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“Verrai a trovarmi d’inverno”. A tu per tu con Cristiana Alicata

di Matteo Chiavarone / 5 luglio

Ciao Cristiana, grazie per la chiacchierata. Con “Verrai a trovarmi d’inverno” ci racconti in un certo una storia dolcissima anche se dolorosa. In alcuni tratti sembra un film, in altri una fotografia. In altri ancora squarci di vita reale osservati con gusto voyeuristico. Cosa hai voluto raccontare con questo libro?

Volevo raccontare come si scioglie il nodo della crescita, come avvengono i cambiamenti interiori… soffermarmi su degli attimi che messi insieme fanno l’esistenza di ognuno di noi. Non viviamo una vita da favola e nemmeno tragica…spesso la letteratura contemporanea racconta cose sdolcinate o infinitamente tragiche, come se non ci fosse più la capacità di uscire dagli schemi imposti. Nessuno racconta più la realtà complessa, come se non avesse cittadinanza narrativa.

Da dove fiorisce la forza e la capacità di vincere le battaglie e le paure?

Dal dolore. Sempre.

Le due ragazze protagoniste del libro sono in cerca di una propria identità sessuale, di una famiglia, di una comunità. Cos’è che non permette al nostro paese di accettare quello che a conti fatti è un gran bisogno d’amore?

Un pregiudizio superficiale alimentato dall’incapacità della politica di scioglierlo come una noce di burro. Basterebbe che la politica non balbettasse su certi temi per fare sembrare tutto più giusto e naturale.

Tu fai politica e vivi in Italia, connubio spesso difficilissimo. Cosa cambieresti in questo paese? La risposta in realtà già lo so…

Cambierei la classe dirigente di vecchi maschi bianchi eterosessuali che tiene il Paese sotto il gioco di un monolite culturale. Non è che non li voglio più, ma adesso è necessaria una contaminazione più rapida ed attuale. Ci sono interi pezzi di Paese che non hanno rappresentanza, il cui racconto non è un vissuto, ma solo una statistica e non parlo dei omosessuali, ma in particolare di giovani e donne… e tramite loro il paese sarà migliore anche per noi. Ti confesso che a volte sembra tutto talmente marcio e inamovibile che mi viene voglia di vivermi la mia vita senza combattere, magari a Copenaghen. Ma non riesco a darla vinta al sistema.

Matrimonio civile gay senza se e senza ma. Quali possono essere le parole che la politica e perché no la letteratura potrebbero usare per raggiungere questo obiettivo, questo diritto a mio avviso sacrosanto?

Raccontarlo nei contenuti e non come una pantomima. Dirne i doveri e non usarlo come una clava. E smettere di usarlo in contrapposizione a modelli di famiglia diversi. E’ così semplice che si comprende bene la totale mala fede di qualsiasi politico sia contrario.

Ti aspettavi il successo al Salone del Libro di Torino? Cosa ti aspetti adesso?

Non me lo aspettavo anche se ho con Torino un bellissimo rapporto. Il libro sta già andando in ristampa, mi dicono che il distributore continua a fare ordini a 3 cifre. Che dirti…sto a guardare e mi godo questo momento con umiltà, il libro non è più mio ormai, come tutti i libri quando escono dalla casa di chi li scrive.

Novità in cantiere? Quando cadrà Berlusconi ti presenti in politica? Altro libro?

Sto scrivendo un altro libro. Ma ci metterò un sacco di tempo. Non lo so, mi metterò al servizio del Paese e di Roma. Vedremo.

Grazie mille, a presto.