Fazi Editore: una strada destinata a raccontare
di Cristiana Saporito / 8 gennaio 2014
Laureato a Roma in Economia, trasvolato a Manchester e poi a Londra, dove affina strumenti e conoscenze. Cooptato dall’Economist come giornalista economico, avvia la sua scalata all’interno dell’azienda fino a diventarne Vice Presidente. Ma questa non è la biografia di un uomo. È quella di un progetto, affacciato tra i binari di una carriera ormai spedita. Elido Fazi era lanciato altrove, ma il suo percorso non poteva arrestarsi a nervature di numeri e bilanci.
Era una strada destinata a raccontare. A nutrire i muscoli di altre avventure. Nel 1994 l’incontro con un gruppo di scrittori tra cui Emanuele Trevi, Sandro Veronesi, Filippo La Porta e Valentino Zeichen battezzò la comparsa di una casa editrice, chiamata come il suo fondatore. Le prime scelte cadono su L’Arte poetica di Orazio e La caduta di Iperione di John Keats, di cui lo stesso Fazi realizza la traduzione.
L’accuratezza delle selezioni e dell’attività redazionale non tardano a procurare frutti. Il successo si accresce e con esso il corpo della Fazi, i suoi quartieri di organi e collane. Ai classici si affianca la narrativa del Novecento in lingua inglese, tra cui spiccano Un anno terribile e A ovest di Roma di John Fante, confluiti nella collana Le strade.
Ecco quindi il menu delle collane principali:
– Le strade, nata nel ’97 e inizialmente imperniata su sentieri anglosassoni, sulle tracce di Robert McLiam Wilson, Gore Vidal e James Lloyd Carr e poi intenta a “curiosare” su autori spagnoli, tedeschi, olandesi e giapponesi.
– Le porte, classe 1995, dedita alla riproposizione dei classici tra cui Henry James, Thomas Hardy e Gustave Flaubert per poi accogliere anche identità più contemporanee come Leonard Gardner e Boris Pahor.
– Le terre, incentrata sulla saggistica e valorizzata da testi di Jacques Attali e Matthew Fox.
– Le vele, dove soffia la voce degli esordienti, come gli italiani Christian Frascella e Nadia Malanima.
– Lain, con il focus puntato sul fantasy per giovani e adulti, su cui giganteggia tra tutti il clamoroso successo della serie di Twilight di Stephanie Meyer. Ma non mancano altri nomi accattivanti per il grande pubblico, come Melissa Marr e Charlaine Harris.
– Campo dei Fiori, nata a giugno del 2010 e diretta da Elido Fazi e Vito Mancuso. Tavolo di confronti e riflessioni interreligiosi.
Nella foresta di titoli a disposizione, è piacevole davvero imbattersi nell’imbarazzo delle “nomination”.
Di seguito, quindi, i cinque prescelti:
– La via del tabacco di Erskine Caldwell, impreziosito dalla prefazione di John Lansdale. Ritorno in libreria di un episodio capitale della letteratura del Novecento. Cantore ruvido della miseria contadina. Abbrutimento acre e desolato di un mondo avaro e senza riscatto.
– Stoner di John Williams. Dissotterrato dopo cinquant’anni di silenzio editoriale, capolavoro ormai riconosciuto del grigiore quotidiano. Personaggio antinarrativo scaraventato in primo piano da una scrittura di prepotente bellezza.
– L’assenza di Jonathan Carroll, vertigine risucchiante di un grande scrittore contemporaneo. Un amore in cui irrompe un baratro a divorare ogni certezza.
– Quello che rimane di Paula Fox. Una normalità apparente sfregiata da un evento innocuo. Genialità di un meccanismo letterario travolgente, in grado di incantare autori come Jonathan Franzen e David Foster Wallace.
– Privati abissi di Gianfranco Calligarich. Intrappolato nelle maglie di un casinò a cui immola i suoi inverni, un giocatore si rivela incapace di fare altro che avvitarsi su se stesso, rievocando tutte le sue perdite. Non fatte soltanto di fiches.
A voi perciò il turno di perdervi ancora, nella distesa chiamata Fazi, finché un libro non sarà pronto a ripescarvi.
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