“Soft Work” di Sterling Ruby al MACRO di Testaccio
di Giulia Capogna / 18 giugno 2013
Morbidi e giganteschi cuscini occupano l’intero spazio del padiglione B della Pelanda del MACRO di Testaccio: Sterling Ruby e i suoi ultimi lavori si presentano con la mostra Soft Work, sua prima personale in Italia inaugurata il 22 maggio.
Sterling Ruby è nato nel 1972 in una base americana a Bitburg, in Germania, da madre tedesca e padre americano, ma è vissuto e cresciuto negli Stati Uniti, prima a Baltimora e poi in Pennsylvania. Dopo aver frequentato la Pennsylvania School of Art and Design, ha proseguito gli studi presso la School of the Art Institute of Chicago e l’Art Center College of Design di Pasadena. Nel 2003 si è trasferito a Los Angeles, dove attualmente vive e lavora. Ha collaborato con artisti come Richard Hawkins e Mike Kelley, che hanno influenzato in modo significato le sue opere.
I suoi lavori spaziano dalle ceramiche, alla pittura, ai collage e video. Predilige costruire grandi installazioni in opposizione al minimalismo contemporaneo più essenziale. I suoi lavori vogliono essere ambigui: per questo non svela mai esplicitamente il suo immaginario, ma lascia libera interpretazione allo spettatore. Il suo stile è graffiante e sporco. Proclamato dal New York Times come uno degli artisti emergenti più importanti del XXI secolo, la sua arte spazia dalla subcultura urbana metropolitana allo studio della psicologia individuale in rapporto al tessuto sociale. Le sue opere non si limitano a rappresentare una realtà, ma la analizzano e ne svelano le contraddizioni. I graffiti, le gang urbane, la violenza, la schizofrenia, le malattie mentali sono rapportate ed espresse in contrasto e in parallelo con la globalizzazione, il consumismo, l’inquinamento e soprattutto con la dominazione americana e la sua attuale decadenza.
La mostra, curata da Maria Alicata, con l’organizzazione generale di Damiana Leoni e il contributo della Depart Foundation, è stata concepita dall’artista come una grande unica istallazione in continua evoluzione. Sterling inserisce a ogni tappa nuovi contributi. La tappa di Roma è quella più ricca: molte opere sono state create appositamente per l’allestimento del MACRO, grande onore per il museo romano. Il visitatore è accolto e quasi “abbracciato” dalla composizione morbida e dalle sue dimensioni straordinarie. Le bocche giganti e le grandi lacrime formano soffici sculture calpestabili, simili a divani. L’ambiente rimanda a una dimensione domestica e rassicurante fatta da coperte, cuscini, trapunte che formano oggetti scultorei. Il riferimento è chiaro: le case americane, nidi protettivi e rifuggi sicuri. L’uso del cuscino come mezzo espressivo è una tecnica femminile che nasconde al suo interno una sottile ironia sulla figura maschile nel contesto domestico, così come le figure pop presenti.
I materiali rimandano a un senso di sicurezza messo in discussione dalle forme spiazzanti. Le lacrime riprese dalla tradizione carceraria rappresentano l’omicidio, in questo caso riferito alla società odierna – in particolare quella americana – che ha ucciso, sia realmente che metaforicamente, l’uomo. Le enormi bocche, simili a quelle di un vampiro insaziabile, rappresentano il consumismo americano e le forme simili a divani rimandano agli apatici mariti seduti a guardare la tv. Infine, la texture della bandiera americana – allegoria negativa dell’ambiente familiare felice e ovattato – è la rappresentazione dell’ipocrisia della classe media. Sterling rappresenta l’ambiguità della società in rapporto con l’esperienza individuale. Una piccola riflessione personale è creata anche dallo spiazzamento emozionale prodotto dalla grandezza dell’opera in rapporto alla dimensione dell’uomo. Una mostra che cerca di indagare oltre la semplice realtà o il semplice dissenso: Sterling vuole che sia lo spettatore a iniziare un’autocritica che derivi dalla sua coscienza intima e personale. La mostra ci pone in un universo quasi fantastico che però è tattile perché tutte le opere possono essere toccate e calpestate. Un universo in cui vale la pena entrare, a metà tra una favola e un incubo, il cui centro è sempre lo spettatore con la sua anima.
Sterling Ruby, Soft Work
Pelanda del MACRO di Testaccio, piazza Orazio Giustiniani 4, Roma
22 maggio-15 settembre 2013
Per ulteriori informazioni visitare il sito http://www.museomacro.org
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