Libri
Le letture di Natale
di Redazione / 24 dicembre
Le feste sono ufficialmente iniziate, è tempo di famiglia, di mangiate, di regali, ed è anche il momento per dedicarsi un po’ alla lettura, o almeno è quello che tutti ci auguriamo. Che siano cose nuove, cose vecchie, classici intramontabili, ognuno di noi ha dei libri a cui nei giorni, settimane, mesi scorsi non è riuscito a dedicarsi. È arrivato il momento di recuperare il tempo perduto e di fare spazio in libreria per i nuovi arrivi ancora incartati sotto l’albero di Natale.
Ecco cosa cercheremo di leggere noi della redazione. Ci sono alcune delle ultime novità arrivate da poco in libreria, alcune cose di cui abbiamo già parlato qui, alcuni libri da recuperare dal passato recente. Non c’è solo narrativa, c’è anche poesia, saggistica, biografie, e ancora film, musica e spettacoli teatrali. Non è una raccolta di consigli di lettura, piuttosto, una dichiarazione di intenti personale. Se volete prendere spunto, fate pure. Le liste fanno sempre comodo per cercare regali dell’ultimo minuto o per segnarsi idee per letture future. In ogni caso, tanti auguri a tutti!
Francesco Vannutelli:
Durante questi giorni di festa mi sono posto un obiettivo minimo: leggere almeno due libri. Tra regali e acquisti ho molti nuovi titoli da smaltire, in particolare voglio dedicarmi a I tempi non sono mai così cattivi, pubblicato da Mattioli 1885. L’autore, Andre Dubus, è ritenuto uno dei più importanti scrittori statunitensi del secolo scorso, soprattutto per quello che riguarda i racconti. Sempre a proposito di narrativa breve, finalmente sono riuscito a prendere La persecuzione del rigorista, uno dei pochi romanzi di Luca Ricci (che poi magari è un racconto lungo) pubblicato da Einaudi nel 2008. Poi c’è sempre Kent Haruf e la sua trilogia che mi aspetta, con Benedizione, pubblicato da NN Editore. Oltre ai libri, vorrei approfittare di questi giorni per recuperare un po’ di film che per un motivo o per l’altro mi sono perso durante l’anno, tipo 45 anni di Andrew Haigh o Timbuktu di Abderrahmane Sissako.
Fabrizio Miliucci:
Durante le vacanze di Natale, come al solito, leggerò molto e molto disordinatamente. Fra le cose che vorrei comunque segnalare (e che tra l’altro non vedo l’ora di leggere!) c’è sicuramente un librino uscito quest’anno da L’orma che si intitola Al diavolo con le mie gambe e che raccoglie alcune lettere di Dino Campana a Soffici, Papini, Aleramo… Vorrei poi segnalare i libri di una coppia di amici che ho avuto l’onore di conoscere negli ultimi tempi, si tratta di Myra Jara e del suo La desctruccion es blanca (una piccola raccolta di poesie in spagnolo pubblicata dall’editore Lustra di Lima) e Pezzi di ricambio di Carlo Bordini, prose pubblicate dalla romana Empirìa nel 2003. Cos’altro? sicuramente il Commentario penniano di Giuseppe Leonelli (Aragno, 2015) e i racconti di 9 di Francesco Vannutelli pubblicati da La Gru. Ancora un fuori-sacco per un libro molto bello e abbastanza raro (risale al 1988!) che mi è arrivato ultimamente: Le faticose attese di Enrico Testa, che forse qualcuno avrà la voglia e la pazienza di cercare, dato che sicuramente ne vale la pena, e soprattutto Primo Levi di fronte e di profilo (Guanda, 2015) di Marco Belpoliti, forse l’uscita saggistica più importante dell’anno.
Federica Imbriani:
In questi giorni di vacanza leggerò soprattutto – se gli elfi di Babbo Natale saranno stati così diligenti da consegnare la mia letterina – S. La nave di Teseo di J. J. Abrams e Doug Dorst, due storie che ruotano attorno a un unico romanzo che è storia da leggere e scritto da indagare tra le note a margine di due grafomani frequentatori di biblioteche, e, a fare da contrappunto serio, la Storia del Teatro di Cesare Molinari, edito da Laterza, per sentire che è arrivato il periodo nella vita in cui si studia per piacere e non più per dovere. Se potessi invece esprimere un desiderio, vorrei che si rialzasse il sipario sull’Ultimo nastro di Krapp di Glauco Mauri. Qualche anno fa, al Teatro Valle di Roma, ho avuto la fortuna di poterne vedere prima la versione in bianco e nero, registrata, in cui un giovane Mauri dava corpo a un Beckett irrequieto e poi, la stessa sera, la versione in carne e ossa nella quale lo stesso attore, una roccia dai capelli bianchi, riempiva il testo di una malinconia struggente e una solitudine irrimediabile.
Luigi Ippoliti:
Ho sempre pensato che Michel Houellebecq fosse un razzista disgustoso, e credo di pensarlo ancora. Ho sempre pensato che il suo enorme successo fosse dettato unicamente dalle provocazioni di cui sono peni i suoi libri: credevo fosse un fenomeno mediatico e poco più. Niente di più sbagliato. Forse spinto da quanto accaduto a Parigi, sicuramente sollecitato da un amico che in quei giorni stava divorando la sua intera opera, sono andato in libreria e ho comprato Piattaforma, Sottomissione, Le possibilità di un isola e Le particelle elementari (tutti editi da Bompiani). Ho letto i primi due con ferocia e leggerò gli altri due in questi giorni di vacanze natalizie – dietro lo scandalo Houellebecq c’è uno scrittore Houellebecq enorme. Poi proverò ad aggiungere un autore che ingiustamente manca alla mia formazione e che dipende, in questa mia personalissima esperienza, sempre da Houellebecq: Joris-Karl Huysmans (in Sottomissione, il protagonista François, professore universitario, è uno specialista dell’autore diControcorrente). Ecco a cosa mi dedicherò in questi ultimi giorni del 2015 e primi del 2016, magari alternando il tutto con l’ascolto di album usciti quest’anno e che ho perso (Epic di Kamasi Washington) o di cui non ho perso proprio nulla (Die di Iosonouncane).
A Babbo Natale chiederei più tempo per leggere, però Babbo Natale non esiste, e i miei genitori non hanno ancora imparato ad azzeccare il regalo giusto. Quindi i libri saranno pochi, ma tanto desiderati. Olive Kitteridge di Elizabeth Strout (Fazi), che voglio recuperare da tempo, e Il paradiso degli animali di David James Poissant (NN editore), che mi incuriosisce molto. Come al solito, ci affianco qualche lettura di lavoro, in particolare La ragazza che vendicò Che Guevara, di Jürgen Schreiber (Nutrimenti).
Dario De Cristofaro:
La prospettiva di dover passare un buon numero di ore in viaggio, tra treno e nave, mi spinge sempre a illudermi di poter leggere più di quanto, lettore lento e ossessivo, riesca poi a fare, in effetti. Ma trovare un rimedio significherebbe rischiare di rimanere con un forte senso di limitatezza o di necessità. In questo momento ho con me nello zaino Misteri di Kunt Hamsun (Iperborea, 2015), Il giardino delle mosche di Andrea Tarabbia (Ponte alle Grazie, 2015), Poesie di J.R. Wilcock (Adelphi) e Walden di Henry David Thoreau (Mondadori). Intorno all’ultimo dell’anno recupererò poi libri della mia vecchia libreria, due fra tutti 2666 di Roberto Bolaño (Adelphi) e I soldati di Salamina di Javier Cercas (Guanda).