“La gemella H” di Giorgio Falco
di Anna Quatraro / 22 luglio 2014
Al centro della trama del romanzo La gemella H (Einaudi Stile Libero, 2014), di Giorgio Falco, c’è lo sguardo bifronte e sfaccettato delle gemelle Hilde e Helga. Il gioco del cliché è condotto in una narrazione abilmente alternata, che tratteggia la condivisione dei primi ricordi fin dalle prime pagine, macchiate del dolce sapore dello strudel.
Nei primi anni trenta, Hans Hinner, un buon padre di famiglia, compie il proprio dovere con sforzi esemplari, per garantire un benessere economico alle figlie, che studieranno in Svizzera. Il regime incide sulla mentalità di Hinner, che sempre più convinto dei vantaggi offerti dal Nazismo si impegna nella propaganda del giornale su cui scrive, costruendo un sostrato di opinioni funzionali al Reich. A mano a mano, Hinner abdica alla propria funzione critica e alla responsabilità di coscienza per raccogliere le responsabilità che il regime gli domanda, fino ad adempiere come organo di stampa una funzione di propaganda senza alternative.
Con uno studio dettagliato, Falco mostra la sottile prepotenza del regime, la forza vertiginosa con cui Hinner cede alle lusinghe di Hitler, senza alcuna resistenza personale, o slancio critico. Sono gli affetti, sono le circostanze a trasportare Hinner in una discesa morale inquietante per la totale assenza di ripensamenti e di dubbi. Hinner subisce la storia, ma al contempo è convinto di essere fra i fautori del destino della Germania.
La furia borghese, l’imporsi di un benessere graduale e incontenibile, i beni che sopraffanno i momenti di tempo libero sono cartoline ampliate dal tempo cheto, brulicante di innovazioni e leggere speranze degli anni cinquanta: il benessere è semplice, è funzionale a colmare il vuoto creato dal conflitto. Hilde e Helga sono a Milano Marittima, dove il padre ha messo su un albergo. Si conferma la diversità dei modi delle gemelle, Hilde restia ad accettare il lavoro presso l’albergo, Helga felice di sposare un cameriere ambizioso e contento di poter migliorare la propria condizione. La povertà sembra essere una delle madri dell’amore che sboccia nella coppia. Mentre per Helga e il marito l’albergo è la condizione necessaria per la salute e la spensieratezza, per Hilde è un limbo, che la custodisce rispetto al mondo. Annoiata, incompresa, stanca della confezione, la sola evasione che si permette è la lettura dei titoli dei giornali, protesa a misurare l’imponderabile delle stagioni. Succedono altre cose. La liaison con un chirurgo malato dalla presunzione di poter offrire l’elisir di giovinezza alla moglie. Anche se ancora “inappetente”, Hilde si rincuora. La malinconia si tinge di attesa. Helga è mondana, ambisce a un figlio. La psicologia di entrambe le gemelle è definita con tratti precisi, minimi. Due modi complementari di infilarsi dentro la storia familiare. Helga si impone, Hilde resta a guardare. Una raggiante, l’altra indifesa. O forse è solo una lettura superficiale. Helga sa stare al canovaccio che il padre ha scritto per entrambe e fa anche per la sorella. Hilde, non si sa dove stia. Dove abiti. È una donnetta pavesiana, nella bella estate.
Solo gli oggetti vivono una vita placida e composta. Hilde è sensibile verso gli animali e le creature non viventi. Il tempo non ha pietà e sbiadisce tutto, anche la silenziosa disperazione di Hilde, traghettata negli anni settanta e ottanta verso l’amore clandestino con un chirurgo senza scrupoli.
Hilde è lucida, impaziente di ricompensare il ciclo delle lune tristi. Helga non sa che cosa importi alla sorella, ammesso che le importi qualcosa. Stasi. Tempo vasto. Tempo vissuto. È come leggere un discorso sul metodo denso di affetti, di attenzioni rivolte al dettaglio. Lo sguardo di Falco è sempre franco, leggero e sa scavare dentro le contraddizioni delle due gemelle. Nello spaesamento di Hilde e nella mondanità composta di Helga.
Senza una conclusione netta, La gemella H si apre al giudizio del lettore nei confronti del declino, una ferita che attraversa il Novecento tutto di un fiato. E si propaga, secondo ricorsi storici nelle vite delle sorelle, quasi che le colpe si dovessero sgretolare, come una montagna che frana silenziosa e lascia un gusto amaro, ma vero della difficoltà di arginare le derive storiche.
(Giorgio Falco, La gemella H, Einaudi Stile Libero, 2014, pp. 360, euro 18,50)
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