“Ho battuto Berlusconi!”: a tu per tu con John Graham Davies
di Giulia Zavagna / 11 dicembre 2012
Ho battuto Berlusconi! di John Graham Davies (66thand2nd, 2012), è un brillante monologo teatrale che unisce con verve comica calcio, politica e società, nonché, in qualche modo, Inghilterra e Italia. Kenny Noonan, il protagonista, ci racconta più di vent’anni di tifo sfegatato per i Reds, sullo sfondo di una Liverpool ribelle, dagli anni ’80 segnati dal thatcherismo fino a oggi. Calcio e politica sembrano suscitare gli stessi sentimenti popolari, forti e irriverenti, in un contesto in cui lo sport appare come l’unico riscatto da una vita quotidiana dominata dal grigiore del lavoro e dei doveri familiari.
In occasione di Più Libri Più Liberi, siamo riusciti a incontrare l’autore e a farci raccontare il percorso che ha portato il testo di Beating Berlusconi! a diventare un libro proprio in Italia, dove resta inevitabilmente attuale.
Prima di tutto, parliamo della genesi del testo, che non è stato espressamente creato per farne un libro. Come si è passati dal teatro alla carta?
Com’è diventato un libro? Be’, abbiamo portato lo spettacolo a Londra, durante i mondiali, due anni fa, e un italiano, Pietro, il traduttore, venne a vederlo e mi propose di pubblicarlo in Italia con la prospettiva di rappresentarlo anche qui, prima o poi. È un monologo teatrale, ma è strutturato come se qualcuno stesse parlando con il lettore e gli raccontasse una lunga storia.
E la cosa particolare è che in questa forma è stato pubblicato prima in Italia che in Inghilterra. Non siamo soliti avere certi primati: avete intenzione di pubblicarlo anche in Inghilterra come libro?
Be’, in realtà ci ho lavorato ed è diventato un romanzo, praticamente tre volte più lungo, e più complesso della versione teatrale. Questo è proprio il copione dello spettacolo, mentre in Inghilterra lo pubblicheremo come romanzo.
Ecco, stavo appunto per chiederle se stesse progettando di dedicarsi alla narrativa, oltre che alla scrittura teatrale…
Sì, be’, ecco la risposta. Beating Berlusconi! è diventato un romanzo, ma normalmente lavoro per il teatro, prima facevo anche l’attore. Sono venuto in Italia con un mio collega, con cui sto scrivendo al momento. Stiamo lavorando a un progetto proprio in questo periodo, e incontreremo domani una professoressa italiana che insegna all’Università di Bari ed è un’esperta nell’area che ci interessa. Quindi posso già anticipartelo, per il prossimo progetto mi dedicherò nuovamente al teatro.
Bene, passiamo al libro in sé e per sé: i due temi principali sono evidentemente lo sport e la politica, che suscitano in Inghilterra come in Italia le reazioni più forti. Com’è nata l’idea di unire questi due grandi filoni nello stesso testo?
Dunque, tutto è nato da una storia vera che ho sentito, di questo tizio a cui era capitato di sedersi accanto a Berlusconi durante la finale di Champions del 2005, a Istanbul. Io lo conoscevo appena, aveva un negozietto da calzolaio e duplicazione chiavi a Liverpool, dove ho vissuto per un po’, e ogni volta che passavo parlavamo di calcio. La sua storia era ottima, ma non era che un semplice aneddoto sul calcio, quindi ho deciso di guardare più in profondità la gente e la personalità della città di Liverpool. Io non sono di lì ed è una città davvero interessante e caratteristica. Quindi ho iniziato a pensare a come avrei potuto usare quell’aneddoto di Istanbul trasformandolo in una sorta di climax all’interno di una storia sulla città e la politica della città.
Impossibile non chiederlo: cosa c’è di vero e cos’è inventato nella storia di Kenny, il protagonista?
Questa è una cosa che mi chiedono sempre dopo gli spettacoli. E la verità è che sì, quel tizio è riuscito a entrare nell’area riservata del Milan con addosso la sua maglietta del Liverpool, si è seduto accanto a quest’uomo con i capelli neri e un abito molto elegante, e questo ha iniziato a prenderlo in giro sul fatto che stessero perdendo 3-0, ma lui non si è reso conto che si trattava di Silvio Berlusconi, perché nella realtà non si interessa granché di politica. E Berlusconi faceva tutto il gradasso perché stavano vincendo. Poi però il Liverpool ha cominciato a rimontare, e tutti gli uomini del Milan, nei loro bei vestiti eleganti, hanno smesso di ridere, si sono fatti più seri e alla fine l’hanno cacciato fuori. E poi è finito davvero a vedere i supplementari e i rigori nella zona vip del Liverpool. Una cosa incredibile, da allora in città è famoso per questa storia.
Tornando alla politica, è stato difficile inserirsi così in profondità nello spirito della città e nelle posizioni politiche di Kenny, il protagonista?
Be’, no. Diciamo che tratto la politica in tutto ciò che faccio, sono sempre stato un uomo schierato politicamente, di sinistra, quindi non mi risulta particolarmente difficile esplorare questa tematica. In fondo, è ciò che più mi interessa: il modo in cui viviamo le nostre vite, piuttosto che raccontare una storia qualunque. Ciò che ho cercato di fare in Ho battuto Berlusconi! è stato portare in scena la politica con una commedia.
Non ho visto lo spettacolo, purtroppo. Il libro, però, funziona come tale, si ha fisicamente l’impressione di essere trasportati a Liverpool, e la scrittura regge di per sé. Scrivendo, qual è stato il peso dato alla parte attoriale?
Grazie, è una cosa per me molto importante perché come dicevo non sono di Liverpool, ho dovuto fare molte ricerche sulla città e sul modo di parlare tipico della zona, eccetera. Sapere che ciò che viene fuori è un’impressione realistica della città è la cosa migliore che posso sentirmi dire.
La parte attoriale è stata molto importante anche a livello di scrittura. Come dicevo prima, sono stato io stesso un attore, e ho interpretato spesso monologhi, quindi tendevo a ripensare e rielaborare le tecniche che ho utilizzato in prima persona in passato. Tuttavia, nello spettacolo la parte audiovisiva di sfondo ha un ruolo importantissimo, è come avere un altro personaggio sul palco: la personalità stessa della città di Liverpool. L’attore reagisce a ciò che vede e sente sullo schermo, quindi non è completamente isolato, e lo spettacolo acquista un’ulteriore dimensione teatrale.
Un’ultima domanda, pensate di portare lo spettacolo anche in Italia? Come crede che verrebbe accolto?
Be’, credo che portare la versione inglese sarebbe impossibile: nessuno capirebbe nulla, perché l’attore ha un fortissimo accento di Liverpool, però sarebbe bello adattarlo per l’Italia. Sarei molto curioso di vedere come reagirebbe la gente, perché sono sicuro che funzionerebbe, lo spettacolo racconta tante esperienze che Italia e Inghilterra hanno condiviso: l’effetto del libero mercato, la disoccupazione… [sorride, ndr]
(John Graham Davies, Ho battuto Berlusconi!, trad. di Pietro Deandrea e Marco Ponti, 66thand2nd, 2012, pp. 114, euro 10)
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