“La letteratura è un cortile” di Walter Mauro
di Dario De Cristofaro / 1 febbraio 2011
La letteratura è un cortile. È questo il titolo dell’ultimo libro di Walter Mauro. Un titolo ambivalente, capace di rendere a pieno il senso di coralità che l’autore riesce a dare alla propria narrazione, ma anche perfetto per esprimere le personalità egotiste e da primattori proprie degli scrittori e degli intellettuali in genere. E Mauro, con una naturalezza narrativa che gli è consueta, racconta, emoziona, illumina con i suoi aneddoti, i suoi incontri, le sue amicizie, lui che può esser considerato, senza dubbio, uno dei testimoni più diretti della storia e della cultura italiana del ‘900.
Un cortile di amici, prima di tutto, quello di Mauro. A cominciare dai compagni di scuola con cui condivise l’antifascismo a Bari e il successivo periodo di prigionia nel carcere di Carrassi. Poi Roma, Parigi e tutto quel mondo meraviglioso venuto fuori dalle ceneri del dopoguerra. Gli incontri con Moravia, Morante e Pasolini; le lezioni universitarie con Ungaretti, che non terminavano mai nell’orario accademico ma si protraevano oltre, a casa del poeta, tra musica jazz e convivi letterari; l’amicizia con Rafael Alberti, la cui abitazione trasteverina era divenuta ben presto il centro dell’intellighenzia internazionale a Roma: «Sotto casa, passavano schiamazzando i ragazzi di Trastevere; all’interno, si ritrovavano tra gli altri, Sartre, Miguel Ángel Asturias, Philip Roth, Saul Bellow, James Baldwin».
Ma frequentare un cortile non significa solo condividere lo stesso amore per le “cose del mondo”. Vivere in un cortile vuol dire anche assistere e partecipare ai pettegolezzi, alle piccole invidie e ai dispetti tra vicini, soprattutto se si ha a che fare con intellettuali quali Roth («…la persona più scontrosa che abbia mai conosciuto»), Vargas Llosa («…come Moravia, può apparire un po’ superbo e presuntuoso») e Calvino: «Io considero Calvino il più grande scrittore del Novecento, ma la letterature è un cortile, nel senso dei pettegolezzi, dell’odio, del rancore, dei dispettucci tra letterati (tra questi bambini non cresciuti che battono i piedini dall’età della ragione alla morte), e Calvino, lo scrittore diverso da tutti, sembrava invece uguale a tutti nel frequentare uno dei vizi danteschi più riprovevoli, il sentimento dell’invidia».
Il libro di Mauro scorre su un doppio binario, come duplici sono stati i Soli attorno cui ha ruotato la vita stessa dell’autore: la letteratura e la musica. Esperto di jazz ed egli stesso musicista, Mauro non manca di ricordare incontri eccellenti anche in ambito musicale, come quando, insieme all’orchestra di studenti di cui faceva parte, andò ad aspettare all’aeroporto di Roma il grande trombettista Louis Amstrong, improvvisando When the Saints go marching in; o ancora quando fu testimone della travolgente storia d’amore tra Miles Davis e Juliette Gréco, consumatasi nell’arco di due settimane, tragicamente.
Potremmo definire, dunque, La letteratura è un cortile, una testimonianza continua e indispensabile del Novecento culturale, resa ancor più viva da una particolare colonna sonora, interamente strutturata su pezzi di jazz, musica che ha caratterizzato, nel profondo, il secolo scorso, un secolo di guerre e di genocidi, ma anche di grandi personalità e di importanti vittorie culturali e sociali.
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