“La classica faccia da pugile” di Jack London
di Dario De Cristofaro / 25 febbraio 2011
Esiste una lista nera in cui finiscono, per loro sfortuna, alcuni tra i più grandi autori della letteratura mondiale: penso a Manzoni, Dumas padre, Dickens, ma anche Collodi e Twain. Autori memorabili che solo pochi volenterosi si prendono la briga di rileggere, dopo anni passati a sbirciare disegni colorati o a scarabocchiare pagine scolastiche di inqualificabili riduzioni letterarie. È questa la sorte di chi finisce nella lista nera delle opere per ragazzi o per consumo scolastico.
Sorte che, almeno a giudicare da La classica faccia da pugile, edito da Mattioli 1885, rischia di essere rovesciata a colpi di piccole perle letterarie, armi insospettabili.
Questo libretto, di poco più di cento pagine, offre, infatti, al lettore attento, due magistrali racconti di Jack London, “Una bistecca” e “Il messicano”, dedicati allo sport della boxe, intrisi, però, di gran parte delle tematiche care allo scrittore americano. Due racconti di rara bellezza, capaci di risvegliare sentimenti reconditi, spezzare il fiato e, infine, commuovere chi ha la fortuna di imbattervisi.
Con il suo stile diretto e limpido, senza fronzoli, London regala spaccati profondi di una società in crisi, di un’America ancora in divenire, tra la povertà del proletariato e la rivoluzione messicana di inizio Novecento. Ed è qui la sua grandezza: attraverso la narrazione di due incontri di boxe, London riesce a parlare di altro, di combattimenti animaleschi, di lotta per la sopravvivenza, come, anche, di scontri di classe o tra differenti generazioni. Grandezza che viene sminuita, a mio parere, quando si considera questo autore unicamente come “scrittore del Grande Nord”, riducibile a una letteratura per ragazzi, spesso dimenticata o snobbata.
“Una bistecca” e “Il messicano” sono due racconti antitetici, nel loro essere parte di un medesimo nucleo tematico: descrivono, da due diversi punti di vista, la dura lotta combattuta dal giovane contro il vecchio, la resistenza di quest’ultimo per non soccombere, la solitudine di qualunque uomo di fronte alla disfatta. Da una parte Tom King, protagonista del primo racconto, un pugile ormai anziano, la cui unica forza deriva dalla necessità di sfamare la propria famiglia e non più da quella sete di gloria che lo caratterizzava da giovane; dall’altra parte Felipe Rivera, eroe de “Il messicano”, giovane misterioso e senza paura, che combatte per la rivoluzione e ha negli occhi, costantemente, i corpi senza vita dei genitori, uccisi, senza pietà, dai soldati di Porfirio Díaz.
“Una bistecca” e “Il messicano” portano con sé quel sapore epico proprio delle parabole letterarie incentrate sul genere umano: perfetti nei tempi narrativi e nelle immagini descrittive, capaci di appassionare il lettore fino al suo coinvolgimento totale nelle vicende narrate, questi due racconti possono essere considerati, senza ombra di dubbio, due piccoli capolavori della narrativa mondiale.
(Jack London, La classifa faccia da pugile, trad. di Mario Maffi, Mattioli 1885, 2010, pp. 110, euro 10)
Comments