“Stamattina stasera troppo presto” di James Baldwin
Una raccolta di racconti decisamente attuale
di Chiara Gulino / 3 luglio 2017
«Non aveva importanza quel che facevo o dicevo o sentivo: un occhio lo tenevo sempre risvolto al mondo… quel mondo di cui avevo imparato a diffidare quasi ancor prima di imparare come mi chiamassi, quel mondo a cui, sapevo bene, non era possibile volgere le spalle, il mondo dei bianchi».
Per James Baldwin (1924 – 1987), il più famoso autore di colore della sua generazione e portavoce delle rivendicazioni di rispetto e dignità degli afroamericani, il mondo nero non è soltanto il negativo della gente che si crede privilegiata e superiore perché bianca, è anche l’unico modo per giustificare il potere dell’“America bianca” che si esercita, ora come allora, tramite un dominio diretto (il linciaggio) o indiretto, più sottile (la discriminazione).
This Morning, This Evening, So Soon, magistralmente tradotto in italiano da Luigi Ballerini (Stamattina stasera troppo presto) per la piccola casa editrice romana Racconti Edizioni (2016), è una raccolta di racconti che brillano per la sottile osservazione della realtà, la fine introspezione dei personaggi e per i dialoghi meravigliosi. Ognuno ha la sua personale evoluzione, involuzione o regressione. Ognuno indugia nel dedalo del proprio labirinto. Ognuno ha fissazioni innocue ma micidiali perché ne limitano la libertà.
Un senso di vertigine ci coglie di fronte a storie che non iniziano ma piuttosto ti strattonato per un braccio, ti buttano in mezzo a una rissa, tra fanatici religiosi in gita o fra gli afrori della stalla di un agricoltore, tra le luci di Parigi o New York. Raramente ci si imbatte in qualcosa di così esatto sulla vita, sull’amore e sulla sconfitta. La scrittura scorrevole e rotonda, imperturbabile e sincera di Baldwin si rivela un buon conduttore di idee, ritratti di persone e fatti. Anche quando nell’ultimo racconto abbandona la prospettiva afrocentrica per assumere quella di un bambino bianco il cui padre lo fa assistere all’impiccagione e tortura di un nero, reo di aver molestato una donna bianca, la tenuta è impeccabile. Il piccolo osserva attonito di fronte a quel corpo così diverso che suscita ripulsa e attrazione.
L’atroce scena richiama alla memoria le pagine di Tra me e il mondo di Ta-Nehisi Coates, pagine piene di corpi neri, brutalizzati o uccisi dalla polizia. Tutti ricordiamo l’insurrezione della comunità nera di Ferguson all’indomani dell’assoluzione per legittima difesa dell’agente Darren Wilson, che il 9 agosto freddò a colpi d’arma da fuoco il diciottenne afroamericano Micheal Brown.
A essere segregati e colpiti sono dunque corpi, non persone. È una battaglia che si fonda su qualcosa di profondo e indelebile: la pelle, il sangue.
Quando, come e perché l’Africa è stata ridotta dall’Europa e dagli Stati Uniti a uno stato di sottosviluppo? Dopo la tratta degli schiavi cosa spinse molti africani a una fuga impazzita dal loro passato per buttarsi fra le braccia dell’America?
La risposta di un paese così civilizzato è stata non l’accoglienza ma la ghettizzazione, non l’uguaglianza dei diritti ma la sottomissione. Eppure nel quartiere newyorchese di Harlem, il quartiere nero per eccellenza della Grande Mela, sopravvive la parte più pulsante e viva della cultura afroamericana. L’autore descrive questa umanità con l’aggressività che si può permettere solo chi la ama disperatamente anche con i suoi difetti.
(James Baldwin, Stamattina stasera troppo presto, trad. di Luigi Ballerini, Racconti Edizioni, 2016, pp. 281, euro 16)
LA CRITICA
Stamattina stasera troppo presto di James Baldwin, attraverso storie minime di personaggi sconosciuti, affronta senza cadere nel compassionevole la questione razziale.
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