I vecchi-nuovi Subsonica
Mentale Strumentale, l'album di Samuel e soci
di Luigi Ippoliti / 29 aprile 2020
Nel 2004 i Subsonica sono già i Subsonica. Hanno pubblicato tre album (Subsonica, Mirochip emozionale e Amorematico) e almeno un paio di singoli che diventeranno dei cult della musica italiana, “Tutti i miei sbagli” e “Nuova ossessione“. Ma non dei cult di nicchia, anzi. Proprio per questo, per il fatto che i Subsonica fossero una bella gallina dalle uova d’oro, non deve essere piaciuto all’etichetta un progetto come Mentale Strumentale: a chi vuoi che interessi un album completamente strumentale elettronico con contaminazioni industrial? I torinesi si sarebbero rifatti poi l’anno successivo con un album più canonico, e remunerativo, Terrestre.
Quel materiale vede la luce solo oggi, sedici anni dopo. Ha ancora senso un lavoro di questo tipo?
I Subsonica sono uno strano fenomeno della musica italiana, magari oggi in declino rispetto all’inizio. Sono riusciti a essere quel complicatissimo connubio in cui componenti mainstream e alternative riescono a convivere in grande armonia, aiutati dai già citati singoli, traino per il grande pubblico. È sotto gli occhi di tutti quanto in quegli anni un gruppo del genere riuscisse a essere trasversale, ad essere compreso da un importante fetta di ascoltatori. I grandi gruppi indie dell’epoca, dagli Afterhours ai Bluvertigo, non riuscivano ad avere lo stesso impatto a livello di popolarità – magari solo dopo ripescati da un pubblico che non fosse solo la bolla degli Afterhours o la bolla dei Bluvertigo, trascinati dalle personalità televisive di Manuel Agnelli e di Morgan. Quanto fosse difficile se non impossibile ascoltare, per esempio, in metropolitana “Bianca” o “La crisi” è un dato di fatto. “Nuova Ossessione”, invece, era ovunque.
Ma non solo: anche la presenza a Sanremo nel 2000 con “Tutti i miei sbagli” è un indizio, in un periodo poco sospetto, che anticipava quello dei Negramaro del 2005. Un parallelismo che può suonare strano ma che parlando delle origini dei due gruppi non lo è: il gruppo di Sangiorgi, dopo un inizio più che interessante, a differenza dei Subsonica, si è dato completamente al mercato, diventando un’auto parodia poco divertente di sé stesso. I Subsonica, al contrario, con risultati più o meno costanti, hanno sempre cercato di controbilanciare le due pulsioni.
Quindi ci ritroviamo in questo 2020 con un qualcosa di inedito ed estremamente interessante che ci aiuta a delineare il percorso di un gruppo del genere. Mentale Strumentale è un lavoro oscuro, di non facile approccio se si pensa ai Subsonica, ma che rivela un tipo di ricercatezza che solo a sprazzi siamo stati in grado di percepire in più di vent’anni di carriera.
Le influenze sono da ricercare nella musica elettronica di quel frangente storico, ed è concreto il peso di Aphex Twin (Drukqs, per esempio) o dei più conteplativi Boards of Canada (da Music Has The Right To Children a Geodaddi), senza scordare i Kraftwerk. Chiaramente ci sono i Radiohead, enorme fonte d’ispirazione per Samuel e soci. Tra il 2000 e il 2001 usciva il duo Kid A/Amnesiac e nel 2003 Hail to The Thief, e la fonte è da ricercare più che negli album veri e propri nelle loro b-sides: da “Kinetic” a “The Amazing Sounds Of Orgy”, passando per “Where Bluebirds Fly”. Nelle atmosfere di quei brani possiamo rivedere il nucleo espressivo di Mentale Strumentale.
Il discorso sopra Mentale Strumentale come viaggio nello spazio e quindi nella mente è piuttosto chiaro, da come suona e da come evolve: una sorta di jam session eseguita nell’universo. Possiamo provare a limare un po’ questa retorica, partendo dallo stesso spunto, e immaginare Mentale Strumentale come colonna sonora spaziale in The Midnight Gospel, l’assurdo podcast-cartone Netflix. Le sensazioni che rilascia, infatti, somigliano paradossalmente a questo. E come Clancy, a ogni passaggio di traccia, a ogni puntata, pare di atterrare in un nuovo pianeta-luogo: possiamo ritrovarci quindi ad avere a che fare con un luogo-minareto dove la voce di un muezzin androide si propaga nello spazio (“Cullati dalla tempesta”), in uno luogo-poliziottesco anni ’70 (“Delitto sulla luna”), in un luogo-stanza spoglia e bianchissima direttamente dalle sinapsi di Paolo Sorrentino (“A di addio“) o in un luogo-carillon dove la nenia è stata pensata e scritta da Flying Lotus e Burial per i Subsonica (“Rientro in atmosfera“).
Dopo sedici lunghissimi anni, viene a galla una perla come Mentale Strumentale. Questa lunga gestazione ci fa (ri)pensare a come sia complesso il processo di creazione di un album musicale, dove si scontrano necessità artistiche e di mercato. Fortunatamente, allo stesso modo, abbiamo la possibilità di ascoltare questo lavoro, che già possiamo mettere tra i migliori dei Subsonica.
Quindi sì, un lavoro del genere ha senso proporlo anche oggi.
LA CRITICA
I Subsonica decidono di far uscire oggi Mentale Strumentale, un lavoro del 2004 mai pubblicato prima. Risultato notevole per Samuel e soci, che disegnano dieci tracce piene di sensazioni di musica elettronica dei primi del 2000 che ancora oggi riescono a trovare un proprio significato.
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