“Miss Messico” di Enrique Serna
di Chiara Del Bravo / 15 marzo 2011
Miss Messico è il duplice racconto di una vita: duplice perché due sono i narratori, due sono le sequenze cronologiche e …due sono le verità.
Da un lato c’è Selene Sepùlveda, la protagonista, la ex-bellissima Miss Messico, attualmente mostruoso donnone che grazie all’artificio narrativo di un’intervista giornalistica procede al racconto della sua vita “dall’inizio alla fine”. Parallelamente, un narratore onnisciente ripercorre quella stessa vita “dalla fine verso l’inizio”… ed è nelle discrepanze tra le due versioni che si cela il fascino tragicomico del romanzo: tanto la versione di Selene Sepùlveda è commovente e popolata di ricordi, tanto la voce del narratore è spietata e impassibile nel suo procedere a ritroso. Grottesco risulta l’effetto del cozzare tra quei toni quasi idilliaci con cui si racconta la Miss, straripanti di nostalgia per un’innocenza perduta, e il fastidio diffuso provocato dall’aspetto odierno della protagonista ridotta ormai a uno scarto umano, sfatto e fatiscente, immancabilmente sgradevole.
Belle le ultimissime pagine in cui questa costruzione originale riesce a generare addirittura un senso suspense, proprio come nelle ultime pagine di un giallo, dopo aver scoperto l’identità dell’assassino, il lettore ripercorre l’intera vicenda e vede tutti i tasselli del puzzle rimettersi a posto.
Da segnalare inoltre, che l’autore di questo romanzo breve o racconto, Enrique Serna compare nell’antologia curata da Gabriel Garcia Marquez che raccoglie i nove migliori racconti messicani del ‘900.
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