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Cinema

“Loving”
di Jeff Nichols

La fine di una stagione di cinema mai così politica

di Giovanni Belcuore / 21 marzo

È probabile che sarà ricordata a lungo questa stagione cinematografica statunitense, mai come quest’anno condizionata dai mutamenti della società. Gli “Oscar so white” della passata edizione accompagnati dall’elezione di Donald Trump hanno reso Hollywood il principale strumento di potenza di un mondo, quello del cinema, sicuramente privilegiato, ma non per questo insensibile alle attualissime tematiche sociali. Loving, uscito negli Stati Uniti il 4 novembre scorso, in maniera forse involontaria anticipava ciò che sarebbe diventato evidente con le successive uscite di Moonlight, di Barriere, Il diritto di contare e soprattutto con l’arrivo dei festival e della “season award”. Candidature e premi si sono tinti di “black”, ribaltando la polemica della scorsa stagione politicizzando ogni tipo di cerimonia e oscurando qualsiasi tipo di discorso meritocratico.

Di sicuro non era questo l’intento di Jeff Nichols, regista e sceneggiatore di Loving, suo quinto lungometraggio. È la storia di Richard Loving (Joel Edgerton) e Mildred (Ruth Negga), giovani innamorati che decidono di sposarsi. La coppia però vive nella segregazionista Virginia del 1958. Richard è bianco, Mildred è nera: la legge dello Stato non consente matrimoni misti, e Richard e Mildred vengono prima arrestati e poi condannati a 25 anni di esilio. I due però, onesti e umili cittadini, non rimangono a guardare e grazie all’aiuto della lega per i diritti civili iniziano una lunga battaglia contro lo stato della Virginia che coinvolgerà la corte Suprema e avrà risvolti epocali.

C’è un filo conduttore nella, seppur breve, filmografia del regista. Jeff Nichols rimane, in ogni sua opera, sensibile e attaccato a quella parte d’America distante per mentalità e stile di vita dalla frenesia delle metropoli. Questa forma d’interesse per un’America meno nota e più provinciale si sposa alla perfezione con l’intento di voler rappresentare i problemi delle minoranze, di ieri come di oggi.

Loving, ambientato cinquant’anni fa, è la storia vera del caso passato alla storia con il nome “Loving contro Virginia”, con cui la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò una volta per tutte incostituzionale il Racial Integrity Act del 1924. È soprattutto in questo passaggio che Loving rifiuta l’etichetta di dramma sentimentale e sposa invece quella di biopic. Come alcuni recenti esempi quali The Help e Selma – La strada per la libertà, Loving è il racconto di un episodio che ha cambiato la storia degli Stati Uniti d’America. Jeff Nichols lo aveva ben chiaro, tuttavia è proprio su questo punto che Loving mostra i suoi difetti. La macchina da presa del regista segue, senza mai staccarsi, la coppia formata dall’ottimo Joel Edgerton e dalla bravissima Ruth Negga (candidata anche all’Oscar per quest’interpretazione), dimenticandosi però della cronaca e della realtà che scorre. Siamo negli anni Sessanta, quelli di Malcolm X e di Martin Luther King, personaggi che hanno contribuito alla fine della segregazione in America, eppure in Loving non ve n’è traccia. Consapevole di trattare un tema già ampiamente visto sugli schermi hollywoodiani, e preoccupato di scadere nel banale e stereotipato, Nichols esclude qualsiasi appiglio alla realtà del tempo nel tentativo di dare immortalità al suo film. È una scelta che, forse fortunatamente, lo premia: le battaglie per i matrimoni fra coppie di razza mista di ieri assomigliano molto alle lotte per le unioni civili di oggi.

Proprio per questo motivo, e pur mancando di originalità, Loving è la dimostrazione di come il cinema può essere finissima lente di ingrandimento di eventi storici in grado di creare una riflessione in questo ponte tra passato e presente.

(Loving, di Jeff Nichols, 2016, drammatico, 123’)

LA CRITICA - VOTO 6,5/10

Senza virtuosismi né errori, Jeff Nichols, forse fuori tempo massimo, tratta la tematica razziale, argomento di sicura presa su un pubblico anche mainstream, ma proprio per questo già visto più volte. Comunque l’intento di voler dare spunti di riflessione sul presente c’è e si nota.