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I tablet da leggere

di Roberto Inversa / 7 dicembre

Nell’ultimo mese sono stati portati al fianco dell’editoria due colpi ben assestati.
Dico al fianco, perché il mondo dell’editoria elettronica è ancora talmente acerbo che, almeno qui in Italia, certe notizie emergono dal sottobosco di blog e siti specialistici o per appassionati soltanto se possono essere accostate a eventi mediatici più generali (vedi le folle impazzite per l’uscita di un nuovo iPhone e i conseguenti servizi su tutti i tg).
Dico al fianco anche perché il mercato dei libri elettronici ancora si attesta su percentuali bassine, nonostante sia l’unica cosa che cresce (insieme al settore dei dispositivi mobili) in questo momento di economia stagnante.
Nell’ultimo mese sono stati posti sulla piazza due colpacci, due nuovi lettori di eBook: il Kindle Fire e il Nook Tablet. Sono lettori particolari perché non hanno il “classico” schermo a inchiostro elettronico, in scala di grigi e con una lentezza di cambio pagina che mai ci si aspetterebbe da un apparecchio digitale. Sono particolari perché si avvicinano al meraviglioso mondo dei tablet, quegli strumenti reinventati ormai due anni fa con l’iPad. Ciò significa che con questi due lettori, o eBook reader, Amazon e Barnes & Noble vogliono dare una scossa agli eBook, abituando i lettori a dispositivi molto più evoluti degli statici schermi e-Ink. Questi due tablet portano sulle pagine virtuali dei libri elettronici il colore, la voce, il movimento… insomma tutto quel valore aggiunto già decantato per gli eBook ma mai ancora realizzato. Ciò è possibile grazie agli schermi (a cristalli liquidi) e al sistema operativo (Android, quello degli smartphone anti-iPhone): sfruttando i nuovi linguaggi del Web (html5, per chi fosse più avvezzo a queste cose) su tali dispositivi sarà possibile avere libri davvero avanzati, che faranno sicuramente la differenza spingendo i lettori, se non a preferire, almeno ad avere delle ragioni per scegliere se passare o meno al digitale.

Tutta questa spinta è data, inizialmente, da movimenti interni al mondo dei libri elettronici: l’idpf, l’organizzazione che si occupa di sviluppare lo standard per gli eBook, ha lanciato, lo scorso ottobre, la terza versione del formato open ePub. Nel giro di pochissimo tempo anche Amazon, che per il suo Kindle ha sempre usato un formato proprietario, ha aggiornato quest’ultimo rendendolo compatibile con i linguaggi di cui sopra (html5, JavaScript etc.). Eccoci, dunque, pronti al balzo verso i libri elettronici avanzati. Qualcuno li chiama (orrore!) enhanced books.
Ma c’è di più: una strategia di mercato. Amazon ha dichiarato nei giorni scorsi che venderà la nuova linea Kindle in 16000 punti vendita “fisici”: è chiaro che il progetto è di portare sempre più utenti dal negozio fatto di scaffali, dove compreranno il Kindle, al negozio virtuale di Amazon, dove i nuovi lettori potranno, anzi dovranno, comprare i contenuti che faranno di quel Kindle un oggetto fruibile.
Strategia simile, ma al contrario, per Barnes & Noble che, già libreria fisica, si (ri)lancia verso il digitale vendendo uno strumento (il Nook) che lega chi lo compra alla casa produttrice (B&N, appunto).
Nonostante si basino sul sistema operativo Android (notoriamente software libero), entrambe le case ne utilizzano una versione altamente personalizzata, che, in sostanza, blocca le libertà  di chi compra lo strumento: su un Kindle Fire non si ha libero accesso a tutte le applicazioni (è un tablet, non può limitarsi a fare da lettore eBook) del market Android, bensì a un ristretto numero di queste approvato da Amazon. Idem per Barnes & Noble. Ciò significa: hai il Nook Tablet, è bellissimo, ma puoi farci solo ciò che B&N ti permette di fare.
Il Nook Tablet e il Kindle Fire sono indubbiamente due colpi al fianco, perché danno ai lettori qualcosa di effettivamente diverso a scapito, però, della libertà di scegliere dove acquistare i propri contenuti. Per il momento questa pratica sembra andar bene, ma che succederà quando gli utenti avranno una maggiore consapevolezza di ciò che acquistano o semplicemente la necessità di acquistare altrove?
Ultima domanda: questi dispositivi pongono B&N e Amazon nella posizione di essere contemporaneamente rivenditore e distributore per le case editrici. Sarà l’inizio di un nuovo monopolio dei grandi? Se ciò che più pesa sui bilanci degli editori (e sul prezzo dei libri) è oggi proprio la distribuzione, come reagiranno quando invece di questa avranno a che fare con una multinazionale tuttofare?

Resta da vedere come andrà. Però, viste le differenze del mercato nell’era di Internet con il vecchio mercato di merci fisiche, c’è da credere che atteggiamenti monopolistici non solo verranno avversati dagli addetti ai lavori, ma addirittura resi “inoffensivi” dai nuovi padroni del mercato: i consumatori.