Musica
La Stanza singola di Franco 126, gli amori e le Peroni
Al propostito del disco d'esordio dell'artista romano
di Luigi Ippoliti / 27 febbraio
Per parlare dell’album d’esordio di Franco 126, Stanza singola, è necessario tirare in ballo il suo collega Carl Brave, uscito lo scorso anno con Notti brave, con cui ha scritto nel 2017 Polaroid, album simbolo della congiunzione, in questi anni Social, tra itpop e rap/trap/hiphop.
Entrambi, nel post-Polaroid, hanno deciso di proseguire/iniziare la propria carriera separati dall’altro, seguendo le strade che già nella loro collaborazione erano nette: Carl Brave, senza eccessive pretese, in maniera quasi scanzonata, aveva scritto un album facendo perno su una nostalgia fatta di brevi istantanee, sulla scia del modus operandi figlio della prassi Facebook e compagnia. Franco 126, invece, con delle pretese, scrive oggi un album che nasce per essere più alto di quello del suo partner. Via l’auto-tune, il suo approccio, più serioso, sia da un punto di vista musicale, sia lirico, sembra mirare in tutto e per tutto al mondo del cantautorato, o quantomento a una sua nuova interpretazione dell’immaginario legato alla figura del cantautore.
Non è un caso, infatti, che Tommaso Paradiso sia presente nel singolo che ha dato il nome all’album e che ne ha anticipato l’uscita. Il leader dei Thegiornalisti, infatti, è l’emblema di ciò che significa essere un cantautore oggi. Nessun personaggio avrebbe potuto essere più calzante di lui. Nel video, li vediamo camminare al rallentatore, Paradiso fuma con uno sguardo in stile James Dean, si scambiano una Peroni, c’è Roma alle loro spalle.
La scelta della Peroni non è un caso. Oramai la sua immagine è incatenata a una mitologia connessa al mondo dei negozi gestiti da bengalesi (i “bangla”): slegata da quella vecchia e stantia del muratore (meglio se rumeno), oggi è la concretizzazione di una generazione senza certezze e con un futuro già terminato – i The Pills potrebbero ricordare qualcosa. Franco126, con Stanza singola, centra in pieno la questione e riesce a fare suo quel dedalo di condivisioni Facebook e WhatsApp.
Non sono un caso, inoltre, la salsa di soia, le nuovole di drago e i noodle, legati palesemente ai ristoranti cinesi o a quelli giapponesi “all you can eat”, i luoghi dove ora le generazioni (le coppie, i gruppi di amici) possono permettersi di stare quando hanno bisogno di allontanarsi dalla crudeltà del mondo, o semplicemente vogliono portare qualcuno fuori a cena.
«Con il mondo che crolla / E noi due mano nella mano / Su un cielo di soia / E nuvole di drago».
In questo passaggio, da “Nuvole di drago”, possiamo trovare l’essenza della poetica di Franco126 in Stanza singola. Il fatto non è l’utilizzo del pretesto dell’universo orientale (principalmente cinese) declinato in questi anni in Italia (in special modo Roma) per disegnare, poi, un mondo reale fatto di indeterminatezza. Le canzoni dell’artista romano parlano di amori che stanno per iniziare, amori che stanno per finire, delusioni. Tutto ruota intorno alla tematica di come è difficile riuscire a essere felici con e per l’altro, se è possibile esserlo, quindi, rimanendo soli. Il problema più evidente non è il tema dell’amore: la scuola italiana ne ha tratto ispirazione da sempre, producendo delle opere eccelse. Qui ci troviamo di fronte a un lavoro in cui viene trattato l’amore in maniera adolescenziale: le canzoni di Franco126 sono scritte per adolescenti che si comportano da adolescenti, ragazzini, adulti adolescenti, adulti che non hanno mai superato una certa fase della propria vita. Sono mascherate da qualcosa che non riescono a essere: non esiste una reale profondità di analisi, esiste una patina su cui far scivolare un’interpretazione del mondo piuttosto semplice e banale.
Ed è un discorso che si può ampliare: dai Thegiornalisti a Calcutta, da Coez a Gazzelle, fino a Motta (ma ancora con qualche riserva), l’approccio dell’adolescente mascherato da adulto ricorre costanemente. E non ci sarebbe nulla di male, per carità – gli anni ’90 hanno visto l’esplosione del fenomeno delle boyband. Il punto è che questo è quello che viene assurto a presente e futuro del cantautorato italiano.
Stanza singola conferma Franco126 come portavoce del meticciato che unisce itpop e trap/rap/hiphop. Conferma, inoltre, una certa tendenza al ribasso di una parte della produzione musicale italiana odierna, sempre troppo presa a piacere e a dire ciò che il pubblico dovrebbe volere.
LA CRITICA - VOTO 5,5/10
Non sembra esserci via di fuga: anche Franco 126, con Stanza singola, non riesce a distaccarsi dalla poetica sull’amore trattata in maniera adolescenziale che sta permeando l’attuale panorama musicale italiano.