“unastoria” di Gipi

di / 1 luglio 2014

In Italia, si sa, siamo molto legati alle tradizioni. E questo vale anche per la letteratura. Ha perciò destato scalpore – e continua a farlo – la presenza di Gianni Pacinotti, in arte Gipi, nella rosa dei 12 finalisti del Premio Strega 2014 proclamati lo scorso 11 aprile. Il motivo? Basta solo sfogliare unastoria (Coconino Press, 2013) per rendersene conto: non si tratta di un classico romanzo, né di un racconto, né di altra forma narrativa di consolidata tradizione letteraria. È infatti un graphic novel, ovvero un “romanzo grafico”, un genere che mescola gli ingredienti tipici del romanzo con l’immagine. Ma se la sua candidatura è stata accettata, cosa potrebbe avere di così sacrilego da far scandalo?

Innanzitutto, unastoria fonde due storie, dove passato e presente finiscono per confondersi in un unico amalgama, il cui collante è il legame di parentela tra i due protagonisti. Silvano Landi, scrittore cinquantenne affetto da schizofrenia improvvisa, viene rinchiuso in una clinica dopo essere stato ritrovato quasi incosciente su una spiaggia deserta. La sua follia prende le forme di un’anonima stazione di servizio e di un albero secco quasi privo di vita, che ritrae in alcuni suoi disegni, sottoposti all’analisi dei medici che lo tengono in cura. Landi aveva precedentemente recuperato le lettere che il nonno Mauro aveva spedito dal fronte durante la prima guerra mondiale, enucleata in tutta la sua brutalità. Da qui, si dipana anche la storia dell’avo: viene dipinto mentre combatte in trincea, mosso costantemente da un unico pensiero, cioè  il ritorno a casa dalla moglie e dal figlio.
 


Dunque, nel tessere due telai di storie parallele, Gipi sfrutta una tecnica ormai saldamente ancorata alla produzione letteraria dell’Occidente, l’entrelacement, che affonda le proprie radici nel romanzo francese medievale, per raggiungere piena maturazione coi poemi cavallereschi italiani del ’500. Si pensi all’Orlando furioso, in cui Ariosto per dare voce a ogni episodio abbandona quello che sta narrando per riprenderlo in un secondo momento dal punto in cui l’ha interrotto. L’autore, intelligente regista, taglia e cuce le scene, interrompendole e riavviandole al momento opportuno. Dovendo inoltre rappresentare piani temporali differenti, all’entrelacement si affianca il flashback, strumento narrativo utilizzato sin dagli albori della cultura classica. Insomma, all’autore del graphic novel di fatto non si può imputare alcun atto eretico nei confronti della nostra letteratura: è un nano sulle spalle di giganti autorevoli.

In più, se da una parte questa pratica di scrittura annulla il processo immaginativo con cui ogni lettore può creare da sé la storia nella sua mente, dall’altra ha il vantaggio di regalarci quella realtà così come è stata pensata dall’autore stesso; e in questo caso il magistero di Gipi è innegabile. Tra presente e passato l’autore interpone una differenza cromatica: se il presente èconnotato solo dal tratto nero e leggero di una matita su uno sfondo bianco, il passato assume le sembianze di una festa di colori per lo più scuri (in perfetta sintonia con il clima bellico, teso e incerto), quasi a comunicare che i ricordi possono sfuggire all’oblio, alla fugacità del tempo, per rimanere vividi e attivi nella memoria di ognuno di noi. Facendo uso sapiente dell’acquerello, con mano ferma e decisa, Gipi tratta il foglio di carta come fosse una tela, sfiorando le corde più sensibili del nostro io; e ci ricorda quanto, nella vita, sia importante non abbattersi mai, né di fronte all’invecchiamento del corpo né di fronte alla sofferenza, perché spesso è proprio il dolore a plasmarci e a fare di noi quel che siamo.

A questo punto, è lecita una domanda: la sua accoglienza allo Strega è forse il segnale che la cultura italiana si stia svecchiando e aprendo a nuove forme? Che il graphic novel possa rientrare nel canone dei generi tradizionali? La questione è ancora aperta.

Un consiglio, infine: abbandonate ogni pregiudizio, o voi che leggete!
 


(Gipi, unastoria, Coconino Press, 2013, pp. 128, euro 18)

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