“Antropometria” di Paolo Zardi
di Matteo Chiavarone / 19 ottobre 2010
Antropometria (Neo Edizioni, 2010), esordio letterario di Paolo Zardi, autore che abbiamo intervistato alla fiera del libro di Torino a maggio è finalmente uscito in libreria creando intorno a sé già un discreto interesse.
Lo scrittore padovano mostra tutte le sue carte mostrandoci una “vincente” raccolta di racconti, genere che non sempre riesce a raggiungere livelli accettabili, legati tra loro come attraverso vasi comunicanti.
I personaggi sembrano però soltanto sfiorarsi. Ognuno è sezionato centimetro su centimetro. Come se fosse palpabile la stessa esistenza. Mente, corpo, pelle, carattere, vizi, abitudini, paure, sentimenti. Tutto è messo in un calderone, tutto è studiato nei minimi dettagli.
Si oltrepassa la corteccia vitale per guardare oltre e oltre c’è un po’ di tutto, una variegata dispersione di colori e movimenti e gesti.
Esistenze in continuo movimento. In trasformazione. Reale e irreale creano diversi livelli di verità. L’inatteso – o l’impossibile – diventa qualcosa di immediato, consistente e palpabile. Uomini e donne si scontrano tra loro come in un vorticoso, a tratti violento e a tratti dolcissimo, turbinio. L’odio che diventa malattia o l’amore che supera ogni ostacolo di età, paternità e maternità, amicizia e sospetto.
Zardi mette in scena lo spettacolo della vita, nelle sue sfaccettature più profonde. Tutto è legato da un principio di disequilibrio e alterazione; principio che, anche se non tutti i racconti sono dello stesso livello, permette alla raccolta di avere un senso logico e un filo conduttore capace appunto di passare da un sentimento ad un altro.
Zardi non fa che una cosa, ma la fa benissimo: misurare alcune esistenze (“ideali” cavie umane) a supporto della letteratura come la scienza dell’antropometria studia il corpo umano nella sua totalità (e nelle sue componenti), a fini statistici, e a supporto degli studi antropologici.
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