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“Vermeer, il secolo d’oro dell’arte olandese” alle Scuderie del Quirinale
di Giulia Martinis / 13 ottobre
Dal 27 settembre 2012 al 20 gennaio 2013, alle Scuderie del Quirinale, è aperta la mostra Vermeer, il secolo d’oro dell’arte olandese, che ospita per la prima volta a Roma una rassegna delle opere del famoso pittore di Delft. L’intento dell’esposizione è quello di evidenziare come l’opera del maestro olandese abbia influenzato lo stile di altri pittori suoi contemporanei e di quali possano essere stati i suoi riferimenti artistici.
Nel XVII secolo, nei Paesi Bassi operavano circa 700 pittori (uno ogni 2.500 dei circa 1.750.000 abitanti della piccola nazione e soltanto a Delft la percentuale saliva a uno ogni 500 abitanti) per ragioni di carattere sociale ed economico, determinate da circostanze storiche e politiche. In questo contesto di particolare benessere, il mercato artistico era altrettanto fiorente e indirizzato alla nuova classe dirigente: la borghesia, che richiedeva quadri di piccole dimensioni raffiguranti tematiche di vita domestica quotidiana, con una forte aderenza alla rappresentazione della realtà. Quando Jan Vermeer si affaccia al mondo dell’arte, il mercato era dominato dai Fijnschilders (pittori raffinati), come Gerrit Dou, Gabriël Metsu, Gerard ter Borch, Frans van Mieris (presenti anche loro in mostra con alcune opere). La famiglia di Vermeer non era molto ricca e, alla sua morte, il padre gli aveva lasciato più debiti che altro, quindi è probabile che la sua scelta di avvicinarsi al mestiere di pittore sia stata dettata da ragioni economiche, visto che il prezzo di un dipinto veniva determinato anche dalle ore di lavoro che comportava e un fijnschilder della scuola di Leida, la più rinomata del genere, poteva chiedere dai sei agli otto fiorini l’ora.
Rimangono ovviamente fuori discussione le qualità pittoriche dell’artista, rappresentate al meglio dal dipinto “La stradina” che apre l’esposizione romana.
Questa opera, proveniente dal Rijksmuseum di Amsterdam, rimane, a mio avviso, una delle migliori e delle più rappresentative, perché è un po’ un manifesto delle sue scelte e del suo stile pittorico. In alto sullo sfondo c’è il classico cielo olandese, con nuvole che ci fanno presagire una probabile futura pioggerellina anche nelle giornate più serene e una luminosità fredda tipica di quelle zone; più avanti ci sono i palazzi cittadini, resi con una cura, oserei dire, quasi iperrealistica, che ci mostrano con precisione fotografica i dettagli delle crepe tra i mattoni e delle finestre in vetro; in primo piano, ma senza esserne i protagonisti, le figure umane, per lo più donne, intente nei lavori domestici. Il ductus pittorico si alterna: è più liquido nelle nuvole, pur mantenendo la loro tridimensionalità, ma diventa piatto nel rosso e nel grigio delle persiane, fino al bianco assoluto dell’intonaco sui muri, senza tralasciare il dato reale del colore che cambia tonalità dove si sono appoggiate le schiene in prossimità della panca.
Un altro dipinto in mostra di straordinaria bellezza è la “Ragazza con il cappello rosso”, dalla National Gallery of Art Andrew W. Mellon Colletion di Washington, animato da una luce quasi magica proveniente da destra, che forma i lineamenti della ragazza rendendoli vivi.
Nelle zone meno illuminate la pittura rimane più vaga, ma nella parte toccata dalla luce, questa costruisce la figura con particolare maestria e realismo, rendendo quelle labbra qualcosa di unico. Insieme a questi grandi capolavori ci sono molti altri dipinti di diverso valore artistico, che fanno più da sfondo che da veri protagonisti dell’esposizione.
L’allestimento della mostra risulta fin troppo semplice e scarno; l’unico movimento è dato dai faretti luminosi che dall’alto sono indirizzati sui quadri, cercando di evocare forse un parallelo con quello che gli artisti presenti in mostra hanno invece saputo fare con maestria. Consiglio vivamente di recarsi in Olanda per ammirare questi maestri nel loro ambiente naturale, per capire meglio non solo il gusto pittorico dell’epoca, ma anche per avere un idea di quella luce così ben rappresentata nei loro capolavori. «Oost, west, thuis best» direbbero gli olandesi usciti da questa mostra, intraducibile in italiano, ma che in inglese suona più o meno così: «East, West, home is the best».
Vermeer, il secolo d’oro dell’arte olandese
Dal 27 settembre 2012 al 10 gennaio 2013 presso le Scuderie del Quirinale.
Per maggiori informazioni:
https://www.scuderiequirinale.it/categorie/mostra-003