“Bianca come il latte, rossa come il sangue” di Giacomo Campiotti

di / 2 aprile 2013

Dal best-seller di Alessandro D’Avenia (Mondadori, 2010) arriva Bianca come il latte, rossa come il sangue per la regia di Giacomo Campiotti, con Filippo Scicchitano (già visto in Scialla!), Luca Argentero e la partecipazione di Flavio Insinna.

Leonardo ha sedici anni e poca voglia di studiare. Gli amici lo chiamano Leo per la sua forza prorompente che lo porta a vedere il mondo solo in due colori: bianco come il vuoto, il nulla, la tristezza, la scuola; rosso come la passione, il calcetto, la gioia, i capelli di Beatrice, la ragazza più grande di cui è innamorato senza la forza di dichiararsi. Chiede aiuto a Silvia, amica di sempre e da sempre in silenziosa attesa che l’amicizia diventi amore. Trova il modo e il coraggio di parlarci e conoscerla, poi però Beatrice sparisce, non va più a scuola, si ammala, è leucemia, dicono a Leo. Lui la cerca e la ritrova all’ospedale senza più nessuno dei suoi capelli rossi. Il suo sangue sta diventando sempre più bianco. Si dispera, scappa, distrugge, litiga con Silvia che gli dichiara il suo amore, litiga con i genitori che non lo vogliono far diventare donatore di midollo, tinge la cameretta del bianco del vuoto. Parla con il giovane professore che, con un rapporto di finta rivalità e cazzotti sul ring, gli insegna a crescere, inizia ad andare a trovare Beatrice, la fa sorridere, stare bene, riprende a studiare con Silvia, capisce di averla sempre amata, con la benedizione della malata, e, nonostante tutto, alla fine sono tutti felici.

Romanzo di formazione attraverso il dolore (altrui e proprio) che spinge alla scoperta della responsabilità e alla maturazione, Bianca come il latte, rossa come il sangue non aggiunge molto all’argomento amore nel filone del cinema adolescenziale in Italia. Perpetrando una tradizione consolidata (Come te nessuno mai, Notte prima degli esami) il film reitera il tema della scoperta di un sentimento tra due amici di sempre dopo che il lui di turno si è innamorato di un’altra e ha chiesto all’amica aiuto per la conquista.

Campiotti e D’Avenia (anche sceneggiatore con Fabio Bonifacci, già dietro film apprezzabili come Notturno bus, 2007, Si può fare, 2008, Amici Bugie e Calcetto, 2008) complicano il sentimentale lieto fine con la malattia che rimuove l’ostacolo dell’illusione di un altro amore (o semplice passione).

Già vicino al cinema dei giovanissimi sin dal suo esordio con Corsa di primavera (1989) e soprattutto con il più recente Mai + come prima (2005), che già aveva introdotto la tematica della morte come momento di crescita per gli adolescenti, Campiotti prende, per il suo ritorno al cinema dopo otto anni di film per la televisione, un libro di enorme successo, arruola Filippo Scicchitano e lo colloca in un ambiente simile a quello del fortunato Scialla!, ma non riesce a trovare quell’equilibrio necessario per arrivare a un prodotto che vada al di là della semplice presa sul pubblico più giovane. Tutto in Bianca come il latte, rossa come il sangue è già visto, retorico, molto, troppo, giovanilistico. Le sentenze di educazione morale che sfornano il prof di Luca Argentero e la pallida Beatrice interpretata da Gaia Weiss sono di una banalità da sussidiario. La ricerca di una ragione trascendente per giustificare il dolore è abbozzata per elevare il registro con una nota di metafisica rassegnazione. Come la Beatrice dantesca a cui nel film si finisce per fare ovvio e trito riferimento, l’oggetto dell’amore di Leo è per lui cammino di elevazione non verso Dio, comunque nominato e sbeffeggiato a mezzo cellulare e T9, ma verso la maturità dell’essere umano, verso l’abbandono definitivo del purgatorio dell’adolescenza per l’età adulta. Che essa poi sia inferno o paradiso non è dato saperlo.

I momenti migliori, più divertenti, sono quelli con Flavio Insinna e Cecilia Dazzi, genitori di Leo, angosciati e indecisi tra comprensione e severità. Per il resto, Bianca come il latte, rossa come il sangue è un susseguirsi di cliché adolescenziali, di corse in leggero stile Muccino Bros., di voci narranti cariche di pathos, di atroci canzoni dei Modà e sentimenti sempre positivi e vincenti.

Probabilmente avrà un grande successo.

(Bianca come il latte, rossa come il sangue, di Giacomo Campiotti, 2012, Commedia, 110’)

  • condividi:

Comments

News

effe

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

Archivio