Libri
“La chimica segreta degli incontri” di Marc Levy
di Marianna Solari / 8 maggio
Questo è più che un romanzo. Immaginate che alla carta e all’inchiostro nero siano mescolati storia, suspance, profumi, colori grigi e colori accesi, spezie e magia: i sette ingredienti vi condurranno con trepidazione alle sette tappe che stravolgeranno l’esistenza di Alice Pendelbury, affascinante trentanovenne londinese, di una Londra anni ’50, invernale, bagnata dalla pioggia incessante e dalle lacrime dei sopravvissuti alla guerra conclusasi cinque anni prima.
Un bombardamento le aveva rubato i genitori. La sua vita ruotava attorno a una manciata di amici stretti, un ambito lucernario, un vicino di casa pittore (apertamente invidioso del lucernario), e un particolare «naso»… capace di distinguere con precisione le essenze più varie, tanto da rendere la protagonista una profumiera, una creatrice di fragranze.
A interrompere la routine ci pensa una gita al luna park di Brighton: «pista dei go-kart», «stand del tirassegno», «giostra con i cavalli di legno», «un fox-trot indiavolato» e… «un baracchino davanti a una roulotte». Il baracchino di una veggente, i cui «occhi erano immensi, lo sguardo una profondità abissale, e poi c’era il sorriso: ammaliante, fisso e inscalfibile. Sul tavolo non c’erano né sfera di cristallo, né tarocchi, soltanto le sue lunghe mani ricoperte di macchie brune tese verso lei. Al loro contatto, Alice si sente invadere da una strana dolcezza, un benessere che non prova da tempo», proprio lei che per scetticismo non crede «che il futuro sia già scritto», e su quello sgabello ci si è seduta a forza, baldanzosamente spinta dagli amici.
L’indovina dal profumo di «ambra, vaniglia e cuoio» esordisce così: «L’uomo più importante della tua vita, è appena passato proprio dietro di te». Inutile voltarsi tempestivamente, lui non c’è più e, secondo la profezia, Alice potrebbe imbattercisi di nuovo solo dopo un lungo viaggio a Istanbul, terra con cui lei avrebbe presunti legami, scandito da sei speciali incontri.
Ma come fa Alice a credere a tali assurdità? Come può essere minimamente collegata alla Turchia se ha un sangue completamente britannico?
Le sue notti cominciano a turbarla. Da quella serata a Brighton non fa altro che incubi, lucidissimi incubi ricchi di profumi… Sono il cuoio, il tiglio, la polvere, la rosa, il gelsomino a farla svegliare sempre più convinta a intraprendere quella folle avventura. Alla ricerca dell’uomo misterioso e di un certo sentiero che termina con una scalinata… luogo che nel sonno brucia di fuoco, fumo, confusione, sotto ai suoi piedi nudi e davanti ai suoi occhi sgomenti.
A incoraggiare la partenza è proprio il suo vicino di casa pittore, Ethan Daldry, che giusto in quei giorni ha ricevuto una cospicua eredità dal padre defunto e, nell’imbarazzo della scelta su come sperperarla, partirà con Alice alla volta del Bosforo.
Ma non sarà uno spostamento qualunque, una semplice vacanza o cose simili: sarà ciò che chiunque sogna, volo aereo solo andata, alloggio nell’albergo più sfarzoso dell’antica capitale d’Oriente, pranzi e cene nei ristoranti più lussuosi, dolcetti dai mille sapori nelle pasticcerie migliori e guida turistica personale, tra l’altro «il migliore della città»!
Se vi illudete di scandire la lettura di questo libro in tot ore al giorno o di sfogliarlo sbadatamente prima di andare a dormire, sbagliate di grosso. Consiglierei di disdire ogni appuntamento, perché questo ultimo romanzo di Marc Levy vi inchioderà nei favolosi intrecci della storia che narra; ve ne sentirete imprigionati, piacevolmente schiavi, perché proprio alla fine di un capoverso che ponevate come termine giornaliero… ci sarà qualche colpo di scena che vi costringerà a proseguire.
Aggiungerei che la trama persegue un significativo aspetto, troppo spesso abusato o infangato a causa dei ciarlatani: la veggenza, la capacità di conoscere alcuni avvenimenti prima che accadano, la potenza dei sogni premonitori, i richiami talvolta inspiegabili verso qualcosa o qualcuno. Perché il destino può anche rivelarlo il suo “affaccendamento”, e lo fa a coloro che magari hanno per natura una certa sensitività. Quindi va ascoltato… così come lo ascolterà Alice, seppur incredula.
Ogni giorno, dopo essersi alzata dal suo morbido letto così avvolgente da avere «l’impressione di affondare in un panetto di burro», Alice avrà appuntamento nella hall con Ethan e Can, la guida, per scoprire segreti prima inimmaginabili. Anche per il suo lavoro troverà infiniti spunti, ad esempio progettando «un profumo delle stagioni» da diffondere negli interni delle case, novità assoluta a quel tempo. Oppure «un profumo d’infanzia» con quella tipica nota di cuoio di cartella, per «poter ricreare momenti scomparsi», come quello «dei baci ricevuti prima di andare a letto». E infine «un flacone di profumo chiamato Istanbul».
Immersa in tonalità porpora e azzurre, in gusti sciroppati, in suoni caotici e pieni di vita, Alice stupefatta arriverà al sorprendente “lui”. Ma… piccolo particolare… il “lui” in questione non ha mai messo piede a Brighton…
L’enigma può essere sciolto solo abbandonandosi a questa geniale invenzione narrativa, «così intensa da farmi mancare il respiro».
(Marc Levy, La chimica segreta degli incontri, trad. di Valeria Pazzi, Rizzoli, 2012, pp. 360, euro 19)