“È Stato la mafia” di Marco Travaglio
di Federica Imbriani / 21 marzo 2013
È Stato la mafia, la terza fatica teatrale di Marco Travaglio dopo Promemoria – Quindici anni di storia d'Italia e Anestesia Totale, è andato in scena a Roma, unica data, lo scorso 9 febbraio al Gran Teatro di Largo Sandro Ciotti.
Come già nel caso di Promemoria sotto la grande tenda del Gran Teatro si è riunito un pubblico numerosissimo, ben più consistente e variegato della solita platea che continua a riconoscersi nelle soirée capitoline. Nelle prime file volti noti di personaggi televisivi e politici hanno attratto la chiassosa attenzione di non noti, giornalisti e cameramen, ma, magia del teatro, una volta spente le luci, tutti sono tornati a essere uguali nel buio, di fronte alle due poltrone rosse e al cavalletto che, assieme alla postazione musicale di Valentino Corvino, emozionante violinista, costituivano tutta la scenografia necessaria.
Di fronte alla cronaca di uno spettacolo come È Stato la mafia la vera difficoltà sta nel valutare esclusivamente i tratti stilistici e formali della messa in scena e nel cercare di mantenere l’obiettività. Travaglio ci ha abituato, con libri, editoriali e sortite televisive, a uno stile eloquente, diretto e ironico, e anche in questo caso la narrazione dei fatti è lineare e convincente. Giuste le pause, giuste le inflessioni, giusto il pathos che lascia intravedere, oltre al mestiere, anche la passione che arde dietro un lavoro approfondito di ricerca e confronto dei fatti. È proprio la passione a trasformare giocoforza il recensore in un partigiano, lo spettatore in cittadino. Il teatro politico di Marco Travaglio costringe l’ascoltatore di fronte a fatti spuri, provoca risate che fanno lo stesso rumore dei chiodi piantati nelle bare e, qualità eccelsa, stimola la curiosità nell’individuo che, deriso nella sua passività, si sente finalmente stimolato a prendere una posizione e a informarsi per difendere il partito, pro o contro, che ha sposato.
Le quasi tre ore di lettura del vicedirettore di Il Fatto Quotidiano sono intervallate dalla musica di Valentino Corvino e dalle letture sceniche di Isabella Ferrari. Quest’ultima, bellissima in abiti semplici, è passionale e intensa. Attraverso di lei riprendono vita le parole di intellettuali della levatura di Pasolini, Flaiano, Gaber, Pertini e Calamandrei e la retorica politica sembra improvvisamente più bella.
È Stato la mafia è uno spettacolo di quelli che vale la pena vedere, anche, e soprattutto, per discuterne dopo, per litigare, per indignarsi o per alzare la voce e sostenere tutto e il contrario di tutto. Nessuno tra gli spettatori saprà più nascondere la testa sotto la sabbia (almeno non per qualche giorno), e gli si legge in faccia.
È Stato la mafia
di Marco Travaglio
con Marco Travaglio e Isabella Ferrari
musiche di Valentino Corvino
Prossime date:
22 marzo – Palasport G. Panini, Modena
23 marzo – Pala Credito di Romagna, Forlì
Comments