“Suffragette” di Sarah Gavron
di Luca Silvestri / 19 marzo 2016
La storia del movimento che per primo in Inghilterra in Europa si battè per i diritti politici delle donne arriva al cinema con Suffragette e un grande cast al femminile che mette insieme Carey Mulligan, Helena Bonham Carter e Meryl Streep.
Maud Watts è una giovane donna inglese, nata e cresciuta in una lavanderia. Figlia di una lavandaia, è stata educata al lavoro sin da giovane ma si è sempre dimostrata diligente e riservata, nonostante le difficoltà che deve affrontare una donna nella Londra degli inizi del Novecento. Sposata e con un figlio che ama più di ogni altra cosa, la vita di Maud viene stravolta quando si imbatte casualmente in una protesta delle Suffragette, movimento politico femminile in lotta per il diritto di voto alle donne. Da un giorno all’altro, Maud si ritrova a dover esporre le ragioni del gruppo di cui è diventata parte ma che ancora non conosce del tutto davanti al parlamento britannico, un’esperienza che finirà per illuminarla molto più di quanto si aspettasse. L’incontro con questa realtà stravolge infatti la vita e le convinzioni di Maud, mostrandole verità e ragioni di una lotta silenziosa e silenziata e rendendole a poco a poco sempre più chiaro da che parte sia giusto stare e quale costo il mondo sia disposto a farle pagare per una lotta giusta.
La regista Sarah Gavron è alla sua seconda esperienza cinematografica dopo il buon successo del film d’esordio Bricklane (2007), per cui ottenne una nomination al Bafta come miglior regista. Per lavorare su Suffragette ha richiamato la sua sceneggiatrice di fiducia, Abi Morgan (Shame e The Iron Lady i suoi più grandi successi).
Gavron e Morgan lavorano in evidente sintonia, ma il film risulta meglio scritto che diretto e fondamentalmente, seppure svolgano correttamente il loro compito, né regia, né sceneggiatura riescono ad eccellere in particolare, facendo il loro lavoro sì senza sbagliare ma anche senza impressionare. La durezza e la drammaticità del film si basano tutte sulla tematica e sull’ottima performance recitativa di Carey Mulligan, protagonista e motore di questo film che regala una carica emotiva a un opera altrimenti troppo poco coinvolgente e fredda, nonostante il calore innegabile dell’argomento trattato.
Il personaggio di Maud è ovviamente un personaggio fittizio, che raccoglie però in sé tratti di molte eroine femminili dell’epoca, anche in alcuni piccoli particolari. A contestualizzare nella realtà la storia ci pensa invece la brevissima apparizione di Emmeline Pankhurst, fondamentale attivista per i diritti delle donne interpretata da una Meryl Streep fin troppo pubblicizzata rispetto al ruolo effettivo che le è stato dato all’interno del film (e inspiegabilmente americana in una produzione così inglese). Anche sul fronte recitativo il film si regge dunque su Carey Mulligan, capace di interpretare sofferenze e motivazioni della giovane protagonista proiettandole sullo spettatore e regalando l’unico vero motivo di coinvolgimento dell’intera pellicola. Il cast di contorno infatti non riesce a impressionare nonostante la presenza di grandi nomi come Helena Bonham Carter o Ben Wishaw. Discorso in parte diverso per quello che è in un certo senso l’antagonista del film, Brendan Gleeson, limitato da un personaggio a metà, che non si fa odiare mai totalmente e che nasconde una profondità male approfondita nel corso del film.
Nota positiva sono sicuramente i costumi, i trucchi e le scenografie d’epoca. Suffragette infatti riesce a ricreare alla perfezione e fedelmente la Londra di inizio Novecento, e rimanendo sul realismo del lavoro da documentarista di Sarah Gavron. Molto significative le parole prima dei titoli di coda che ci ricordano come la storia che il film racconta, apparentemente così lontana, è molto più vicina di quanto possa sembrare e in alcuni paesi rappresenta l’attualità.
(Suffragette, di Sarah Gavron, 2016, drammatico, 106’)
LA CRITICA
Suffragette è un film che non eccelle ma fa il suo lavoro, che non entusiasma ma a tratti è capace di coinvolgere, che non passerà alla storia ma che porta un messaggio che nella storia dovrebbe restare.
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