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Musica

“A Divorce Before Marriage” degli Iliketrains

Il post-rock di una band non post-rock

di Luigi Ippoliti / 7 dicembre

Gli Iliketrains sono senza dubbio uno dei gruppi più sottovalutati degli ultimi tempi. È molto raro, infatti, quando si parla di produzione musicale, inglese e non, degli ultimi dieci anni, sentir parlare di loro. Nonostante questo, Matt Hopkins e Ben Lankester decidono di girare un film sui quattro di Leeds, sulla loro vita sul palco e quella in privato, fatta di lavori, uffici, computer, questione burocratiche, famiglia. A Divorce Before Marriage è la colonna sonora, scritta interamente dagli Iliketrains.

Nel 2006 uscì un Ep, Progress-Reform, passato quasi sottotraccia (in questo lavoro, tra le altre cose, è presente uno dei brani migliori in assoluto degli ultimi dieci anni, “Terranova”, in cui viene narrata, anche attraverso un bellissimo video, la tragica vicenda della spedizione verso il Polo Sud capitanata da Robert Falcon Scott e finita tragicamente con la morte di tutta la compagnia), ma che fu un momento indubbiamente importante per quel filone eterogeneo che è il post rock. Gli Iliketrains riuscirono a mischiare con risultati eccellenti l’aspetto etereo e allo stesso tempo dirompente del post rock alla concretezza della canzone pop, con i suoi schemi e i suoi continui rimandi a se stessa. Era un mix di una forza notevole; la capacità di inserire code strumentali, i classici climax che caratterizzano e caratterizzano il post rock di origine americana, in architetture musicali ben definite e visibili. In quegli anni, sicuramente a livelli più alti, gli unici che proponevano un discorso di questo tipo erano senza dubbio i Sigur Rós, che venivano fuori dal trittico Ágætis Byrjun, Untitled e Takk… con risultati ancora ben impressi nella coscienza musicale contemporanea. In quegli anni, infatti, una parte del post rock – da quello che era con i Bark Psychosis o gli Stereolab nei primi anni ’90 – stava prendendo una direzione che sapeva un po’ di omologazione – anche con contaminazioni metal, i Russian Circle o i Pellican – nonostante i tanti lavori importanti che ne uscirono fuori (gli Explosions in The Sky con The Earth is Not a Cold Dead Place).

Gli Iliketrains quindi erano una sorta di novità, un’alternativa reale. In più quella voce baritonale, asciutta, mai sopra le righe, incuriosiva. Come se Leonard Cohen si fosse divertito a cantare nei Sigur Rós cresciuti accanto alle industrie e non ai geyser.

Il discorso venne ampliato ed estremizzato l’anno successivo, con il cupo Eleagies to Lesson Learnt, in cui l’approccio fu sempre quello che fa perno nella commistione tra post rock e pop, ma questa volta con cadenzare che sfiorava spesso il doom (esempio lampante “We All Fall Down”, che sembra proprio un pezzo definibile come doom-pop: la grandezza degli Iliketrains di arrivare lentamente, aggiungendo elementi un po’ alla volta, attraverso una sofferenza che si fa vera istante dopo istante, alla chiusura dove Dave Martin canta il liberatorio «We All Fall Down»). Tempi dilatati fino allo sfinimento, brani duri da metabolizzare, la voce che si trascina assecondando tutto l’apparato strumentale alle spalle.

I due album successivi, He Who Saw the Deep e The Shallows, spiazzano. Album in tutto e per tutto pop. Ma non siamo a una svendita, a una sorta di prostituzione musicale. Gli Iliketrains capiscono che ciò che sono può essere declinato anche in altre maniera, senza dover diventare per forza macchiette di se stessi.
Da tenere a mente che nel 2007 usciva Boxer dei The National, e probabilmente questo è stato uno dei motivi per cui gli Iliketrains hanno scelto di costruirsi un’altra immagine addosso. Si nota una certa familiarità, infatti, tra il modo di entrare nelle canzoni da parte di Dave Martin e di Matt Berninger (“The Turning of the Bones” su tutti) e tra le due ritmiche – il basso e la batteria in He Who Saw the Deep, per esempio in “Where We Where Kings”, o ancora di più in “A Father’s Son” –, aspetti che ci fanno capire che qualcosa stava cambiando per i quattro di Leeds.

È chiaro, esiste anche una motivazione di stampo economica, non ci sono dubbi. Probabilmente questi ultimi due album sono maggiormente fruibili per il pubblico, molto più immediati e superficialmente godibili. Ma ciò che ne esce sono due lavori di fattura pregevolissima (si pensi anche all’atmosfera stile club alla Tv On The Radio in “Mnemosyne” o alla freschezza simil R.E.M. di Out Of Time di “The Hive”).

A Divorce Before Marriage arriva quest’anno e, pur discostandosi nell’approccio da tutto ciò che lo ha preceduto, può essere inteso come una summa di quello che ha portato la band di Leeds a oggi e un omaggio a quel filone post-rock capitanato dagli Explosions in the Sky con cui ancora non avevano fatto i conti, filtrato dal fatto che, alla fine, si parla comunque della colonna sonora di un film.

Nonostante sia palese l’influenza del gruppo del Texas in questo lavoro, gli Iliketrains emergono con prepotenza. La chitarre sono le chitarre degli Iliketrains, la ritmica è quella degli Iliketrains, le sospensioni e i cambi di tempo sono quelli degli Iliketrains.

In A Divorce Before Marriage troviamo, appunto, gli Explosions in The Sky (“Bethesda”, “Tennyson”), tracce dei God Is An Astronaut (“X”), un inaspettato sperimentalismo alla Philip Glass (“Elbe”), i Sigur Rós (“Lock 19”, “Aire”), l’incorporeità di Eluvium (“Ilkey Moor”). Ma ci troviamo, soprattutto, gli Iliketrains.

(A Divorce Before Marriage, Iliketrains, Post-Rock/Soundtrack)

LA CRITICA - VOTO 7,5/10

A Divorce Before Marriege, colonna sonora del film omonimo sugli Iliketrains, è la prima vera prova della band di Leeds con il post-rock che ha come simbolo gli Explosions in the Sky. Una prova superata alla grande per un gruppo ingiustamente snobbato.