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“L’inconveniente di esistere”. A tu per tu con Fabio Carapezza
di Angelo Gasparini / 10 giugno
Pochi giorni fa, presso la Società Parmense di Lettura e Conversazione, si è svolta la presentazione del libro L’inconveniente di esistere, raccolta di racconti di Fabio Carapezza. Quello dello scrittore, non è un vero e proprio esordio ma, piuttosto, un esordio circoscritto all’ambito della narrativa. In passato, infatti, si era già messo in luce per la raccolta di poesie Pezzi di vetro (1993) e per aver pubblicato una poesia sulla rivista Poesia, la prestigiosa pubblicazione di settore edita da Andrea Crocetti editore. Prima della lettura, dell’attenta introduzione della professoressa Guastalla e del bell’intervento dello scrittore Alessandro Soprani, ho avuto modo di intervistare il poeta e filosofo parmigiano …
Da dove nasce l’esigenza di un libro sul disagio sociale?
Nasce dal profondo, lo si vive intimamente ed è un magma che attende solo l’occasione per uscire ed esplodere in tutta la sua sofferta pienezza. A un certo punto, inizi a scrivere e metti su carta tutto quello che hai dentro. La strada ha un potere creativo, a mio avviso, è da lì, dalla mia esperienza di tutti i giorni che nascono i miei racconti.
A tuo avviso, sono causa del disagio più i valori troppo radicati o l’assenza di valori?
Più che altro, le speranze deluse e la crudezza del quotidiano, l’uomo che non sa più confrontarsi a una realtà improntata al possibile perché da essa si sente oppresso.
Nel tuo libro il “male di vivere” è radicato nei più vari e ampi ambiti e classi sociali. Secondo te, c’è una categoria che ne risente di più?
No, è un dolore che sgorga spontaneo; l’ambito a cui mi sento di circoscriverlo è quello del surreale, dello spirito, dell’intimità più profonda di ognuno di noi.
Moravia scrisse un libro dal titolo “L’Automa”, denunciando l’alienazione della nostra società, una società privata dell’autocoscienza. L’autocoscienza, per te, rappresenta più un mezzo salvifico o una causa di frustrazione?
La vita , per me, è possibilità, tutto è estremamente incerto, l’autocoscienza ci aiuta – un questo senso – a esplorare le regioni della speranza. La parola che chiude il mio libro è un “forse”.
Tu sei un poeta oltre a essere uno scrittore. Quanto ha inciso la poesia sulla tua scrittura e, viceversa, quanto ha influito la scrittura sulla poesia.
Moltissimo, è una reciproca influenza. Mi hanno detto che molte pagine sono veramente liriche, dei veri e propri passaggi poetici.
Sappiamo che sei un’anima cosmopolita. La tua denuncia è rivolta alla società, in genere, o è – in qualche modo – legata all’Italia?
Tocca un po’ tutto, ma, in particolare, l’uomo in sé e cerca di ispezionare lo spirito umano.
Tornando alla poesia … Quale funzione investe e cosa ti senti di dire ai giovani che si avvicinano a essa?
Sicuramente, ha un valore di denuncia, un valore molto forte … il valore morale deve vincere il narcisismo del pavone. Purtroppo, l’editoria l’ha spesso bocciata ma i giovani no, continuano ad appassionarsi a questo tipo di scrittura e dovrebbero continuare a farlo, seguendo quello che hanno dentro.
L’inconveniente di esistere è la raccolta di racconti d’esordio di Fabio Carapezza. Il libro è, in un cero senso, un saggio-inchiesta che utilizza l’escamotage del racconto. L’autore, infatti, cogliendo le più svariate occasioni della vita quotidiana cerca di scandagliare, da ogni prospettiva, le più profonde e inconfessabili ossessioni dell’animo umano. I personaggi di Carapezza sono dei perfetti identikit umani, sono persone fatte di carne, dolcezza, speranze e delusioni, terribilmente imprigionate nelle proprie esistenze. Vite vissute con il fiatone e, alcune volte, in preda a un vero e proprio sdoppiamento. L’accettazione dello status quo non è rassegnazione, bensì lotta. Una lotta durissima, contro se stessi prima di tutto. A volte s’intravede la luce, una luce flebile che – il più delle volte – si rivela illusoria e riporta sulla strada maestra, la vita di tutti i giorni con i suoi schemi consolidati ed i suoi esiti incontrovertibili. Tuttavia, la vita è probabilità e per sapere il risultato dell’equazione non rimane che vivere e lottare, portando sempre con sé i propri sogni e le proprie ansie pregresse. Il libro di Carapezza è, prima di tutto, un’inchiesta psicologica, un viaggio all’interno dello spirito umano e dei suoi moti più intimi. Inoltre, seguendo un’ideale filo conduttore, s’inserisce nella tradizione di quei libri i cui personaggi sono dei soggetti comuni e allo stesso tempo problematici, come lo erano i protagonisti di Gente di Dublino, di James Joyce. L’autore sceglie il racconto breve per dare più risalto alla storia in sé, per fare in modo che il lettore non si perda nello studio del personaggio. Questo procedimento, ci è confermato dall’utilizzo di nomi fittizi tipo Dottor F. o Soggetto Numero Uno. Un libro tutto da leggere. L’edizione è stata elegantemente curata da Demian Edizioni e impreziosita dal breve ed efficace intervento di Alessandro Soprani.