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“Sopravvissuti” di Richard K. Morgan

di Chiara Gulino / 26 giugno

Sicuramente la veste grafica aiuta a cogliere il genere di riferimento se anche un profano come mio fratello appena l’ha visto mentre lo leggevo ha indovinato (in parte) la sua appartenenza ai “libri-tipo-Il Signore degli Anelli” (cito testuale dalle my brother’s words). Ma Sopravvissuti (Gargoyle, 2012), primo episodio della saga A Land Fit for Heroes, è molto di più del fantasy tradizionale.

L’autore è Richard K. Morgan, ex insegnante d’inglese, già noto al grande pubblico con i precedenti lavori di Sci-Fi, come il romanzo cyberpunk Bay City (Nord 2006), e di fantascienza quali Angeli spezzati (Nord,2005), Il ritorno delle furie (Nord, 2008) e Business (Nord, 2006).

Ora la Gargoyle, casa editrice romana specializzata originariamente solo nell’horror, ha ampliato i suoi orizzonti accogliendo nella collana «Gargoylextra» anche altri generi come il giallo, il thriller, la Sci-fi e appunto il fantasy. Scelta coraggiosa quella della Gargoyle con Sopravvissuti (titolo originale The Steel Remainds) che piega il genere ai suoi fini disattendendo ogni cliché.

Provocante, violento, crudo, dissoluto. Il mondo del romanzo è in totale disfacimento. Un mondo di un futuro prossimo che somiglia però a un ritorno a un passato medievaleggiante, in cui si aggirano tra insediamenti antropici di varia turpitudine non solo uomini guerrieri, mercanti avidi, sciamani integralisti, prostitute e schiavi, ma anche creature non umane come il quasi estinto popolo nero dei Kiriath (che possono ricordare gli elfi di Tolkien), i lucertoloni del Popolo delle Squame, i millenari Timonieri e infine i temibili e feroci dwenda.

È un mondo corrotto, assetato di potere e intollerante che vive in una pace precaria duramente conquistata. Questa pax tra Impero di Yeltheth e Lega del Nord sembra sul punto di rompersi all’inizio della storia.

Lo scrittore inglese non rinuncia a caricare la molla della suspense, seguendo separatamente per quasi tutta la durata del romanzo le vicende e il flusso di pensieri, attraverso intensi monologhi interiori, dei tre personaggi principali: Ringil Eskiath, abile e spietato guerriero di nascita nobile, distintosi nella cruenta battaglia di Gallows Gap, ma allontanato dalla famiglia per via della sua omosessualità, per i genitori sinonimo di depravazione; lady Archeth Indananinandarl, ultima discendente dei Kiriath, di sangue misto, consigliera del lussurioso imperatore Jihral Khimran II, che tuttavia disprezza; Egar detto Rovina del Drago, capoclan Majak dei nomadi della steppa, diventato inviso allo sciamano e ai suoi fratelli per via delle sue vedute e costumi modernizzati dal contatto con civiltà più avanzate.

Morgan foggia come da una fornace che mescola sesso, violenza e coraggio personaggi a tinte forti. Sono tutti e tre eroi epici emarginati, ripudiati dalla loro comunità di appartenenza, dalla complessa psicologia, tanto determinati e infallibili in battaglia quanto fragili e insicuri nell’intimità della lotta con il proprio io interiore (fanno uso di droga infatti). Ringil in particolare porta la stigmate della diversità, dell’alterità della propria omosessualità vissuta nella carne, in un modo infamante anche in quel mondo (le spinte scene di sesso stanno lì a provocare e a sottolineare questa differenza).

La ricerca della cugina Sherin, scomparsa e ridotta in schiavitù, è la missione affidatagli dalla madre (che in questo modo riconosce comunque il valore del figlio), ma a ben vedere è quasi un pretesto che ha la funzione di sottoporre l’eroe a una serie di prove di forte matrice identitaria, oltre a quelle concrete necessarie per sconfiggere i veloci e feroci dwenda. Costruire mondi paralleli e immaginari, rappresentandoli in una forma più vera del puro realismo permette di riflettere su temi universali quanto attuali come la corruzione, l’omosessualità, la tossicodipendenza, il commercio degli schiavi, la discriminazione e l’intolleranza religiosa. Questo del resto si chiede a un fantasy che non sia tradizionale.

Sopravvissuti è un romanzo disturbante in cui i vampiri innamorati hanno lasciato la scena a gladiatori grondanti sangue, ma che non sono meno problematici delle persone comuni che faticano ad accettarsi per quello che sono o hanno paura della diversità.


(Richard K. Morgan, Sopravvisuti, trad. di Maria Antonietta Struzziero, Gargoyle, 2012, pp. 491, euro 18)