“Tutta colpa di Robben” di Nicola Tanno
di Francesco Vannutelli / 4 ottobre 2012
A Barcellona un uomo attraversa la strada per entrare in un bar. All’improvviso qualcosa lo colpisce con violenza all’occhio destro, scaraventandolo a terra privo di coscienza.
È la notte dell’11 luglio del 2010. Barcellona è una città in festa. Dall’altra parte del mondo, a Johannesburg, la nazionale di calcio spagnola si è appena aggiudicata il suo primo titolo mondiale battendo per 1-0 l’Olanda ai tempi supplementari. Nella capitale catalana la folla ha occupato le piazze in una marea festosa, mettendo da parte, per una notte, le spinte autonomiste della regione e lasciando sfilare per le strade la rojigualda e le bandiere dell’odiato Real Madrid insieme ai vessilli blaugrana.
Una festa nazionale, più forte di tutto. Ma c’è quell’uomo, a terra, colpito da qualcosa che è necessario capire cosa sia. Quell’uomo si chiama Nicola Tanno, classe 1986, di Campobasso, arrivato in Catalogna per seguire un amore e sceso in piazza, quella sera, per filmare i festeggiamenti spagnoli e caricarli sul suo blog. L’oggetto che l’ha colpito è un proiettile di gomma, una bala de goma, arma in uso tra i Mossos d’Esquadra, la polizia autonoma catalana, che quella sera sono scesi in strada per sorvegliare i festeggiamenti e hanno deciso, senza motivo apparente, di aprire il fuoco sulla folla pacifica che sfilava per le ramblas.
Nicola ha riportato le ferite maggiori. Il proiettile gli ha spappolato l’occhio destro, danneggiando l’orbita, bruciando le palpebre. Durante la lunga convalescenza nell’ospedale di Barcellona, raggiunto e circondato dall’affetto dei suoi, Nicola passa dall’iniziale, inevitabile sconforto, che lo porta a trovare in Arjen Robben, ala orange colpevole di due errori in campo che avrebbero potuto cambiare l’esito della finale, l’unico responsabile della sua condizione («Quello gioca a calcio a Johannesburg e per aver calciato male un pallone io ci perdo un occhio»), a una determinazione senza pari che lo porta a lottare per la propria giustizia e per quella di tutte le altre vittime delle balas de goma. Questa è la vicenda autobiografica che Nicola Tanno racconta nel suo libro d’esordio, Tutta colpa di Robben, edito da Edizioni Ensemble.
Sono numerose, in Spagna, le persone colpite ogni anno dai proiettili di gomma sparati dalla polizia. L’ultimo caso, il più grave, risale allo scorso aprile. Al termine della semi-finale di Europa League tra Athletic Bilbao e Shalke 04 la Ertzaintza, la polizia autonoma basca, ha colpito al petto con una cartuccia da 85 grammi Iñigo Cabacas, 28 anni, causandone la morte dopo quattro giorni di coma.
Tanno racconta come la sua disgrazia gli ha dato la forza di iniziare una battaglia per la messa al bando dei proiettili di gomma in Spagna. Grazie al megafono offerto da internet e dai social network, la sua associazione “Stop balas de goma” è riuscita a far sentire la propria voce arrivando a confrontarsi direttamente con le autorità catalane e sensibilizzando l’opinione pubblica iberica sull’uso indiscriminato di quest’arma da parte della polizia.
Non è esente da difetti, Tutta colpa di Robben, principalmente per una narrazione acerba che lo rende più simile a un blog personale che a una compiuta opera di critica e denuncia, ma la forza della storia raccontata va oltre le considerazioni di carattere stilistico e narrativo.
L’ingiustizia patita da Tanno, la sua risolutezza e la sua reazione costruttiva meritano di essere conosciute e diffuse. Il libro ha, inoltre, il merito di offrire uno sguardo dall’interno sull’emergere della crisi spagnola al termine dello zapaterismo, quando la bolla immobiliare era più prossima a esplodere.
(Nicola Tanno, Tutta colpa di Robben, Edizioni Ensemble, 2012, pp. 162, euro 13,90)
Si ringrazia Giacomo Sauro per la consulenza
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