Musica
“Partenza” di Fantasmi, Mai stato altrove e Joe Victor
di Luigi Ippoliti / 22 ottobre
Se si deve pensare al cuore di Bravo Dischi, nuova etichetta indipendente, non si può non pensare a Le Mura, club romano collocato a San Lorenzo che negli ultimi anni si sta distinguendo per offerta, qualità e competenze. È qui, infatti, che quattro ragazzi spendono gran parte del loro tempo: sono tutti musicisti che si ritrovano giorno dopo giorno a sudare, a impegnarsi, a lavorare, a divertirsi. Ed è qui che nasce l’idea di unire le proprie forze e tirare su un etichetta che promuova, senza alcun limite dettato dai generi, “buona (e brava) musica” – come dicono loro stessi.
I discorsi sul come, il perché, tutti i contro – di matrice economica – che possono derivare dalla scelta di dare vita a una nuova etichetta, oggi, con la crisi, la mancanza di stimoli da parte della gente per uscire e andare ad ascoltare uno sconosciuto, Amazon, la pirateria, sono questioni importanti, roba su cui ragionare. Ma ci soffermiamo a parlare solo dell’aspetto qualitativo, dal tipo di proposte, dalla musica – il tutto verrà approfondito successivamente, quando usciranno i dischi veri e propri.
Scelti i primi tre gruppi: Fantasmi, Mai Stato Altrove, Joe Victor. Tre gruppi con una propria identità ben distinguibile, approcci alla musica diversi, con una potenza espressiva non trascurabile. Scelta la modalità per inaugurare questa nuova avventura: uno split di sei pezzi (due per ognuno dei gruppi sopra citati) dal titolo Partenza. Semplice, diretto, sincero. Una partenza vera e propria, l’inizio di un progetto, la sicurezza di aver dato il via a qualcosa.
Si inizia con il primo dei due pezzi dei Fantasmi, “Notte”. Poche frasi cantate, flash di qualcosa che è successo e che sembra essere oramai irreversibile, sullo sfondo un tappeto fatto di un loop di voci ed elementi che un po’ alla volta entrano in scena sfociando in un’apertura strumentale, accompagnata da un bel riff, che sembrerebbe il pre di qualcos’altro; la tensione viene repressa – e in questa repressione esce fuori la forza del brano, nobilitando ciò che gli è preceduto -, e lasciata fluire in un outro classico. “Kimi”, il secondo brano, che si distacca dal precedente per una maggiore frequenza di bpm, dove spicca un riff à la Strokes, è interessante per il triplo passaggio dinamico caratterizzato da due cambi di accenti della batteria che si incastrano mano a mano, fino al terzo cambio di accento, che rallenta il pezzo producendo una frattura, un momento di stacco che fa da collante alla parte finale.
Due note di synth basso intrecciate a un rhodes accompagnano il cinismo di “City Life”, il primo dei due brani di Mai stato altrove, che sembra una sorta di manifesto di una generazioni allo sbando che vaga per la città perché «in fondo non ha un cazzo di niente da fare». Un viaggio individuale lungo le strade, le stradine, la tangenziale, dove anche il cielo pare essere parte integrale della composizione della città. Riuscire solo guardarsi intorno, gustarsi i turisti (un parallelismo sofisticato sull’essere turista della propria vita): c’è molto di drammaticamente vero e molto di drammaticamente sincero. Sembra esserci un filo conduttore, da un punto testuale, che lega “City Life” a “Sogni”, la seconda traccia. Una medesima sensazione di fondo, una disperazione contemplata e contemplabile, senza resa delle armi: quelle, le armi, non ci sono neanche mai state, in un brano che negli arrangiamenti può ricordare qualcosa di pop italiano anni ’60 – ’70 e qualche lavoro dei primi Baustelle.
Joe Victor si distingue maggiormente per la scelta della lingua, non più italiana, ma inglese. Ci si trova di fronte a qualcosa di già ascoltato, ma allo stesso tempo di mai ascoltato, un connubio di tradizionale e fuori dagli schemi che sprigiona due brani massicci dove la voce spicca per potenza e raffinatezza. “School Bus” è un pezzo camaleontico, dove c’è Prince, I Creedence Clearwater Revival, il folk americano, il soul. Qualcosa di estremamente elegante che non ha avuto paura di sporcarsi le mani. “Slip Away” è una ballata di una bellezza cristallina, contraddistinta dai contrappunti della chitarra acustica, con continui cambi di scala, passaggi di accordi minori a maggiori, che segnano un percorso dove la voce si adegua con naturalezza: sembra di essere di fronte a un Neil Hannon dei The Divine Comedy affiancato da un gruppo country di Nick Cave.
Bravo Dischi produce uno split dalle ottime potenzialità, puntando – per ora – su tre gruppi che possono avere nel tempo degli sviluppi diversi tra di loro, ma sicuramente importanti. Ora è necessario aspettare l’uscita dei tre album per capire cosa sono realmente i Fantasmi, Mai Stato Altrove e Joe Victor.
(Fantasmi, Mai Stato Altrove, Joe Victor, Partenza, Bravo Dischi, 2014)