Libri
Il Risorgimento visto con gli occhi di una giovane donna inglese
“Il rumore del mondo” di Benedetta Cibrario
di Antonella De Biasi / 4 luglio
L’Italia non è ancora nata, la sua unità è solo un fermento, un sogno che si snoda come un filo da Nord a Sud e che, sprezzante dell’oppressione della Restaurazione, punta alla libertà e alla nuova indipendenza. È in questo momento storico che la protagonista, Anne Bacon, londinese, figlia di un ricco mercante di seta, sposa un ambizioso militare sabaudo, Prospero Carlo Carando di Vignon. E da qui la storia si dipana, come il filo che tende la mano dell’immagine della copertina del romanzo.
Benedetta Cibrario, finalista nella cinquina del Premio Strega, autrice di Il rumore del mondo (Mondadori, 2018) ci consegna un romanzo storico che ci trasporta con immediatezza nelle atmosfere della Londra vittoriana e del Piemonte risorgimentale. Ma in cosa consiste il rumore del mondo? È il rumore della tessitura degli eventi, personali e della Storia, che i protagonisti del romanzo vivono intensamente e anche il suono dei pensieri: quelli della delusione e della speranza, della lotta e della rassegnazione, degli ideali e dei progressi.
Spinta dall’energia dell’amore e dal sogno di un matrimonio felice, Anne Bacon intraprende un viaggio verso il Piemonte, lasciando l’Inghilterra, paese democraticamente emancipato, ma si ammala di vaiolo, tuttavia riesce a guarire e a terminare il suo viaggio, sino a Torino.
L’incipit del libro mette in luce subito la figura di Anne Bacon, con la sua ripresa dalla malattia nella locanda francese dove si è fermata durante il viaggio da sposa verso l’Italia. Ma a questo punto occorre riprendere il filo: Anna Bacon non è distratta, vuole tenere la trama della sua vita e vuole tendere l’orecchio al rumore del mondo, della vita. Nonostante il matrimonio si riveli deludente e molto diverso da quello che lei aveva immaginato e sperato.
L’ordito del romanzo, scandito dai rumori del mondo tessile da cui Anne proviene e che in un certo senso ritrova in Piemonte, è continuamente ricucito tra la visione della cultura dalla quale Anna proviene e quella italiana che l’ha adottata. L’autrice ha tessuto la trama sì di un romanzo storico ma trasferendo in modo fedele la cronaca dei personaggi, rendendola contemporanea: i litigi, le notti insonni, i ritrovi nei caffè torinesi, i bauli e i carteggi. Infatti nel romanzo non mancano le lettere e i collegamenti tra i diversi personaggi, come l’amica Theresa Manners, la devota Eliza, il suocero di Anne, Casimiro, conservatore attratto dal progresso, la servitù, le famiglie dei Verra e dei Gariglio, il giovane imprenditore tessile Enrico, che Anne sceglierà di finanziare.
Anne che diventa il fulcro della tenuta del Mandrone, proprietà della famiglia del marito Prospero, passa da un ruolo di reclusione e di solitudine, a uno attivo, votato all’emancipazione – con la complicità del suocero Casimiro – e si lega al cambiamento e al fermento dell’Italia che vuole mutare, che sta mutando.
Il Risorgimento della Cibrario attraversa a passo ampio i caffè e i salotti, le vecchie tenute piemontesi e non solo, le strade e le campagne: «Le autorità sono preoccupate che ci possano essere disordini violenti, ma ti confesso che a me la gente sembra più entusiasta e contenta che aggressiva. Cantano e accendono fuochi per strada. Non era mai accaduto che l’aristocrazia liberale marciasse a fianco della borghesia e del popolo».
(Benedetta Cibrario, Il rumore del mondo, Mondadori, 2018, pp. 756, euro 22, articolo di Antonella De Biasi).
LA CRITICA - VOTO 8/10
Dieci anni di storia – dal 1838 al 1848 –, tra la vita quotidiana e gli eventi politici tra Londra e il Regno sabaudo, visti attraverso lo sguardo tenace della protagonista, che non torna indietro, nonostante le sue notevoli possibilità economiche, coltivando un’ostinata volontà di farcela.