Cinema
“Captain America: Civil War” di Anthony e Joe Russo
Il primo film della fase tre del cinema Marvel
di Francesco Vannutelli / 3 maggio
Dopo Batman contro Superman, Captain America contro Iron Man. La Marvel risponde al tentativo DC di fare la voce grossa nel mondo dei cinefumetti con uno dei suoi film più riusciti – il terzo sul Capitano patriottico, sempre diretto dai fratelli Russo – capostipite di una nuova fase dell’universo cinematografico che si continuerà a sviluppare nei prossimi anni.
Captain America: Civil War inizia dove finiva Avengers: Age of Ultron. Il gruppo di supereroi assemblato da Nick Fury ha salvato il mondo a Sokovia respingendo Ultron. La battaglia, però, ha avuto delle enormi conseguenze in termine di perdite di civili. Proprio per questo, i governi di un’ampio gruppo di stati nazionali preparano un testo da far approvare agli Avengers. In pratica, il gruppo di supereroi dovrà rendere conto delle proprie azioni alle Nazioni Unite, i loro interventi non saranno più decisi in maniera arbitraria ma dovranno essere regolati da una serie di misure di sicurezza. La proposta non trova tutti i vendicatori d’accordo, si creano due fazioni, da una parte quella di Tony Stark/Iron Man, che più di tutti sente il peso della responsabilità, all’altra quella di Steve Rogers/Captain America, che vuole mantenere l’indipendenza delle azioni, anche perché è ricomparso il suo vecchio amico Bucky – il soldato d’inverno del secondo film sul Capitano – e l’accordo non può che essere una minaccia per lui. Per la prima volta, quindi, gli Avengers sembrano essere a un passo dalla divisione, se non addirittura dallo scontro.
Ci sono molti elementi che permettono di mettere Captain America: Civil War in collegamento diretto con Batman V Superman. Ovviamente, lo scontro tra due supereroi iconici è il primo, ma è soprattutto il tema delle conseguenze delle azioni e delle responsabilità del (super) potere a essere centrale in entrambi. Il film dei fratelli Russo riesce in tutto quello che non era riuscito a Zack Snyder. C’è ritmo, c’è ironia, c’è tensione, c’è una capacità di essere credibili (compatibilmente con quello che stiamo vedendo, ovvio).
La differenza fondamentale tra i due film è che Captain America: Civil War è solo l’ultimo momento di un percorso narrativo iniziato ormai da più di dieci anni e strutturato per accogliere sempre più strati al suo interno. Possono piacere o non piacere, ma è innegabile che i cinecomic targati Disney/Marvel abbiano cambiato completamente il modo di fare cinema nel nuovo millennio. La serialità è diventata un obbligo, il concetto di “universo” è stato applicato al cinema così come l’idea del franchise. Kevin Feige è l’intelligenza che muove tutto quanto, in grado di tenere insieme una rete che si basa su decine di film e serie tv. È chiaro che il rischio di mettere troppa roba tutta insieme, tra nuovi personaggi e approfondimenti su quelli già esistenti, è forte, ma la Marvel, a differenza della DC, conferma in Captain America: Civil War tutta la capacità di gestire il proprio materiale narrativo.
La contrapposizione tra Iron Man e Captain America si regge sullo scavo psicologico nei due personaggi. Stark ha rivelato le sue fragilità psicologiche a partire dal terzo film a lui dedicato, quasi un film intimista, in cui è più il tempo che passa in abiti borghesi che con il costume. Ora, il disfacimento delle certezze granitiche di Iron Man, sempre meno solido e sempre più insicuro del suo ruolo, viene portato ancora più avanti, con il miliardario oppresso dal senso di colpa per ogni vita spezzata cercando di fare il bene e dai fantasmi del passato che non lo lasciano in pace.
Nella trama di Steve Rogers, invece, si affacciano suggestioni che vengono dal cinema politico e di spionaggio, aggiungendo una complessità che già si era delineate nei due film precedenti. È con Captain America che la Marvel, attraverso i fratelli Russo, dimostra di saper fare un cinema più complesso e contemporaneo di quello che appare. L’ossessione per la sicurezza, nonché il tema della responsabilità, possono suonare come eco delle vicende politiche statunitensi del post undici settembre. Il cinecomic, ancora una volta, quando è fatto bene finisce per veicolare messaggi molto meno scontati di quello che ci si aspetta.
Di base, comunque, Captain America: Civil War è intrattenimento, e di grande livello. Lo spettacolo non manca, così come non manca la leggerezza che la cifra stilistica che ha fatto la fortuna della Marvel. Per gli appassionati, c’è il nuovo Spiderman interpretato da Tom Holland, con annessa nuova zia May. Da molti è ritenuto già il miglior Uomo Ragno cinematografico, in attesa di vederlo nel film tutto suo in arrivo nel 2018.
(Captain America: Civil War, di Anthony e Joe Russo, 2016, azione, 147’)
LA CRITICA - VOTO 7/10
La Marvel conferma la capacità di gestire il proprio universo cinematografico in continua espansione conservando sempre la sua identità. Captain America: Civil War è una macchina da intrattenimento che lascia intendere livelli più profondi di lettura, senza rinunciare mai allo spettacolo.