che passa. Vogliono ancora mettersi di traverso. È una necessità. Non si accontentano, non hanno risolto ancora nulla. Hanno la forza di farlo. Ancora.
Rispetto a A Moon Shaped Pool, che si distingueva per soluzioni intelligenti e finiva per essere un disco di grande classe, ma che in un certo modo ci raccontava qualcosa che – e non è per nulla scontato – potevamo aspettarci dai Radiohead, qui sorprende la facilità, e allo stesso tempo la complessità intrinseca, di come come i brani brillino e riverberino uno nell’altro. Di come abbiano le sembianze di quella necessità di un gruppo di artisti che per la prima volta si trova immerso in una piena creativa impossibile da arginare. E paradossalmente è una prima volta.
“A Light for Attracting Attention” può ricordare Hail to The Thief, non esteticamente, ma per il modo in cui procede, ma che rispetto all’album dei Radiohead dura esattamente quanto deve durare. Sembrano avere lo stesso respiro, declinato poi in altra forma. La voce di Thom Yorke si muove tra l’interpretazione e la sonorità che lo caratterizza da A Moon Shaped Pool e Anima (un falsetto esasperato, disperato) e alcuni spunti che possono ricordare certe suggestioni giovanili (e penso a “You Will Never Work In Television“, dove ci sono eco apparentemente inconciliabili con roba tipo “Stop Whispering” o “The Bends“).
L’esperienza oramai decennale di Greenwood da compositore, invece, permette di tacciare traiettorie all’interno dei brani di livello altissimo (“Open The Flootgates”, “Free in The Knowledge”) che sono dei piccoli capolavori d’ambiente cinematografico. E in generale, spesso, la dimensione emotiva viene amplificata ed enfatizzata dalle sue orchestrazioni.
L’esperienza jazzistica di un batterista come Skinner e la tipologia di ritmica che immagina, accoglie con grande sensibilità le soluzioni degli intrecci ritmici e armonici (l’entrata in “Weaving A White Flag” è emblematica). Il suo tocco, che muta brano dopo brano, silenzioso, dona all’album un’ulteriore dimensione di purezza.
“A Light for Attracting Attention” è un lavoro lungo e non immediato. Tredici canzoni, quasi un’ora di ascolto. Ci sono brani che sono tipiche ballate radioheadiane (“Free in The Knowledge“/”Fake Plastic Trees“, “Open The Floodgates“/”Daydreaming“), brani cupi caratteristici dell’estetica Radiohead (“The Same“/”Like Spinning Plates“), momenti che si muovono su altezze post-punk (“You Will Never Work in Television Again“, “We Don’t Know What Tomorrow Brings“), e brani che escono completamente dagli schemi (“Thin Thing” starebbe bene come colonna sonora in un poliziottesco e “Weaving A White Flag” sembra scritta in collaborazione con i Goblin): c’è inventiva, genialità, cuore. “A Light for Attracting Attention” è un grande album.
LA CRITICA
Thom Yorke e Jonny Greenwood, insieme a Tom Skinner, si confermano dei giganti. I The Smile sono un grande progetto, “A Light for Attracting Attention” è un grande album.
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