“Giovani, artisti e disoccupati” di Cyrille Martinez

di / 27 giugno 2013

Andy Warhol ha incarnato il prototipo dell’artista eclettico, sensibile a molteplici influenze culturali e capace di porre domande sul concetto stesso di arte, schernendo gli equivoci presenti nella testa dei suoi fruitori. Per questo, non stupisce troppo un libro dedicato, come si apprende dal sottotitolo, alle avventure newyorkesi di Warhol e del poeta beat John Giorno, presentato qui come suo amante; o almeno di questo persuade la graziosa copertina rosa salmone di Giovani, artisti e disoccupati (Edizioni Clichy, 2013) di Cyrille Martinez.

Eppure, è andata ben diversamente: perché, anche accettando un immotivato e sconnesso andamento episodico, sarebbe stato auspicabile comprendere l’evoluzione dei personaggi, il rapporto fra l’assenza di trama ed episodi alquanto insipidi e la definizione di nuclei narrativi chiari e coerenti. Al contrario, i due artisti vengono definiti in maniera molto sommessa, mostrando il movimento circolare e ristagnante dei personaggi che animano gli eventi artistici di New York.

Attraverso un inizio che rende già percepibili i principali difetti del libro, la Grande Mela rivela il fascino snob degli artisti che vi si trasferirono nei primi anni Sessanta, eleggendola sede dei loro atelier e laboratori e conferendole un’aura inquieta e allettante. Sorge così il Quartiere degli Scrittori, una vera e propria città nella città improntata all’equazione fra scrittore e romanziere, e dove ogni altra forma di scrivente è bandita. Non si comprende se John e altri due amici si siano trasferiti lì, ma sappiamo che vivono in un appartamentino, chiamato «l’atelier», dove sono organizzate feste notturne che celebrano i sensi nella dissoluta libidine alcolica. John, aspirante poeta, rappresenta il disagio che la sua arte sconta verso generi letterari più amati dal pubblico. Andy è un artista che logora tutte le definizioni: coi suoi vivaci parrucchini e attraverso prodotti artistici inusuali esprime una verve iconoclasta, della quale si nutre anche la sfrontata esibizione della relazione sessuale fra di loro due.

Travolti sempre di più dal ciclo interminabile di vernissage e letture poetiche, Andy e il compagno John disegnano un mondo a loro misura, plasmato da anfetamina, cannabis e altre droghe di diversa natura. Il vino scivola incessante nel bicchiere di John, gran dormiglione, mentre Andy, aspettando il successo, consuma le notti in progetti ancora una volta eccentrici, fino a trovare il suo linguaggio. Quando poi riuscirà a farsi notare da Eleanor, una gallerista, avrà inizio la sua epoca d’oro, che Martinez narra fino alla performance di John che dorme su un letto, intitolata Il dormiente, incensata dal largo consenso dei critici.

La cosciente ripetitività dei temi e la vacuità di molte precisazioni, il patetico episodio dell’incontro con Eleanor e l’accidia dello scrittore verso l’indagine psicologica e descrizioni più approfondite rispetto a osservazioni su comodini e finestre, sottopongono il testo a un progressivo cedimento, che sfocia in un finale che passa inosservato. Considerando lo stile povero e il carattere modesto dei tentativi di Martinez di destreggiarsi con slanci ironici e piccanti, l’opera trae forza principalmente dall’interrogativo se questa sia davvero la storia di Warhol e Giorno, interrogativo che aleggia nelle prime pagine, ma che tuttavia si esaurisce in fretta. Non si tratterà, forse, di uno spunto narrativo con un potenziale retrogusto commerciale?


(Cyrille Martinez, Giovani, artisti e disoccupati, trad. di Francesca Martino, Edizioni Clichy, 2013, pp. 138, euro 14)

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