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Cinema

[Best 2018] I film

Il meglio e il peggio del cinema 2018

di Redazione / 28 dicembre

Ce n’è bisogno? Assolutamente no, e quindi ecco quelli che per noi sono i migliori film del 2018. Come al solito, intendiamo i film distribuiti nelle sale italiane a partire da gennaio fino a dicembre 2018, non ci saranno film presentati in anteprima o che non hanno avuto neanche un passaggio in sala (quindi non ci troverete La ballata di Buster Scrugs dei fratelli Coen, che non ha mai visto il grande schermo se non a Venezia, ma ci sarà invece Roma di Alfonso Cuarón,  che seppur per tre giorni è passato anche in sala). I titoli non sono in ordine, non è una classifica.

Chiamami col tuo nome, di Luca Guadagnino. Uno dei titoli del 2017 in gran parte del mondo, arrivato da noi solo a gennaio inoltrato, il film tratto dal romanzo di André Aciman ha dato finalmente lustro d’autore a Guadagnino anche in patria, dopo la relativa freddezza riservata ai suoi lavori precedenti. Romanzo di formazione attraverso l’amore, Chiamami col tuo nome è un’opera di immagini e interpretazioni con un equilibrio raro e perfetto. Forse ci sarà un seguito (viene quasi da sperare di no), intanto Guadagnino è uno dei registi più corteggiati di Hollywood e il suo Suspiria (dal classico di Dario Argento) in arrivo il primo gennaio finirà probabilmente nelle classifiche del 2019, sicuramente nella nostra.

Il filo nascosto, di Paul Thomas Anderson. Fosse anche solo per quella che dovrebbe essere l’ultima interpretazione di uno dei più grandi attori di tutti i tempi, Daniel Day Lewis, Il filo nascosto è un film destinato a essere ricordato. Anderson parla di ossessioni, per l’amore e per il lavoro, con il rigore dell’ossessionato e affidandosi a un grande esperto in materia di dedizione maniacale come Day Lewis.

Tre manifesti a Ebbing, Missouri, di Martin McDonagh. Sullo sfondo di un’America sbagliata, Frances McDormand giganteggia in un cast eccezionale. Tre manifesti è un film di scrittura e riflessione capace di raccontare gli Stati Uniti di oggi senza il bisogno di salire sul pulpito del predicatore.

Roma, di Alfonso Cuarón. Il film più personale di uno dei più importanti registi contemporanei. Girato in un rigoroso e splendido bianco e nero, Roma restituisce il ritratto di un paese e di un’epoca attraverso la storia di un’ultima, la cameriera Cleo al servizio di una famiglia altolocata del quartiere Roma di Città del Messico. Cuarón si conferma un “tecnico” strepitoso, curando oltre alla regia anche fotografia e montaggio (assieme a dei collaboratori). È soprattutto, però, la qualità altissima della scrittura a colpire.

Dogman, di Matteo Garrone. Ma anche Lazzaro felice di Alice Rohrwacher, Sulla mia pelle di Alessio Cremonini, La terra dell’abbondanza dei fratelli D’Innocenzo, Santiago Italia di Nanni Moretti e Troppa grazia di Gianni Zanasi. Il cinema italiano ha tante voci interessanti, tante idee, tanti bravissimi interpreti e registi. Se non si soffocasse da solo continuando a crescere a dismisura (in media vengono distribuiti in sala ogni anno duecento film di produzione italiana), forse riuscirebbe a far parlare molto più di sé. Peccato per Dogman, che non è riuscito a entrare nella short list per l’Oscar al miglior film straniero, ma i selezionatori italiani hanno fatto un (grosso) errore di valutazione. Sarebbe bastato dare un’occhiata a qualche sito di critica statunitense (tipo il New York Times) per rendersi conto che era Lazzaro felice il film su cui puntare per conquistare un posto.

Menzioni d’onore: non sono tra i migliori per una serie di piccoli motivi, ma vogliamo comunque ricordare The Post di Steven Spielberg, A Quiet Place di John Krasinski, L’isola dei cani di Wes Anderson, Il sacrificio del cervo sacro di Yorgos Lanthimos e L’ora più buia di Joe Wright.

Menzioni di disonoreLa forma dell’acqua, acclamato e premiato come capolavoro, per noi è un filmetto. Paolo Sorrentino ha mirato in alto per fare il colpaccio con Loro. Non l’ha sparata alle stelle ma diciamo che ha preso la traversa, e da lui ci si aspettava di più. L’anno sbagliato di Paolo Virzì, che è stato in sala con due film, Ella & John Notti magiche, e non è riuscito a convincere del tutto con nessuno dei due, anzi.