Altre Narratività
Imago Lux
di Adriano Angelini Sut / 20 novembre
Stamattina, appena sveglia, per l’ennesima volta ho ammirato lo spettacolo che si apriva dalle finestre del salotto: l’oceano azzurro, la sabbia adamantina coi bagnanti distesi al sole, i gabbiani che volavano, l’odore di salsedine, la brezza che ogni tanto smuoveva le tende bianche e la tovaglia pastello a coprire il tavolo della terrazza con la colazione già pronta. Un colpo d’occhio stupendo, direbbero in molti.
Sulla spiaggia, una mamma col cappello di paglia apriva la merendina al bambino in piedi accanto al lettino. Poco più in là, mamma gabbiano aveva appena squartato un pesciolino, in bocca un brandello deforme; chissà se per lei o per il suo piccolo. La sopravvivenza, in questa che chiamano vita, ha regole e dinamiche diverse. E io non riesco più a sopportarle senza scorgervi un orrore di fondo. Un relativismo assassino. La bellezza e la mostruosità che convivono fianco a fianco, simultanee.
Mi chiamo Eva Roscioli. Sono nata a Roma il 15 settembre del 1950. Sono cresciuta in una famiglia agiata. Mio padre un notaio importante, mia madre casalinga, figlia di un generale dell’esercito. Una vita, la mia, totalmente irrilevante fino ai diciotto anni. Sono stata sempre ben vestita, ben educata, ben trattata. Sono stata bravissima, secondo me, a sviluppare un forte senso di sicurezza in me stessa. Non ho mai cambiato idea in maniera drastica. Ho sempre accettato il mio aspetto fisico. Oggi, a settant’anni, sono una donna ancora piacente, magra, elegante. Porto i capelli con un leggero caschetto tinto di nero. Sposata, due figlie e quattro nipoti. Vivo nella stessa agiatezza di allora. Eppure, gli occhi… sono gli occhi che hanno fatto il lavoro più ostico. Hanno ampliato lo sguardo interiore, come in un’apertura d’obiettivo che allo stesso tempo dilatasse l’immagine e l’arricchisse di particolari, di nuove prospettive, di quinte e livelli sovrapposti.
Non so davvero perché ho deciso di raccontare questa storia. Probabilmente per non impazzire. E forse perché ho bisogno di mettere ordine. Nella mia testa, ma anche in quella cosa che oggi tutti negano di avere: l’anima. La mia anima ha bisogno di ordine. Non si può più accettare di vivere nel caos. Il grande tiranno è chi ci ha fatto credere di non avere un’anima. È lo stesso tiranno che ha convinto il mondo della sua inesistenza. Di essere soltanto frutto della fantasia di sacerdoti amanuensi. Lo hanno chiamato in vari modi, nei secoli, nei millenni. Ma è sempre e solo lui. Il Grande Parassita. Il Divoratore di Anime. Le divora in segreto e le nega in pubblico. Non userò, per indicarlo, gli appellativi che sono stati utilizzati fin qui; dalle religioni, dai maghi che lo hanno evocato, dalle società segrete che ha ispirato, dagli adepti d’ogni sorta. Fino a coloro che lo combattono, o dicono di farlo. Capirete poi, o forse già lo fate, di chi sto parlando. Ogni cosa ha un suo Kairos, il suo momento opportuno, dicevano i greci. E, come in ogni storia che si rispetti, va stabilito un punto di partenza. Nel mio caso, l’origine della discesa nelle tenebre: il 3 settembre del 1968, la mia festa di diciotto anni.
Questo passo è tratto da Imago Lux, il nuovo romanzo di Adriano Angelini Sut, in uscita lunedì 23 novembre 2020, nella nuova collana di narrativa “Solstizio” di Edizioni Ensemble.
Adriano Angelini Sut è nato a Roma nel 1968. Traduttore e scrittore, ha collaborato con il Foglio e Radio Radicale. Ha pubblicato, tra gli altri, i romanzi L’ultimo singolo di Lucio Battisti (selezionato al Premio Strega) e Jackie, e il saggio Mary Shelley e la maledizione del lago.
Imago Lux: Eva Roscioli è una stimata psichiatra romana. Era giovanissima negli anni Settanta, quando sua sorella Liliana era stata fagocitata da una Comune dedita ad antichi riti esoterici. Queste oscure cerimonie si svolgevano in una dimenticata catacomba etrusca cui si accedeva dal Palazzo di Luc Apofi, un ricco pittore francese il cui miglior quadro si chiamava Imago Lux – la rappresentazione della luce, l’oscuro simulacro della Luce Vera.
Quando Liliana scompare, Eva si mette sulle sue tracce, ritrovandola, trasfigurata, nel sud della Francia, in Occitania, una regione attraversata da forti tensioni spirituali, in cui, nel Medioevo, la Chiesa di Roma aveva combattuto l’eresia catara.
Cinquant’anni dopo, Eva si è ormai fatta una famiglia ed è una scrittrice affermata, ma l’Imago Lux continua a perseguitarla, tormentando adesso sua nipote in una Roma ormai decaduta,
dove un Papa, curvo e solitario, officia urbi et orbi da una desolata terra di mezzo.
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