“Digital Life 2012 – Human Connections” al MACRO
di Arda Lelo / 11 dicembre 2012
Fino al 16 Dicembre, la Fondazione Roma Europa porta in scena la terza edizione di Digital Life, in partnership con Telecom Italia, promossa dalla Regione Lazio e realizzata insieme a MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma, manifestazione in cui cinema, arte, musica, visual design e danza tentano un colloquio e un’interazione, che si declina in varie sfaccettature, in relazione alle differenti sensibilità degli artisti ospitati.
Entrando nell’ex mattatoio di Roma, lo sguardo viene subito attratto dall’immensa scultura “Big Bambù” di Doug e Mike Starn, che si staglia all’ingresso della Galleria delle vasche ed è formata da lunghissime aste di bambù – tanto che per vederne la fine bisogna alzare totalmente lo sguardo al cielo – intrecciate tra di loro, come a formare un fitto groviglio di rami che, tuttavia, permette ugualmente la percezione degli spazi retrostanti.
Proseguendo ci si accorge che è la danza a occupare il posto principale nella rassegna: la si trova nelle installazioni di Jan Fabre e della coreografa Lisbeth Gruwez; nelle lezioni di William Forsythe, in cui velocissimi esercizi di una compagnia vengono inscritti dentro segni geometrici tracciati nello spazio; in “The Rite of Spring” di Katarzyna Kozyra, che si articola su sette pannelli (quattro esterni a formare un cerchio e tre concentrici all’interno), occupando tutta la parte finale del corridoio del Museo, e che rappresenta i movimenti velocizzati di alcune figure nude, ispirati alla Sagra della Primavera, coreografata da Vaslav Nijinsky e musicata da Igor’ Stravinskij; al piano superiore, nei sei schermi su due pareti parallele, a cura di Cristina Rizzo e del fotografo Piero Tauro; nella contemporaneità dei film di Zbig Rybczynski e soprattutto nell’ossessività dei movimenti di “Until the End” dei Masbedo, in cui appare il lato crudele della danza, quello che ha come scopo l’innalzamento dei piedi da terra e che, per ottenere questa sublimazione, richiede dolore, perseveranza ed esercizio.
Nell’ambito dei rapporti umani invece, colpiscono i sogni delle quattro bambine portate in scena da Shilpa Gupta, il quadro fiammingo vivente di Lech Majewski e l’installazione di Ciriaca+Erre, in cui una ragazza piange disperatamente davanti al computer, oggi specchio di molte anime umane, concretizzando le teorie di Marshall McLuhan sulla galassia Gutenberg – oggi galassia Personal Computer – e sul villaggio globale: l’evoluzione dei mezzi di comunicazione e l’avvento del satellite hanno reso nulle le distanze, facendoci sentire parte di un “piccolo” villaggio.
Ma durante tutta la mostra, niente attira l’interesse del visitatore più dell’opera di Marina Ambramović, sia per quel blu Klein che fa da sfondo al suo video, sia per l’inquadratura così ravvicinata da creare una relazione diretta con gli occhi di chi la guarda. Da quando è finita l’epoca della macchina ed è iniziata quella del corpo performativo, l’artista indaga a fondo i limiti della natura umana e la sua tela è inevitabilmente il suo corpo, al quale cerca, di volta in volta, di far percorrere territori sconosciuti, «perché è questo ciò che conta». In “Insomnia” balla sulle note di un tango, sembra sola, ma in realtà è con la sua ombra, mentre in “The Onion”, come una Madonna postmoderna, compie un atto apparentemente banale, come può essere mangiare una mela, sostituendo però il frutto con una cipolla, il che carica il video di una forte tensione, che culmina con il malessere e il pianto dell’artista, la quale, tuttavia, continua a cibarsene. In sottofondo, come un’eco, si sente il manifesto di questo disagio: la Ambramović è stanca dei continui viaggi, delle infinite attese nelle stazioni o negli aeroporti, delle asettiche camere d’albergo, di doversi vergognare dei suoi difetti fisici e vuole andare lontano, vuole diventare così vecchia che niente abbia più importanza, vuole smettere di volere.
Il percorso espositivo prosegue, poi, nell’Ex GIL di Luigi Moretti, che accoglie il visitatore, all’esterno, con un forte neon verde e che si spoglia della sua rigidità architettonica per ospitare la sezione più fresca, innovativa e interattiva di Digital Life.
Con “Naturalis Historia” degli Apparati Effimeri, assistiamo a una vera e propria nascita tridimensionale della natura: attraverso video, audio e luci, si vedono germogliare le foglie, si sente il vento tra le fronde degli alberi e ci si dimentica, per qualche minuto, di essere dove si è. Poi la flora lascia il posto alla fauna, in “Orienta: è qui ora, che decido di fermarmi” dei Quiet Ensemble, in cui la riflessione sui tracciati della vita è affidata a delle lumache, che giacciono immobili alla fine dei loro percorsi.
Infine, nell’opera degli Overlab Project, spostando un cubo, si può decidere che espressione dare ai volti dei personaggi proiettati sulla parete di fronte alla postazione di controllo, e nell’ultima installazione, quella di Francesca Montinaro, con un analogo meccanismo, si ha la possibilità di gestire l’audience, disposta a tribuna, a proprio piacimento.
E se, citando Antonioni, «sotto l’immagine rivelata ce n’è un’altra più fedele alla realtà, e sotto quest’altra un’altra ancora, e di nuovo un’altra sotto quest’ultima», in questa intensa e irrequieta esposizione, figlia del complicato periodo storico in cui vive, il visitatore ha l’arduo compito di tentare di sollevare il pesante velo di Maya, che gli impedisce di cogliere la vera realtà contemporanea. Perché la vita digitale è anche condivisione, omologazione, arresa delle masse di fronte a un ipotetico dittatore – in questo caso l’osservatore – che può arrivare a gestire l’emotività del suo pubblico virtuale, può metterlo in pausa, può comandargli di ridere, di rifiutare, di dissentire, di ascoltare, di mettere in dubbio e di applaudire; ma, nel frattempo, nel fare questo, egli stesso sarà sempre osservato.
Digital Life 2012 – Human connections
Macro Testaccio, Piazza Orazio Giustiniani, 4, Roma.
Ex GIL Trastevere, Largo Ascianghi, 5, Roma.
Opificio Telecom Italia, Via dei Magazzini Generali, 20°, Roma.
15 Novembre 2012 – 16 Dicembre 2012
Ulteriori informazioni:
http://romaeuropa.net/
http://www.museomacro.org/it/digital-life-human-connections
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