“Maximilian” di Max Gazzè
Dopo i successi del trio FSG, Max Gazzè torna con un nuovo album
di Tommaso Di Felice / 16 novembre 2015
Non ho mai preso molto in considerazione la musica di Max Gazzè. Nel senso, mi sono sempre fermato al singolo, alla hit che scala con facilità le classifiche pop e che nel giro di due settimane sei costretto a sentire in macchina, nei negozi e anche nel bagno di casa: il tormentone che ti segue ovunque. Ho però sempre avuto una certa simpatia per questo “ragazzone” di quasi cinquant’anni, per le sue interviste brillanti e razionali, un volto buono e simpatico, familiare, due occhi tristi e quei baffoni anni Settanta. L’ho trattato, sbagliando, con superficialità. Anche perchè le amiche dei miei amici impazziscono per lui e a me questo fatto dava ai nervi, stupidamente. E invece? E invece Maximilian, l’ultimo lavoro di Max Gazzè, è un ottimo album.
Dopo aver pubblicato Il padrone della festa con Niccolò Fabi e Daniele Silvestri, esibendosi con loro in giro tra Italia ed Europa, l’artista romano torna sulle scene da solo con «questo quadro ricco di colori, eterogeneo», come lui stesso ha definito Maximilian, una sorta di alter ego . Le novità, rispetto a Sotto casa (2013), riguardano la ricerca di nuove sonorità: sintetizzatori e il tocco della new wave. Il tutto è stato masterizzato a New York da Chris Gehringer, mentre i testi sono stati scritti a quattro mani con il fratello Francesco.Per quanto riguarda le nuove sperimentazioni, troviamo questi due elementi in brani come “Mille volte ancora”, “Teresa” e “Un uomo diverso”, mentre i ritmi balcanici e il video di “La vita com’è” rompono gli schemi e ci parlano della separazione tra un uomo e una donna (un riferimento alla vita privata di Gazzè, separato da poco), in maniera anche scanzonata e non. Il filo conduttore dell’album è in sostanza questo, le relazioni umane in generale, le separazioni e le distanze, anche tra genitori e figli. Ma la parte migliore rimane il cantautorato e i brani più classici del repertorio di Max Gazzè: “Ti sembra normale” parla del non sentirsi accettati, inadatti e và contro la razionalità. I pezzi più riusciti sembrano essere “Sul fiume” e “Nulla”, testi di sostanza artistica notevole, cantautorato che si ispira senza dubbio a Battiato e a Guccini, ma anche la stessa “In Breve” sfiora i vertici della perfezione. Da citare inoltre “Disordine d’aprile”, brano scritto e cantato con Tommaso Di Giulio, giovane e carismatico artista romano. Molto, molto bene.
Maximilian è un contenitore di qualcosa di non ben definibile e che, nel complesso, convince. Le sperimentazioni musicali e l’elettronica non deludono e rappresentano un nuovo orizzonte, ma il cantautorato classico di Max Gazzè, la sua lentezza e le emozioni che regala rappresentano il vero punto di forza di questo disco.
LA CRITICA
Dopo il disco e il tour con Niccolò Fabi e Daniele Silvestri, Max Gazzè torna con un nuovo album e , tra sperimentazioni (già approfondite) e i classici lenti (vero marchio di fabbrica) preferiamo ancora i secondi.
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