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I pittori del ’900 e le carte da gioco @Palazzo Braschi, Roma
Carte metafisiche: la collezione di Paola Masino
di Ulderico Iorillo / 2 marzo
Palazzo Braschi ospita fino al 30 aprile 2017 la mostra I pittori del ’900 e le carte da gioco, la collezione di Paola Masino, promossa da Roma Capitale (Assessorato alla Crescita Culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali) con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura e in collaborazione con l’Archivio del Novecento della Sapienza Università di Roma.
La mostra è stata allestita nelle sale del piano terra e si compone di due stanze, nella prima sono esposte foto d’epoca, lettere, manoscritti, quaderni, libri della Masino e alcune opere raffiguranti la scrittrice realizzate da de Chirico, De Pisis, Savinio, Marino Marini e altri. Nella seconda sala si trovano le duecento carte da gioco che completano tre mazzi: francesi, napoletane e tarocchi, oltre ad alcune fuori misura (la collezione in totale si compone di 352 pezzi).
La sensazione che si ha entrando in questa seconda sala è quella di trovarsi in una Wunderkammer, di fronte a un ricco e disarticolato compendio d’arte contemporanea che Paola Masino, scrittrice e intellettuale, ha collezionato con costanza dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta del secolo scorso. Ne emergono diverse generazioni di artisti, dai futuristi come Prampolini, fino ai protagonisti dell’astrattismo e dell’informale come Burri. Sono numerosissimi i nomi dei pittori del ’900 in mostra e tutti di grande rilievo, solo per citarne alcuni: Carla Accardi, Consagra, Primo Conti, Carlo Carrà, Campigli, Cagli, Fautrier, Jean Cocteau, Carlo Levi, Renato Guttuso, Fausto Pirandello.
L’effetto di essere in un gabinetto delle meraviglie è prodotto dallo spirito, né sistematico né filologico, da cui nasce la collezione, risultato di una passione della Masino per le carte da gioco diventata a sua volta un divertissement da sottoporre ai suoi amici. Naturalmente, il fatto che gli amici, in questo caso, siano tra i più grandi artisti del Novecento, rende il risultato stupefacente. Ognuno ha declinato il tema a suo modo, qualcuno lamentando difficoltà concettuali, altri accumulando ritardi di cui si scusano con numerosi biglietti e cartoline, come nel caso di Prampolini, ma tutti animati dalla curiosità e dal carisma della Masino.
Gioca a scopone con Fausto Pirandello e a pinnacolo col proprio compagno, Massimo Bontempelli, ama passatempi semplici e domestici, ed è proprio la cifra famigliare l’aspetto più interessante della mostra. Ci si trova a riflettere su quanto le carte facciano parte della vita di molti sin da bambini, e a pensare a quando da piccoli s’impara a giocare scopa, oppure al momento in cui (almeno per chi scrive) s’incontrano le francesi, internazionali e piene di mistero, mentre si muovono nervosamente tra le mani di infallibili gangster e polverosi cowboy.
Ecco, visitando questa mostra tornano alla mente l’infanzia e il gioco, questo perché le carte hanno una storia avita oltre che una storia collettiva. Ma il gioco diventa pretesto per una riflessione molto articolata e perfettamente ascrivibile alla sensibilità e al lavoro della Masino, che definisce la carta «simbolo metafisico» sottolineando però che «dovrebbe essere facile maneggiarle – intendo come sollecitazione lirica – ma attenti alla faciloneria – odore di bettola e bicchieri sozze, serve e sguatteri sotto i tavoli – Perfino Kafka ci casca».
Si tratta dunque di una mostra di piccolo formato, sia per la dimensione delle opere, sia per l’esiguità dello spazio espositivo, ma di sicuro in grado di produrre nel visitatore attento, ampie e profonde riflessioni personali oltre che di carattere estetico.
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I pittori del ’900 e le carte da gioco. La collezione di Paola Masino.
Museo di Roma – Palazzo Braschi, fino al 30 aprile 2017
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