“Four” dei Bloc Party

di / 14 settembre 2012

Le necessità di una band e quelle dei fan a volte coincidono. I Bloc Party avevano bisogno di un disco chiaro e potente, che togliesse un po’ della ruggine nata tra recenti dubbi e incertezze. Sulla stessa linea parallela, i fan – e non solo – volevano musica capace di riaccendere il fuoco esploso nel lontano 2005, anno dell’ormai epico Silent Alarm.

A unire le due rette, ci ha pensato Four. Prodotto da Alex Newport e subito ben accolto, il quarto disco del multietnico quartetto londinese segna un nuovo inizio. Dopo il discusso Intimacy (2008) e The Boxer (2009), il disco solista di Kele Okereke, dopo la superband Young Legionnaire a cui ha partecipato il bassista Gordon Moakes e l’attività di supporto nei live degli Ash intrapresa dal chitarrista Lissack, erano iniziate a girare voci sul possibile scioglimento della formazione nata nel 1998. Fortunatamente Four smentisce voci e detrattori prevenuti; i Bloc Party sono tornati all’ennesima potenza.

Una potenza più grezza e garage, meno elaborata e complessa, genuina, lontana dai viraggi elettronici del predecessore. Qui ci si sfoga quasi in presa diretta – lasciando infatti alcuni momenti di parlato tra una traccia e l’altra – mettendo in fila momenti di rock secco e diretto, senza la minima superficialità. “So He Begins to Lie” è la giusta partenza, soprattutto per gli assoli che segnano il culmine scalpitante. Parlavamo di un nuovo inizio, e l’approccio vocale di Okereke alle canzoni lo dimostra. La gamma della performance canora si amplia, muovendosi tra le urla di “3×3”, fino all’opposto melodico ritornello di “V.A.L.I.S”. Dal punto di vista della ritmica, la coppia Tong – Moakes si conferma un dualismo ad altissimi livelli: sia per i brani più feroci, sia per i rari momenti più soft – “Day Four” e “Truth” sono belli entrambi. La chitarra di Lissack, supportata alla ritmica da Okereke, regala il tipico sound BP, come per il primo singolo “Octopus”. Sempre a proposito di Lissack, spiccano gli assoli di “Team A” e “Ketting”, tra i tanti dell’album, da annotare come semplicemente magnifici. I momenti sfocianti nell’hard rock puro, vedi la clamorosa e già citata “Ketting”, si mescolano bene con brani melodicamente bipolari come “Coliseum”. Così, quando nello schianto simil-Muse dell’ultima canzone i Bloc Party dichiarano di «non essere belle persone», noi possiamo anche essere d’accordo e non ribattere: ci accontentiamo del fatto che siano musicisti fantastici. E Four lo dimostra. A tutti.


(Bloc Party, Four, Frenchkiss, 2012)

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