Libri
Il paese del presente e il paese del passato
“Sistema nervoso” di Lina Meruane
di Francesca Ceci / 16 febbraio
Il primo passo per conoscere Lina Meruane è leggere Lame di rasoi, un racconto brevissimo che parla di ragazzine, rasoi, pelle, lame e scoperte reciproche. È contenuto nell’antologia Tintas. Tredici racconti dal Cile edita da Gran Vía, che raccoglie racconti brevi di quella che è considerata la nuova generazione della scrittura cilena – di poco successiva a Bolaño, apprezzata e considerata promettente anche da lui – costituita da nomi ormai noti anche in Italia come Benjamín Labatut, Nona Fernández, Alejandra Costamagna, Alejandro Zambra e, appunto, Lina Meruane.
Nata a Santiago del Cile nel 1970, Meruane vive ora negli Stati Uniti, dove insegna Scrittura creativa e Letteratura latinoamericana alla New York University. È autrice di diverse opere – racconti brevi, romanzi, pamphlet, non tutti ancora disponibili in italiano –, ma soprattutto è autrice capace di stili diversi e di linguaggi sempre nuovi che utilizza per raccontare temi ricorrenti delle opere tradotte e pubblicate da La Nuova Frontiera: le donne, il dolore, il corpo.
Nel suo primo romanzo, Sangue negli occhi, la protagonista una sera diventa improvvisamente cieca, con tutti i possibili sentimenti che vanno dalla rabbia, all’incredulità all’esasperazione dell’attesa. Segue nel 2019 Contro i figli, pamphlet sulla maternità e sulla non maternità, sulla scelta di se e come usare il proprio corpo, nel quale dà voce ai diversi punti di vista sul tema senza dare nulla per scontato, semplicemente aprendo le proprie pagine alle battaglie femministe, ai desideri differenti di ogni donna, alle scelte di artiste e scrittrici come Emily Dickinson, Jane Austen e Emily Brontë, o le italiane Elsa Morante e Oriana Fallaci.
Attraverso ogni suo libro è possibile seguire una sorta di filo conduttore, che ogni volta prende la forma della sofferenza o della malattia tramite il linguaggio universale e sempre diverso dei corpi umani.
Anche Sistema nervoso (La Nuova Frontiera, 2021), la sua ultima opera, è pieno di male fisico e di vere e proprie malattie, utilizzate nella narrazione, attraverso l’alternanza di due mondi speculari, passato e presente, come elementi fondamentali, quasi indizi per poter riscostruire la storia intera di una donna, di una coppia, di tutta una famiglia.
Il romanzo ha inizio con un blackout assorbito dalla crisi personale e professionale della protagonista, una donna che insegna astrofisica a ragazzi dalle mille domande e che per riuscire a completare la propria tesi ha bisogno di tempo, un pretesto, una scusa che le consenta di dedicarvisi completamente, una malattia seria ma non troppo, sufficiente a giustificarla ma insufficiente a devastarla.
«Ammalarsi: l’avrebbe chiesto alla madre che l’aveva partorita, la madre genetica e ormai defunta. Quella che non aveva conosciuto. La invocava sempre per le cose difficili. Accendendo un incenso le chiese di farla ammalare di qualcosa di grave ma passeggero. Non di morire come la madre, in modo repentino. Quanto bastava per un semestre di congedo senza dover dare tutte quelle lezioni di scienze planetarie a tanti studenti distratti che bisognava istruire valutare dimenticare immediatamente, soltanto un congedo temporaneo da quel lavoro mal pagato per potersi dedicare a un altro che non pagava affatto».
Il pensiero diventa reale, l’auspicio prende forma, il corpo risponde alla mente e Lei – donna senza nome – scivola sempre più velocemente in uno dei buchi neri di cui parla a lezione, che non danno risposte, che non forniscono soluzioni.
La discesa è camminare all’indietro verso il passato, ritrovare persone che ora vivono in altri mondi, fare i conti con l’infanzia, la crescita, l’adolescenza e chi la popolava insieme a Lei. Ogni genitore, ogni fratello, la donna stessa, una cugina, hanno un passato in cui hanno vissuto con il proprio corpo ed è da quello che ogni storia prende vita, fino alla creazione di una biografia medica e familiare che galleggia in un universo fatto di pianeti e di memorie.
Proseguendo il romanzo scopriamo infatti i vari personaggi attraverso le malattie di cui soffrono e i loro complessi e malfunzionanti sistemi – nervoso, psichico, immunitario. Oltre alla protagonista, c’è Lui, antropologo forense e compagno di Lei che perde l’udito a causa di un incidente sul lavoro. Ci sono gli altri pezzi della sua famiglia: un fratello con le ossa rotte e l’osteoporosi, una Madre che supera i problemi oncologici grazie a una gravidanza gemellare, un Padre medico che sembra avere fiducia solo in piccoli e malmessi ospedali.
Ognuno di questi personaggi, ogni loro storia, è un piccolo sistema a sé stante che non può evitare di intersecarsi con gli altri, come un sistema solare, come un sistema famiglia.
«Bisognerebbe sistemare questo pianeta, non andarcene in un altro dove ripeteremmo gli stessi errori. Gli stessi errori, ripete il Padre, quali errori potremmo riparare?, da quale cominceresti tu?, chiede con lo sguardo perso, chiudendo gli occhi trasognati anemici agnelli da sgozzare.»
(Lina Meruane, Sistema nervoso, trad. di Elisa Tramontin, La Nuova Frontiera, 2021, 256 pp., euro 17,90, articolo di Francesca Ceci)