“Comunque vada non importa” di Eleonora C. Caruso
di Chiara Gulino / 7 gennaio 2013
«Ecco una storia triste, dovevate immaginarlo che ne avrei trovata una, è quello che succede quando parli con la gente prima o poi t’incula con qualche faccenda lacrimosa».
Comunque vada non importa (Indiana Editore, 2012) di Eleonora C. Caruso, nuova e interessante voce del panorama letterario nostrano, blogger e autrice di fanfiction, è una storia commovente e spiazzante ma allo stesso tempo corrosivamente autoironica, sarcastica e cinica, avvitata, come è, alle paure e agli umori della protagonista.
Darla è una ragazza particolare che crede che la vera amicizia femminile esista solo in Sailor Moon. Cresciuta nella provincia di Novara tra la casa di campagna diroccata dei nonni e la città dall’altra parte del marciapiede, appartiene a quella generazione di attuali ventenni sospesa tra rinunce e rinvii, attanagliata perpetuamente dalla noia e dalla steresis aristotelica, la mancanza, la privazione assoluta di qualcosa di essenziale.
Comincia ad annoiarsi assai presto. È poco più che una bambina quando chiede alla nonna il permesso di tirare il collo a una povera gallina con la stessa naturalezza con cui «le altre bambine lo chiedevano per mettersi lo smalto». Ma Darla ha in comune con i suoi coetanei anche il non riuscire a concludere mai niente e i continui fallimenti. Così, dopo essersi assentata un attimo, soddisfatta, per lavarsi il sangue dalle mani assassine, una volta tornata in cucina vede, incredula, la gallina, che pensava già a bollire in brodo, venirle incontro con «il collo a penzoloni, tenuto appeso dalla ragnatela stracciata dei nervi, e […] con occhi vitrei». Quel giorno apprende una grande lezione di vita dalla nonna, persona dura e poco delicata: «Le bestie sono come gli uomini», le dice, «se li colpisci non devi lasciarli rialzare».
Se l’infanzia determina il carattere di una persona, allora la radicale e ontologica estraneità al mondo della ventiduenne Darla ha radici antiche e profonde: «L’umanità mi sconcerta e poi puzza».
Vissuta in un ambiente familiare anaffettivo e segnata dalla precoce scomparsa della madre, rifugge nel mondo delle anime, i cartoni animati giapponesi, e si trascura trascinandosi con sfinitezza per casa e lasciando come unica porta aperta con l’esterno quella virtuale della rete e dei social networks.
La situazione non migliora neanche quando dalla provincia si trasferisce a Milano per seguire suo fratello Andrea deciso a iscriversi all’università. Ben presto impara a detestare anche la metropoli lombarda, «città di strade sporche e spesso dissestate», a disinteressarsi degli studi e a uscire solo due volte al mese per acquistare fumetti. Diventa così come gli hikikomori, ragazzi giapponesi che non escono più di casa. Sprofondata in una poltrona sfondata e sformata dalla sua silhouette simile a quella di Jabba The Hutt di Guerre stellari, protetta da un muro di manga, vive circondata dalla sporcizia e da pacchetti di patatine aperti e mai finiti, frammenti, rimasugli di un’esistenza in rovina. E se ne sta lì come «un bozzolo indifferente, intrappolato dalla corrente». A trascinarla fuori, in qualche modo, interverrà la scoperta (che poi tanto scoperta non è) della malattia del suo problematico e omosessuale fratello e l’attrazione per il fidanzato di lui, Alessandro.
Su di Andrea, bello e intelligente ma dall’indole autodistruttiva, le aspettative della adorante madre hanno avuto l’effetto di una bomba atomica che lascia una terra desolata e devastata. Quella terra è il suo corpo, martoriato dalle cicatrici procuratesi e dal vomito autoindotto. Andrea, protagonista mancato per un altro romanzo, finirà in una clinica per disturbi alimentari mentre Darla e Alessandro si rimbalzeranno la palla della colpa tra sfuriate e rappacificamenti.
Comunque vada non importa è un romanzo sorprendente che tratta della maturazione differita e tardiva di una ragazza che in realtà dovrebbe essere già da tempo una donna, dei rapporti difficili fra padre e figlia e fratello e sorella, della incapacità di affrontare il dolore, la morte e l’amore. Un romanzo vero, denso di umorismo ma fondamentalmente duro, come spietata è con il suo personaggio l’autrice, che non mira all’empatia bensì alla distanza.
(Eleonora C. Caruso, Comunque vada non importa, Indiana Editore, pp. 224, euro 14,50)
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