“The Walk” di Robert Zemeckis
La storia vera di una folle impresa
di Francesco Vannutelli / 19 ottobre 2015
Sette anni dopo, il funambolo francese Philippe Petit torna all’Auditorium con la storia della sua impresa più celebre. Nel 2008 era stato Man on Wire di James Marsh a conquistare il pubblico romano prima di arrivare ad aggiudicarsi l’Oscar per il miglior documentario, oltre a tanti altri premi. Quest’anno è Robert Zemeckis a raccontare in un film la storia vera di una delle imprese più impensabili dell’essere umano, un atto di coraggiosa follia che ha cambiato la geografia di una città. Una passeggiata, The Walk come dice il titolo, solo che è stata fatta su un cavo di acciaio teso a più di quattrocento metri d’altezza, da una all’altra delle due Torri Gemelle del World Trade Center, senza nessun cavo di sicurezza.
The Walk racconta la storia vera dell’impresa compiuta dal funambolo Philippe Petit il 7 agosto 1974 quando riuscì a spostarsi da una all’altra delle due torri camminando su una fune tirata tra i tetti delle Twin Towers, centodieci piani l’una, inaugurate poco più di due anni prima e non ancora completamente aperte al pubblico. Petit riuscì nella passeggiata intrufolandosi di notte sul tetto seguendo un piano a cui aveva iniziato a lavorare anni prima, quando aveva letto nella sala d’aspetto di un dentista la notizia della costruzione dei grattacieli. Petit aveva ventiquattro anni. Da bambino aveva deciso che sarebbe diventato un funambolo e aveva iniziato a studiare per conto suo, fino a cominciare a esibirsi per strada, a Parigi, per pochi spicci. Alla ricerca di un’impresa sempre più grande, aveva già camminato tra le torri di Notre Dame ed era già stato arrestato, ma non ha mai lasciato perdere il suo sogno, quello di camminare su una corda tesa tra i due edifici più alti al mondo.
Il cinema di Robert Zemeckis, da sempre, si trova molto più a suo agio con le immagini che con le parole. È un regista che ha fatto la sua fortuna con l’innovazione visiva, da Chi ha incastrato Roger Rabbit? fino ai più recenti esperimenti di in CGI Polar Express, La leggenda di Beowulf e A Christmas Carol. Non che siano mancati titoli dall’approccio più classico che sono considerati comunque dei capolavori (uno su tutti, Forrest Gump), ma vedendo i suoi film sembra evidente che Zemeckis si trovi molto più a suo agio con il lato spettacolare dell’intrattenimento che con quello più riflessivo. The Walk lo conferma. Scritto dal regista con Christopher Browne, questo racconto della storia vera di Petit si affida sin dall’apertura a un impianto che rimanda allo spettacolo circense, con Petit interpretato da Joseph Gordon-Levitt che presenta al pubblico la storia del progetto. È una voce fuori campo ridondante, che si limita a ripetere quello che già si vede, che serve solo a dare all’intero film un tono tra l’ironico e il sornione che può anche allontanare lo spettatore. Non c’è molto spazio, quindi, per una problematizzazione degli aspetti psicologici di Petit, del perché della sua ossessione, o della dicotomia costante tra vita e morte che pure viene posta come una delle possibili chiavi del film sin dalle prime scene.
Aggiungiamoci che sul piano visivo, la scelta per un 3D radicale supportato da una computer grafica insistente nella prima parte può risultare a dir poco straniante, ma tutto è funzionale allo spettacolo che nel film coincide con la preparazione e l’attuazione del folle piano. È nella parte finale che The Walk diventa un grande film, emozionante, spettacolare, da brividi. Allora sì, il 3D diventa uno strumento potentissimo per costruire il vuoto in cui galleggia Petit, per dare tutta la profondità del nulla di quattrocento metri che rimane in agguato sotto di lui. A guardare quelle scene ci si dimentica tutto – gli effetti speciali, le situazioni stereotipate, un gabbiano impresentabile – e si rimane a bocca aperta come davanti alla vera impresa di Petit.
Probabilmente, la parte più difficile di The Walk non è stata quella tecnica di girare in un set inesistente (ormai è prassi a Hollywood, non esiste praticamente più un fondale che non sia aggiunto in computer grafica) quanto andare a ricostruire le Torri Gemelle e rischiare di grattare una cicatrice ancora troppo fresca per essere dimenticata. Quel filo teso tra i due grattacieli porta indietro a quando c’erano ancora due palazzi gemelli a dominare New York. Non è un argomento di cui al cinema si ha il coraggio di parlare spesso. Robert Zemeckis è riuscito a trovare la nota giusta di affettuosa e sofferente nostalgia.
(The Walk, di Robert Zemeckis, 2015, commedia, 125’)
LA CRITICA
Robert Zemeckis riesce a tenere lo spettatore sul filo teso tra le Torri Gemelle insieme al suo Philippe Petit in un film che è un’ode alla follia e al coraggio di rischiare.
Comments