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Libri

Fantastica menzogna o dura realtà

“Una di due” di Daniel Sada

di Giulia Di Filippo / 7 febbraio

Vincere un premio letterario e morire allo stesso tempo: una contingenza che può essere considerata l’apoteosi di una carriera votata alle storie, di un’esistenza vissuta con i piedi per terra e la testa tra le nuvole della letteratura. È quella di Daniel Sada, lo scrittore e poeta messicano amato da autori del calibro di Roberto Bolaño, Álvaro Mutis e Juan Villoro che, grazie ad Alter Ego Edizioni, è tornato nelle librerie italiane con Una di due, dopo Quasi mai (2013) – premio Herralde de Novela nel 2008 – e Il linguaggio del gioco (2015), usciti entrambi per Del Vecchio Editore.

Al centro del romanzo ci sono Gloria e Constitución, le gemelle Gamal, così uguali da poterle distinguere solo per un neo sulla spalla, invisibile ai più. Sebbene siano identiche nell’aspetto, i caratteri delle sorelle non potrebbero essere più diversi: Gloria è silenziosa, introversa, «la più taciturna, la più osservatrice»; mentre Constitución è quella spigliata, audace, «logorroica». Ma le due non litigano, non discutono; complici in ogni cosa, all’occorrenza possono arrivare a scambiarsi i nomi: è sufficiente coprire il neo.

A quarant’anni sono ancora sole, talmente brutte che nessuno le sceglie neanche da sbronzo, e trascorrono le giornate nella loro sartoria di Ocampo, una cittadina dello stato di Cohauila, nel Messico settentrionale: rimaste orfane in seguito a un incidente dove hanno perso la vita entrambi i genitori, sono cresciute nella vicina Nadadores a casa della zia Soledad – il nome parla da sé –, una donna con un marito droghiere e undici figli, il cui unico desiderio è far sì che le nipoti riescano a sposarsi prima che sia troppo tardi: «Sposatevi, sciocche, orsù!, ma non sorridete al primo che passa; bisogna che vi atteggiate un po’, altrimenti ve ne pentirete». Il loro destino, ahinoi, le rende però restie ad accettare le proposte della zia – «Ma come sposarsi, se stavano sempre insieme!» –, e le sorelle si ritrovano di volta in volta a stracciare le lettere che questa, invano, spedisce.

Le due cambiano però idea quando ricevono un invito per la festa di matrimonio di uno dei figli di zia Soledad, Benigno. Consapevole della peculiarità delle nipoti, la zia riserva loro un’unica raccomandazione: «Vi consiglio di sistemarvi in modo diverso, non so: una potrebbe sciogliersi i capelli, mentre l’altra raccoglierli verso l’alto. Non dovrete indossare abiti uguali; e non state attaccate tutto il tempo. Datemi retta. Ci saranno tanti begli uomini e potrete accaparrarvene uno». Per un momento, le sorelle assaporano l’idea di poter essere, ciascuna, sinonimo di unicità. Ma davanti all’impotenza inesorabile di essere altro da quello che sono e all’eventualità di dover chiudere la sartoria qualora entrambe trovassero l’amore, decidono di comune accordo che solo una andrà alla festa: «Testa o croce? Vinse Constitución, e la povera Gloria: che tremendo castigo per lei! Le toccava lavorare il doppio».

E galeotto fu l’invito: il giorno del matrimonio entra in scena Oscar Segura, lo spasimante di Constitución. Per superare le gelosie di Gloria, l’altra presto acconsente a dividersi il damerino e a frequentarlo a giorni alterni come se invece di due fossero una, distorcendo in riflessi falsi un’unica realtà. In questo modo, Sada costruisce a poco a poco un labirintico schema di fraintendimenti e atmosfere surreali, con l’aggiunta di un pizzico di superstizione tutta messicana: secondo Consitución, la loro somiglianza è da imputare al demonio, che le avrebbe maledette per non aver reclamato i corpi dei genitori, sepolti in una fossa comune vicino al luogo dell’incidente. Siamo però lontani dal realismo magico cui molti altri narratori latinoamericani contemporanei si sono e si sarebbero rifatti; la critica ha parlato, piuttosto, di un realismo farsesco, poiché l’assurdo è dato sì da eventi o personaggi grotteschi, ma non per questo fantastici. La conquista dell’uomo non fa, infatti, che portare alle estreme conseguenze il rapporto morboso tra Gloria e Constitución, fino all’inevitabile: Oscar chiede alla sua amata – quale? – di sposarlo.

Con una scrittura barocca ma allo stesso tempo diretta, comica e irriverente, Sada trascina il lettore in una commedia degli equivoci fatta di maschere e gelosie, dualità e tensioni tra opposti, a cui partecipano personaggi che evocano quelli di autori latinoamericani già cari al pubblico italiano – prime fra tutti le sorelle Garmendia di Stella distante di Roberto Bolaño. Il risultato è un romanzo d’amore sui generis, dove il tradizionale spazio della coppia raggiunge una dimensione più ampia, totale, lasciando emergere ogni minima contraddizione dei legami affettivi. Ed è lo stesso Sada a darne una sottile anticipazione, citando in esergo una poesia di Alberto Caeiro, uno degli eteronimi dell’autore multiplo per eccellenza, Fernando Pessoa: «Perché chi ama / non sa mai ciò che ama / né sa perché ama / né cos’è amare».

Uno stile personalissimo, insomma, fatto di rapide immagini costruite attraverso l’uso smodato ma coerente dei due punti che, se da una parte spezzano – ad arte – la sintassi, dall’altra sono l’emblema stesso della dualità. Sada gioca con la lingua – e l’italiano di Carlo Alberto Montalto gli dà pieno risalto – piegandola al conflitto e valorizzando con precisione chirurgica le sfumature più recondite di due complesse personalità:

«Magari pesavano pure una sessantina di chili entrambe – spostiamoci nel presente –: se viste da lontano: chi è chi? L’una è l’altra, e l’altra talvolta lo nega, ovviamente in segreto, perché è davvero un gran bel grattacapo avere un sosia […]. Si stufano mai?… Può darsi, se si stufassero però le loro anime sarebbero nulle. Il fatto è che: l’unica cosa importante della loro vita consiste proprio nel somigliarsi, un doppio senso che forse è uno soltanto».

Un grande autore del nostro tempo, dalla lingua e dalla prosa inconfondibili tanto quanto la somiglianza delle sue eccentriche protagoniste. Fatevi questo regalo, leggete Sada.

 

(Daniel Sada, Una di due, trad. di Carlo Alberto Montalto, Alter Ego Edizioni, 2021, 116 pp., euro 14, articolo di Giulia Di Filippo)