Cinema
“Dragon Trainer 2” di Dean DeBlois
di Francesco Vannutelli / 15 luglio
Tornano Sdentato, Hiccup e tutti i vichinghi della Dreamworks in Dragon Trainer 2, secondo capitolo della saga di animazione tratta dai libri per bambini di Cressida Cowell iniziata nel 2010.
Ormai nell’isola di Berk regna la pace. Grazie alla lezione di Hiccup gli umani non temono più i draghi ma hanno imparato a conviverci, ad amarli e a servirsene. Stoick, padre di Hiccup e capo dell’isola, ha scoperto le virtù di leader del figlio ed è pronto a lasciargli il suo posto sul trono. Hiccup non è più il ragazzo solitario e incompreso, è un eroe per tutti, ma il ragazzo non vuole governare, preferisce esplorare il mondo cavalcando Sdentato, la Furia Buia che lo aveva per primo avvicinato ai draghi. È proprio durante un viaggio di esplorazione che i due si imbattono in un gruppo di cacciatori di draghi che rapisce le creature per consegnarle a Drago Bloodfist, un vichingo rinnegato che vuole dominare ogni tribù sfruttando il potere dei draghi. L’obiettivo di Bloodfist è scovare l’Alpha, il drago che comanda tutte le altre creature per prendere il suo posto e ottenere l’obbedienza. Nel tentativo di contrastarlo, Hiccup scoprirà la verità sulla sparizione di sua madre, quando era solo un neonato.
Dragon Trainer 2 fa passare del tempo tra la fine del primo episodio e i nuovi avvenimenti. Hiccup, Stoick e gli altri vichinghi di Berk sono cresciuti, hanno imparato a conoscere quelli che prima erano i loro nemici, a capirli e a vivere con loro. Sotto l’apparenza della favola nordica, il primo Dragon Trainer si era mostrato capace di stupire per la capacità di comunicare valori importanti come l’accettazione del diverso (i draghi) e la necessità di dare ascolto alle nuove generazioni (il rapporto Stoick-Hiccup) per trovare soluzioni nuove alle difficoltà. È una forma di narrazione adulta, capace di rischiare azzardi difficili da digerire come l’amputazione della gamba di Hiccup, nel finale, che non si accontenta di rivolgersi al pubblico dei più piccoli ma vuole conquistare tutti.
C’era riuscito. La coppia di autori DeBlois-Sanders, quest’ultimo già sceneggiatore degli ultimi grandi successi 2D Disney (La bella e la bestia, Il re leone), aveva realizzato un esempio di intrattenimento di altissima qualità che coniugava la spettacolarità della realizzazione tecnica con l’approfondimento della scrittura.
Dragon Trainer 2 parte con le stesse premesse, nonostante il passo indietro di Chris Sanders rimasto solo come produttore esecutivo. Ancora una volta, dietro l’apparenza della storia per bambini si legge un contenuto ulteriore di valori fondamentali (curiosità, rispetto, responsabilità) con un tono che evita di essere pedagogico ma d’esempio, nella migliore tradizione favolistica. È chiaro come DeBlois abbia avuto modo di assorbire, oltre alla tradizione disneyana occidentale, il modello offerto dallo Studio Ghibli di Miyazaki, sia sul piano dei contenuti rivolti alla cura e al rispetto dell’ambiente come espressione naturale della simbiosi tra uomo e natura, sia negli elementi visionari, in particolar modo nella figura del drago Alpha che sembra uscire direttamente da La principessa Mononoke.
Quello che non riesce però rispetto al primo capitolo è il passaggio a un livello più alto, a qualcosa che oltre la spettacolarità e l’emozione, comunque perfettamente dosate e distribuite, elevi Dragon Trainer 2 nella categoria del memorabile, che lo definisca come un modello a cui guardare per il cinema di animazione. Siamo, comunque, sopra la media della produzione attuale, per la cura particolare a dettagli come la fotografia, realizzata con la consulenza del collaboratore storico dei fratelli Coen Roger Deakins, per l’uso calibrato della tecnologia 3D, senza ridondanza di picchiate e voli imprevedibili ma sapientemente sfruttato anche in funzione della profondità di campo.
(Dragon Trainer 2, di Dean DeBlois, 2014, animazione, 102’)