[IlLive] Roberto Gatto Perfect Trio @Auditorium Rai, 22 Ottobre 2013
di Valerio Torreggiani / 1 novembre 2013
La perfezione è negli intenti: il giudizio sui risultati, regno della soggettività, è lasciato alle sensibilità di chi ascolta. Stando alle reazioni del pubblico in sala, però, l’impatto di questo Perfect Trio, il cui disco è in fase di post-produzione ed è atteso per gennaio o febbraio del prossimo anno, è stato davvero notevole. Bocche spalancate, occhi sbarrati e piedi a battere il ritmo sono sempre segnali positivi.
L’invito di chi scrive è quello di rinunciare a qualsiasi categoria d’analisi a priori: quella proposta non è musica che si fa incasellare facilmente. La sfida è lanciata proprio allo spirito razionale e ordinante della mente umana, che tenta per tutto il corso del concerto di definire, contenere e catalogare una materia che si presenta invece fluida, liquida, impossibile da pensare e tenere insieme secondo le modalità di analisi musicale tradizionale dei generi e dello stile. Nel vano tentativo di far questo, l’ascoltatore razionale si perde, si smarrisce mentre tutto esplode nelle sue mani. Ed è proprio in quel preciso momento che il godimento arriva prepotente. È in quell’attimo, in cui la batteria fa da detonatore al pianoforte, in cui il basso elettrico ci ricorda che possiamo essere persino quello che desideriamo di essere, che il nostro stomaco viene preso, incollato alla sedia, e nutrito con un’esibizione che è un banchetto pantagruelico.
Roberto Gatto non ha certo bisogno di presentazioni. Soltanto ricordare il suo curriculum porterebbe via pagine intere e sarebbe comunque insufficiente a rendere lo spessore di questa figura di primo piano del jazz italiano ma non solo. Questo Perfect Trio, allestito con la collaborazione attiva di due giovani e talentuosi musicisti italiani – Alfonso Santimone (pianoforte, Fender Rhodes ed elettronica) e Pierpaolo Ranieri (basso elettrico) –, segna un po’ la summa teoretica del musicista romano. Come afferma nella breve intervista pre-concerto, all’interno di questo trio si riversano decenni interi di esperienze musicali attive e passive. Una vita di ascolti, quindi, si ritrova in un’ora e mezza di concerto.
Lo spessore della figura di Gatto come musicista si riversa quindi nella complessità e molteplicità di fonti e background musicali riscontrabili in questa esibizione dal sapore olistico: il jazz, ovviamente, la fa da padrone: ma cos’è il jazz? Una storia declinata al plurale, un contenitore polimorfo e polisemantico all’interno del quale convivono musiche, storie e tradizioni diverse. Un mondo che non si esaurisce e non si cristallizza, ma che si dedica alla ricerca dello stupore. A questa diversità intrinseca della musica improvvisata è dedicato questo concerto, che si alimenta delle influenze più diverse. Emerge quindi la tradizione italiana a fianco del progressive rock – genere al quale Gatto è molto legato, tanto da dedicare, qualche anno fa, un intero progetto di omaggio a questo genere intitolato Progressivamente (L’Espresso, 2008) –, emerge il funk, le avanguardie novecentesche, la musica elettronica e, perché no, il noise e l’industrial.
Il risultato è splendido, sconnesso e affascinante. Un magma sonoro che oscilla intorno a tre nuclei fondamentali che vivono di interazioni e risposte: una sorta di dialogo sui massimi sistemi musicali. Santimone si muove tra il pianoforte, il Fender Rodhes e le sue diavolerie elettroniche, guidando con scale alterate una parata elettronico-rumoristica: il fraseggio è spesso volutamente balbettante, con spigolosità d’ispirazione monkiana e dinamiche da capogiro. Ranieri, con il suo basso, oscilla tra movimenti funky, felpati e ammalianti, e mantra di accordi distorti, preghiere di una religione laica da loop station. Il grande sacerdote conduce il sermone dal suo pulpito fatto di pelli, piatti, tamburi. Con il tocco esperto di chi la sa lunga tiene sempre le fila del discorso, cosciente del fatto che, in fondo, è tutta una costruzione oppiacea per distrarre gli ascoltatori dalle fatiche quotidiane. Gli ascoltatori ringraziano e si uniscono in preghiera, scrosciando applausi per un altro bis.
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