“Between Dogs and Wolves” di Piers Faccini
di Tommaso Di Felice / 27 gennaio 2014
Sono particolarmente legato alla musica di Piers Faccini. È stata la mia prima recensione e rileggerla ora, a distanza di quasi due anni, mi fa un effetto strano. Quel disco mi era proprio piaciuto, così tanto che l’amica che me l’aveva prestato ancora non l’ha riavuto indietro.
Se Two Grains of Sand rappresentava l’inizio di un percorso di sperimentazione, fatto di folk-rock e contaminazioni blues, My Wilderness era stata una bella conferma: il sound si era fatto più caldo e delicato, quasi morbido, mentre alla chitarra acustica veniva di volta in volta accompagnata una tromba o un pianoforte. I testi, invece, rimanevano originali e piacevoli.
Dopo due anni di assenza e un lungo tour in gito per il mondo, lo scorso ottobre è uscito il quinto album di Piers Faccini, Between Dogs and Wolves. Se da un lato c’è una certa continuità con i dischi precedenti, non manca qualche elemento di rottura: alla solita delicatezza della musica e all’ormai consolidata carica emotiva dei testi, si accompagna un’atmosfera più cupa. In quasi tutti i brani c’è una malinconia di base, una tristezza velata che accompagna l’ascoltatore in una dimensione parallela. È il caso di “Feather Light”: la voce intensa di Piers canta: «So tired of falling here come the calling / but still you won’t reply / weary of wainting yours for the taking / I’ve nowhere left to hide».
Il livello è, però, sempre alto e coinvolgente. Questo contrasto tra luce e ombra, speranza e illusione si manifesta chiaramente in “Black Rose”. Non mancano, inoltre, rimandi alla musica celtica e alle ballate medievali.
La bravura di Faccini e la capacità di emozionare è palese, anche quando decide di cantare in francese in “Reste La Marée”.
Per la prima volta, il cantautore inglese propone anche un brano in italiano, “Il cammino”: le origini lo aiutano parecchio, non c’è il minimo difetto di pronuncia e le parole entrano dritte nell’anima.
L’album è un percorso fatto di contrasti, intimista. Faccini è capace di creare melodie sensuali e trasparenti, ma in certi momenti rischia di essere troppo cupo. I fan italiani potranno ascoltarlo nella seconda metà di marzo quando sarà protagonista di un tour tutto italiano e, oltre a suonare a Roma, Milano e Bologna, toccherà un po’ tutto lo stivale. Sarà l’occasione per scoprire questo cantautore ancora troppo poco conosciuto e apprezzare un album che, nel complesso, sa emozionare.
(Piers Faccini, Between Dogs and Wolves, Beating Drum, 2013)
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