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Cinema

“Going Clear: Scientology e la prigione della fede”
di Alex Gibney

Cosa fa veramente una delle religioni più diffuse di Hollywood

di Francesco Vannutelli / 3 luglio

Per chi non la conoscesse, Scientology è una setta religiosa molto attiva e influente negli Stati Uniti fondata nel 1954 da L. Ron Hubbard, scrittore di gialli e di fantascienza particolarmente produttivo prima della seconda guerra mondiale (detiene quattro record nel Guiness dei primati, come autore più prolifico di romanzi e audiolibri e come autore più tradotto al mondo, per l’opera generale e per la singola opera La via della felicità). Nel dopoguerra, Hubbard sviluppò un sistema di autoaiuto basato sul suo testo Dianetics e iniziò a fare conferenze in giro per gli Stati Uniti ottenendo una sempre maggiore popolarità. La Dianetics costituisce il nucleo di quella che diventerà poi la Chiesa di Scientology.

Ancora oggi, a più di cinquant’anni dalla fondazione, non si capisce esattamente cosa sia Scientology e cosa faccia. Si conoscono alcuni dettagli del metodo: in pratica, la Chiesa sostiene che ognuno di noi ha un demone – chiamato thetan – all’interno che va espulso attraverso intense sedute di autoanalisi di fronte a un auditore che scandaglia il livello di profondità delle rivelazione con un e-meter, una macchina inventata da Hubbard, senza alcun fondamento scientifico, che permetterebbe di misurare l’intensità del pensiero. A questo percorso si accompagna una teoria cosmogonica che prevede alieni, umani ibernati lasciati a dormire all’interno di vulcani e altre cose del genere. Nonostante si sia diffusa in tutto il mondo, solo alcuni stati l’hanno riconosciuta ufficialmente come religione. Non esistono cifre esatte sul numero di fedeli iscritti (secondo l’organizzazione sono più di otto milioni, altre fonti esterne riducono a non più di cinquecentomila adepti). Nella fase di ascesa e consolidamento della Chiesa negli Stati Uniti se ne parlò molto per i problemi legati al fisco. La cosa certa è che negli ultimi trent’anni ha ottenuto una visibilità enorme grazie a due sue esponenti di primo piano: le star John Travolta e Tom Cruise che hanno collegato i momenti più brillanti della loro carriera con un’attività di propaganda del culto (Travolta ha recitato anche nell’imbarazzante Battaglia per la Terra, tratto dal romanzo più noto di Hubbard).

Per fare chiarezza su tutto ciò che è Scientology e su quello che non è, il documentarista Alex Gibney (nel 2008 ha vinto l’Oscar per il documentario Taxi To the Dark Side che parlava delle torture nel carcere di Abu Grahib) ha realizzato Going Clear: Scientology e la prigione della fede partendo dal libro di Lawrence Wright Going Clear: Scientology, Hollywood and the Prison of Belief. Il libro di Wright raccoglieva testimonianze e interviste di adepti della Chiesa e di fuoriusciti per ricostruirne la storia e le dinamiche interne. Gibney ha fatto lo stesso tipo di lavoro, affidandosi soprattutto alle testimonianze di ex fedeli che hanno abbandonato il culto con vari livelli di delusione.

Per quello che riguarda la storia di Scientology è importante sottolineare come la prospettiva offerta da Gibney riveli tutta la fragilità di Hubbard, uscito piuttosto provato dall’esperienza bellica, al punto da richiedere il proprio internamento all’autorità sanitaria, che avrebbe sviluppato il sistema di Dianetics per aiutare se stesso e avrebbe trovato poi nelle teorie di Scientology un percorso di autoliberazione dai suoi tormenti. A parte la battaglia con il fisco, Hubbard risulta innocuo nel suo fanatismo. Una parte della storia di Hubbard e delle origini di Scientology l’abbiamo già vista al cinema con uno dei capolavori di Paul Thomas Anderson, The Master, che ricostruiva liberamente l’origine della setta e rivelava già parte delle debolezze di Hubbard. La vera mente malvagia sarebbe David Miscavige, subentrato alla guida di Scientology dopo la morte di Hubbard nel 1986. Con Miscavige avrebbe avuto inizio una precisa razionalizzazione della violenza nei confronti degli adepti, con umiliazioni fisiche, campi di prigionia e correzione e un controllo continuo sulle loro vite. Non si tratta solo di questo: secondo l’esposizione di Gibney, Scientology nasce soprattutto come macchina per fare i soldi. Agli adepti veniva chiesto da subito di rinunciare ai loro beni e di fare donazioni alla Chiesa. La battaglia con il fisco era rivolta proprio a non dover pagare le tasse sulle donazioni. Con Miscavige è arrivato il riconoscimento come organizzazione religiosa e di conseguenza l’esenzione dal pagamento dei tributi. Attualmente, Scientology potrebbe vantare un patrimonio immobiliare di tre miliardi di dollari, reggendosi su un sistema che prevede il lavoro sottopagato dei fedeli (roba da pochi centesimi l’ora) e le donazioni sistematiche degli adepti più ricchi.

Questa ossessione del profitto spiega anche l’attenzione rivolta dall’organizzazione ai suoi credenti più famosi, quelle star di Hollywood che possono garantire una pubblicità continua. È inquietante la ricostruzione che fa Gibney del rapporto tra Tom Cruise e Miscavige e sul livello di intrusione nella vita della star che l’organizzazione avrebbe raggiunto all’epoca del divorzio da Nicole Kidman.

Gibney nella sua ricostruzione ha incontrato ex esponenti di spicco come il regista premio Oscar Paul Haggis, entrato nella Chiesa per ottenere la realizzazione dei suoi sogni ma mai particolarmente convinto delle finalità e del metodo, o l’attore Jason Beghe, che una volta uscito dalla setta nel 2009 ha rilasciato un’intervista video di più di due ore sui segreti di Scientology, ma anche autorità “pentite” come Marty Rathbun, che ha ricoperto l’incarico di dirigente, e Mike Rinder, portavoce dell’organizzazione. Nessuno dall’interno di Scientology ha voluto parlare, né Miscavige, né tantomeno Travolta o Tom Cruise. Travolta e Cruise sarebbero prigionieri dell’organizzazione: se la lasciano, i contenuti delle loro confessioni verrebbero resi pubblici. Perché ovviamente tutto del percorso di analisi è registrato e archiviato, e quindi pronto per essere usato come arma di ricatto.

Going Clear lascia volutamente in secondo piano gli aspetti religiosi, o filosofici, o spirituali, o psicologici, chiamateli come vi pare, che formano la dottrina fondamentale di questa pseudo-religione o pseudo-scienza. Tutto sommato, non fornisce risposte definitive su cosa sia e sul perché abbia questo potere vincolante sui suoi adepti, sul perché sia una prigione di fede, sul come tenga prigionieri i suoi fedeli e soprattutto sul perché riesca ad avere comunque il successo e il potenziale coercitivo che ha. Probabilmente, queste risposte non arriveranno mai.

(Going Clear: Scientology e la prigione della fede, di Alex Gibney, 2015, documentario, 120’)

LA CRITICA - VOTO 7,5/10

Un viaggio inquietante all’interno di una religioni, o presunta tale, più controverse degli Stati Uniti. Alex Gibney indaga la natura economica e finanziaria di Scientology senza riuscire a dare risposte definitive. Ne esce fuori il ritratto spaventoso di un sistema di violenza e ricatti.