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Cinema

“American Pastoral”
di Ewan McGregor

Imbarazzante tentativo di confronto con un capolavoro

di Francesco Vannutelli / 7 ottobre

Nei mesi scorsi avevamo fatto un breve elenco dei film tratti da libri più attesi per questa nuova stagione cinematografica. Al primo posto avevamo messo l’adattamento di Pastorale americana, uno dei capolavori di Philip Roth premiato con il Pulitzer per la letteratura nel 1998. Adesso, la prova della sala è finalmente arrivata per American Pastoral, esordio alla regia dell’attore scozzese Ewan McGregor (quello di Trainspotting e l’Obi Wan Kenobi della seconda trilogia di Guerre stellari, tra l’infinità di altre cose).

Non è necessario aver letto il libro di Roth per commentare l’opera prima di McGregor. Togliamo ogni dubbio subito: American Pastoral è un brutto film. Brutto in assoluto, non in confronto al romanzo.

Se proprio si vuole fare un confronto bisogna partire subito dalla semplificazione. Il romanzo di Roth parlava della fine del sogno americano, disintegrato dalla guerra del Vietnam e dalle sue conseguenze sul suolo americano. Lo faceva partendo da una famiglia del New Jersey, i Levov, con il padre Seymour, detto “lo Svedese”, bello e vincente negli sport e negli affari, la moglie Dawn, ex miss New Jersey, e la figlia Merry, balbuziente e fuori posto in una famiglia di apparente perfezione. È un romanzo complesso e profondo, come deve essere la grande narrativa.

Il film di McGregor, al contrario, è totalmente superficiale. Il neo regista è partito dall’adattamento, ampiamente rimaneggiato rispetto all’originale, dello sceneggiatore John Romano, senza conoscere il romanzo. Solo in un secondo momento si è dedicato alla lettura di Roth. Il risultato è un film che si concentra quasi esclusivamente sulla dimensione familiare dei Levov, con il contesto sociale e la storia che rimangono in sottofondo. Peggio. La politica, la guerra del Vietnam, i movimenti per i diritti degli afro americani, diventano puri e semplici pretesti per confronti/scontri didascalici tra Merry e la famiglia, e in senso più ampio tutto ciò che è autorità.

Ewan McGregor non è riuscito in nessun modo a dare una dimensione di dignità al suo passaggio dietro la macchina da presa. American Pastoral è un film debole sotto ogni aspetto. Sorretto da una scrittura priva di qualsiasi slancio, il film finisce per essere un catalogo banale di retorica sul tema “scontro di generazioni”, con i paludati Levov genitori incapaci di comprendere il cambiamento in atto nella società di cui la figlia è testimone e attrice armata. In una rassegna di insulti urlati al presidente Johnson in tv, locandine che gridano alla rivolta, opposizione generica a ogni forma di ordine costituito e psicanalisi elementare, American Pastoral si adagia subito su una piattezza narrativa desolante. McGregor non riesce neanche a recitare bene, talmente assorbito dal ruolo di regista, e accanto a lui non fanno meglio né Jennifer Connelly come Dawn, algida, distante e paralizzata nella sua bellezza a tutti i costi, né Dakota Fanning come Merry, irritante nella balbuzie forzata, lontana anni luce dalla bambina prodigio che sbucava fuori in ogni film anni fa.

Se non ci fosse dietro un grande romanzo, saremmo davanti a un film con un enorme potenziale di idee buttato via da un’approssimazione dilagante. Con dietro un capolavoro il discorso cambia.

Per confrontarsi con un romanzo della dimensione di Pastorale americana ci sarebbe voluto, probabilmente, un regista con ben altra esperienza. Non è un caso se nessuno si era mai avvicinato al libro di Roth, non è un caso neanche se gli adattamenti che sono stati fatti finora dei romanzi dello scrittore di Newark sono sempre stati mediocri, per usare un eufemismo. Pare che Ewan McGregor sia arrivato a questa regia quasi per caso, senza che fosse un progetto totalmente suo o sentito. Sarà come sarà, il risultato finale è un errore immenso di autoconsiderazione, come minimo. Riuscire a concentrare in un film lo spessore della scrittura di Roth non è una cosa facile. Non lo è per un regista d’esperienza, figuriamoci per un esordiente.

(American Pastoral, di Ewan McGregor, 2016, drammatico, 108’)

LA CRITICA - VOTO 4/10

L’attore Ewan McGregor ha tentato il salto dietro la macchina da presa fissando l’asticella decisamente troppo in alto. American Pastoral è un film che non riesce a rendere giustizia all’originale letterario di Roth.