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“Lungs” di Duncan Macmillan

Cosmogonia minima della vita di coppia

di Federica Imbriani / 27 marzo

Lui e Lei sono all’Ikea quando, senza preavviso, come in un remake a dimensione umana del big bang, due particelle di pensiero si scontrano ed esplodono facendo nascere il pensiero della vita. Questo è l’afflato iniziale, il primo respiro, che gonfia i polmoni – Lungs – di Duncan Macmillan, giovane drammaturgo e regista inglese vincitore di diversi premi tra cui il Best New Play at the Off West End Awards, nel 2013.

Come in una vera cosmogonia, dopo il primo impatto tra le particelle il movimento creativo si fa convulso. Il dialogo serrato, scomposto, tra Lui e Lei è una fucina di spunti ed ecco stelle e pianeti nascere e morire quando l’idea di mettere al mondo un figlio conduce a calcolare il suo impatto ecologico sul pianeta, quando i due iniziano a domandarsi come farà una nuova vita a farsi spazio in un mondo pieno di brutture, quando la coppia si lascia contagiare dall’ansia globale per il terrorismo, la guerra e l’instabilità politica.

Ecco l’era glaciale ibernare la vita sulla neonata Terra quando nemmeno il sesso è più l’espressione calda e passionale dell’amore, ma l’impacciato tentativo di far collimare carne e cuore perché tutto concorra all’alchimia perfetta della creazione della vita.

Ecco la corsa – al fast forward, come nei documentari – dai pesci ai dinosauri passando per il ciclo che salta, il test di gravidanza, la telefonata alla mamma, le nausee.

Ecco la seconda era glaciale dopo l’impatto del meteorite, l’aborto spontaneo che uccide tutti gli esseri viventi, spella la terra come un’arancia tagliata a vivo, ne espone le viscere, la desertifica per ere ed ere.

Ecco la prima pioggia, le lacrime che si versano il giorno in cui Lui e Lei si incontrano di nuovo. E ancora pioggia, ancora acqua, ancora lacrime e umori e sudore quando si torna ad amarsi, ad abbracciarsi. Non sarà l’Homo Sapiens Sapiens, almeno non subito, ma alla fine, il destino della Terra si compie, nasce un bambino, una persona.

L’opera di Macmillan è assolutamente contemporanea. Magistralmente simili al parlato nella traduzione di Matteo Colombo, i dialoghi che tratteggiano questa feroce piccola vita di coppia hanno la forza del pensiero reale, l’odore del sentimento che si respira per le strade, il colore, il suono e il sapore che ha il nostro tempo. Hanno, soprattutto, la capacità di parlare ad un pubblico transnazionale – ancorché occidentale – amplificata dalla regia di Farau che coniuga una scena vuota, pochi gesti essenziali e le capacità di due attori eccellenti.

Si deve fare uno sforzo per scovare la tecnica dietro le lacrime di Sara Putignano o dietro le espressioni basite di Davide Gagliardini. Putignano e Gagliardini vivono, infatti, il testo in maniera emozionante e sono capaci di offrire un’ora e quarantacinque minuti pieni e senza cali di tensione. Lungs rappresenta una rarità, assolutamente consigliato, per credere ancora alle possibilità inattese che la vita offre nonostante le nevrosi della coppia contemporanea e il peso dell’etica ecologica dei nostri anni.

Lungs di Duncan Macmillan

di Duncan Macmillan

traduzione di Matteo Colombo

regia Massimiliano Farau

con Sara Putignano e Davide Gagliardini

Teatro dell’Orologio – dal 17 al 29 marzo 2015

LA CRITICA - VOTO 9/10

In un remake a dimensione umana del big bang, due particelle di pensiero si scontrano ed esplodono facendo nascere il pensiero di una nuova vita. Questo è Lungs, del drammaturgo inglese Duncan Macmillan, assolutamente consigliato, per credere ancora alle possibilità inattese che il destino offre nonostante le nevrosi della coppia contemporanea e il peso dell’etica ecologica dei nostri anni.