[Best 2013] Gli album
di Redazione / 20 dicembre 2013
10 – AM, Arctic Monkeys
I ragazzi sono cresciuti. Sotto svariati aspetti. Ormai la loro celebrità è alle stelle e il peso non sembra però influire negativamente sulla qualità artistica. L’evoluzione delle “scimmie” continua: più melodici e calibrati, un disco con più ballate e meno rock, ma sempre pieno di canzoni fantastiche. La definizione giusta arriva da Josh Homme: «Il disco perfetto da ascoltare dopo mezzanotte».
La line-up di questo supergruppo è sinonimo di qualità purissima. Flea, Godrich, Refosco e Waronker al seguito degli isterismi ritmici e dance di Mr. Yorke. Via di congiunzione tra The Eraser e The King Of Limbs il disco la dice lunga su quanto possa mettersi in gioco il leader dei Radiohead. Poteva essere un mero esercizio di stile, ne viene fuori un gran bell’album.
Un concept “da paura”: in tutti i sensi. I Baustelle fanno le cose in grande, testualmente e strumentalmente, chiamando un orchestra e generando un Fantasma in cui vengono proiettate tutte le sfaccettature della morte e dell’amore. Un omaggio all’horror italiano anni Settanta e ai suoi compositori di colonne sonore, ma con i piedi ben saldi nella contemporaneità. Non per tutti, ma notevole e affascinante come pochi.
7 – Push The Sky Away, Nick Cave and The Bad Seeds
Più che Bad Seeds, Warren Ellis. È lui il musicista con più ascendente nell’attuale produzione discografica di Cave. Visionario, onirico e malato (il blues sul bosone di Higgins sono Nick lo poteva concepire) Push The Sky Away inizialmente può non entusiasmare, visto i toni lenti e soffusi: ma poco a poco avvolge e convince. Parecchio. E poi c’è “Jubilee Street”…
6 – …Like Clockwork, Queens Of The Stone Age
Il loro disco più psichedelico e immaginifico. Se lo stoner di “If I Had a Tail” e “My God Is the Sun” non fa notizia, ma fomenta e basta, i colpi forti di questo disco sono le ballate: “The Vampire of Time and Memory”, “I Appear Missing”, “Like Clockwork”. Cupo, inquietante e spettacolare.
5 – The Weight Of Your Love, Editors
Il disco della maturità di Tom Smith e company. Tutti a Nashville per registrare questo sentito e toccante concept su tutte le sfaccettature dell’amore. Emozionante e dolente, il nostro animo è in balia della voce di Smith: il peso degli Editors è anche il nostro.
Giunti al loro terzo disco, il gruppo inglese sfodera il suo capolavoro. La storia di una coppia in fuga su reminescenza musicali anni Ottanta. Una track-list perfetta per un album da consumare ascolto dopo ascolto.
3 – Trouble Will Find Me, The National
Converrà scrivere direttamente quando I National non faranno un capolavoro. Un Berninger mai così depresso a servizio di un album in cui è impossibile trovare qualcosa che non appartenga alla categoria del bello.
2 – Pale Green Ghost, John Grant
La Regina di Danimarca si nasconde in Islanda e opta per l’elettronica. Mossa rischiosa ma vincente. Il più grande cantautore in circolazione?
Se ne parlerà per tutto l’anno a venire. Resta il fatto che la sensazione è quella di trovarsi davanti a qualcosa di immenso e meraviglioso. Se non è il disco più bello dell'anno, è sicuramente quello più importante.
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