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“Ai confini del mondo” di Giorgio Fornoni
di Dario De Cristofaro / 30 luglio
L’Ordine dei giornalisti ha impiegato trent’anni prima di consegnare a Giorgio Fornoni il tesserino di giornalista, come riconoscimento per i lavori realizzati fino ad allora. Trent’anni durante i quali il reporter originario della Val Seriana ha raccolto reportage e interviste in decine di paesi della Terra, ha raccontato guerre nascoste e conflitti passati inosservati davanti agli occhi dormienti dell’Occidente, ha dialogato con personaggi del calibro di Rigoberta Menchù (Premio Nobel per la Pace), di Monsignor Carlos Felipe Ximenes Belo (arcivescovo di Dili, Timor Est) e ancora, della giornalista russa Anna Politkovskaja e del Sub Comandante Marcos. Ha rischiato la vita svariate volte, una per tutte in Afghanistan quando si è trovato sotto il fuoco incrociato dei Talebani e dei ribelli di Massud.
Giorgio Fornoni è un testimone, prima di essere un giornalista: va sul posto per vedere i fatti con i propri occhi, per sentire voci inascoltate, per poi tornare e raccontare. Giorgio Fornoni, capelli lunghi e lisci, barba che gli cresce solo sul mento, e quell’unico lasciapassare, «un cartoncino plastificato di 6 centimetri per 10 che reca la scritta “Press”, la sigla Unpf (United Nations Peace Forces)», ottenuto in Bosnia, mentre infuriavano i bombardamenti. Giorgio Fornoni e la sua bussola interiore, il cui unico Nord è la ricerca dell’uomo, della sua condizione di sofferenza, della sua precarietà: «Mi interessa la precarietà dell’uomo. Non riesco a immaginarmi lontano dall’umanità che soffre».
Ma, come spesso accade, le voci come quella di Fornoni, purtroppo, rimangono inascoltate, tanto da trovar spazio, almeno all’inizio, unicamente sulla rivista mensile dei missionari monfortani, “L’Apostolo di Maria”. Poi, finalmente, si accorgono di lui Giovanni Porzio, di “Panorama”, e Milena Gabanelli, di “Report”.
Ai confini del mondo – Il viaggio, le inchieste, la vita di un reporter non comune, edito da Chiarelettere lo scorso novembre, costituisce un piccolo scrigno prezioso di interviste e testimonianze raccolte da Fornoni a partire dal 1993, con l’articolo sui brogli elettorali in Angoli, fino ad arrivare alle “conversazioni” con Grigorij Pomerac, intellettuale russo sopravvissuto ai gulag staliniani e con Laurent Nkunda, leader del Cndp, il Congresso nazionale per la difesa del popoli in Congo. Arricchisce ulteriormente il materiale cartaceo il DVD allegato alla pubblicazione, in cui si vedono filmati originali girati dal reporter indipendente sui luoghi di guerra, «con la videocamera puntata sul mondo e l’anima rivolta all’universo». Completano l’opera i contenuti extra che includono le interviste video inedite al Dalai Lama, a Anna Politkoskaja e a George Coyne.
Il cofanetto di Ai confini del mondo, oltre a darci testimonianze vive e reali del mondo che ci circonda, ma che a volte, preferiamo ignorare vigliaccamente, ci regala anche l’immagine di un uomo acuto e coraggioso, capace di alternare alla vita quotidiana (almeno per sei mesi all’anno!) nel suo studio commerciale, la passione per la verità, sempre pronto a raccontare la condizione umana, a «documentare e testimoniare le guerre nel mondo con l’attenzione indirizzata principalmente all’uomo che soffre».