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“La bambola e La putana” di Vittorino Andreoli

Due casi clinici

di Federica Imbriani / 12 novembre

La bambola e La putana, due atti unici tratti dall’opera dello psichiatra veronese Vittorino Andreoli, va in scena in questi giorni, per la prima volta, al Teatro dell’Orologio di Roma. Due storie, due casi, due esseri umani, le loro ossessioni e la loro malattia.

Quello che potrebbe sembrare uno spettacolo sulla condizione della donna in questi anni di femminicidi e mercificazione del sesso, svela fin da subito come quella del sesso sia solo la lente, sporca e un po’ appannata, attraverso la quale è permesso allo spettatore di osservare due esseri umani, un uomo in La bambola e una donna in La putana. Il primo è impegnato a cercare di lenire l’enorme solitudine a cui il mondo iperconnesso e ipercompetitivo in cui vive quotidianamente lo ha condannato; la seconda a sopportare, con la vaga rassegnazione di chi vive per non pensare al modo in cui stia vivendo, il peso emotivo delle proprie scelte.

In questa messa in scena non sono coinvolti tanto i corpi, quanto il linguaggio, per quanto, nel primo atto, nella parte della bambola, Isabella Caserta sia ineccepibile nel suo farsi oggetto di scena. Non solo quello che i personaggi dicono, ma anche come lo dicono, li scolpisce e li rivela, consentendo loro di acquisire lo spessore della realtà. Il grigio impiegato protagonista del primo quadro usa un linguaggio retorico e ricercato anche nell’intimità della sua casa e, allo stesso modo, la prostituta protagonista del secondo, non è capace di descrivere il proprio mondo e il proprio io se non nel proprio dialetto, stretto al punto da costringere lo spettatore ad abbandonarsi qualche parola alle spalle qui e là.

È all’interno di questo solco che il testo spicca per il non voler trasformare i personaggi in archetipi. Nonostante i due monologhi tradiscano di tanto in tanto la tentazione di cedere all’abuso di un plurale che appiattisce l’io nel noi, la singolarità umana ne esce comunque esaltata e si è spinti a partecipare, nel bene e nel male, alle vicende tragiche e disperate di quella particolare persona che sta agendo sul palcoscenico, più per empatia che per immedesimazione.

Laruffa e Caserta si dividono il tempo e il palcoscenico, ma non la responsabilità di prendere palco e pubblico sulle spalle e sostenere, ciascuno durante il proprio atto, il peso dell’essere umano che stanno impersonando e la resa, alla fine, è ineccepibile al punto che se qualcosa manca è un pizzico di audacia in più.

 

La bambola e La putana
di Vittorino Andreoli
diretto e interpretato da Isabella Caserta e Francesco Laruffa
produzione Teatro Scientifico.

 

Alcune delle prossime date:
Roma – Teatro dell’Orologio, dal 10 al 15 novembre.

LA CRITICA - VOTO 7,5/10

Due esseri umani a cui non è risparmiato il giudizio dell’autore, del pubblico e della propria voce interiore in quanto ascessi dolorosi provocati dalla malattia che affligge il tempo presente.