“Mr Loverman”
di Bernardine Evaristo
Le affinità selettive di una coppia di anziani omosessuali caraibici nelle periferie di Londra
di Valentina Di Biase / 16 marzo 2016
Ci sono molti modi di indossare una maschera, ma quando nella vita sta per arrivare il momento di calare il sipario non tutti sono in grado di sostenerne il peso.
Barrington Jedidiah Walker è un estroso dandy settantaquattrenne originario di Antigua che da oltre quarant’anni vive nel sobborgo londinese di Hackney con la sua famiglia, la moglie Carmel, le due figlie Donna e Maxine e il nipote Daniel; ma Barrington è anche segretamente omosessuale e da sessant’anni porta avanti una relazione con il suo migliore amico d’infanzia Morris.
Apparentemente il quadretto familiare che Bernardine Evaristo ci presenta nel suo ultimo libro Mr Loverman (Playground, 2015) è non poco incline al grottesco, eppure ci accorgiamo già dalle prime tragicomiche pagine che ogni suo personaggio cova, dietro le quattro perbeniste mura domestiche, conflitti intimi ben più complessi.
Proteggersi in un luogo comune come il matrimonio è stato, sia per Barrington che per Morris, quasi un atto imposto, il male minore con cui convivere per evitare persecuzioni sia nel loro paese d’origine, dove ancora oggi l’omosessualità è un reato punibile con il carcere, sia in territorio inglese, reso ancora meno ospitale dall’“aggravante” razziale.
«La verità è che sono abituato a vivere nella prigione che mi sono costruito: giudice, secondino e compagno di cella».
D’altra parte la situazione di Carmel non è migliore: sposatasi troppo giovane con quello che considerava il miglior partito di Antigua, si è involontariamente condannata a una vita piena di indifferenza, accumulando negli anni rancori e frustrazioni verso un uomo estraneo ai suoi sentimenti ed esigenze, ingenuamente convinta di essersi messa in casa un dongiovanni da quattro soldi.
«Il mio letto gigantesco era stata una desolata terra di nessuno, il luogo della mia solitudine, e lo sconforto di una coppia che ha allenato i propri corpi a non sfiorarsi nel sonno».
Questo «sciocchezzaio matrimoniale» non può che trovare la sua naturale conclusione nel divorzio, ma abbattere le proprie gabbie mentali può rivelarsi molto più complicato di quanto si pensi.
In Mr Loverman, inoltre, la Evaristo affronta con intelligenza i temi sull’integrazione razziale, la famiglia, il sesso, il femminismo, la religione e si concede di ironizzare sulle storture e i cliché relativi all’omosessualità, facendo a pezzi i ben noti passi del Levitico durante un pranzo domenicale, mettendo a confronto generazioni gay pre e post rivolta di Stonewall e screditando l’idea comune di “checca” tutta gridolini e paillettes.
Non meno rilevante infine è la scelta del titolo del libro, che prende il nome dall’omonima canzone di Shabba Ranks – cantante reggae giamaicano conosciuto soprattutto per i suoi testi spiccatamente omofobi – a dimostrazione di come può essere blanda e opportunamente discutibile la dissociazione sessuale anche da parte degli stessi omosessuali. Barrington e Morris, infatti, scelgono proprio questo brano come sottofondo a uno dei loro tanti incontri passionali, e così facendo, ne neutralizzano il fattore discriminante “ridicolizzandone” i contenuti: ciò che resta di fatto è solo la musica.
Quel che ne viene fuori è un libro dalla comicità pungente ma che solleva, tra le altre, un’importante questione: siamo ben lontani dal considerare “normale” l’omosessualità e le unioni civili, poiché il contesto sociale in cui ci troviamo ci impone la cultura eterosessuale come unica condizione legittima, costringendo all’emarginazione o all’omologazione forzata chi non ne fa parte.
«In fondo tutti noi offriamo al mondo versioni accuratamente elaborate di noi stessi».
(Bernardine Evaristo, Mr Loverman, trad. di Alessandro Bocchi, Playground, 2015, pp. 299, euro 17,50)
LA CRITICA
Libro dell’anno 2013 per il The Observer e vincitore del Jerwood Fiction Uncovered Prize nel 2014, Mr Loverman è una storia sulle seconde possibilità, che pretende il suo lieto fine non importa a che età e quanto lontano bisogna andare per trovarlo.
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